Stampa questa pagina

In un altro mondo

Vivere e lavorare nella natura

  • Enrico Massone
  • giugno 2010
Domenica, 13 Giugno 2010

Lavorare nella natura, lavorare per la natura, per tutelare l'ambiente, gli animali selvatici e la vegetazione spontanea. A parole molti vorrebbero farlo, ma nel concreto la vita del guardaparco è sì poetica, ma anche impegnativa, una professione che richiede amore e trasporto, ma anche fatica e abnegazione. Dario Favre, il protagonista del film, è un guardaparco del Gran Paradiso che spesso volge lo sguardo in alto verso il cielo, forse per prevedere i mutamenti del tempo o forse per prenderne forza e ispirazione. Giorno dopo giorno svolge i suoi compiti con metodicità, consapevolezza e senza esaltazione, in un misto di senso del dovere e ferma passione. La sua figura si amalgama perfettamente in quel paesaggio d'alta montagna, fatto di rocce e scarna vegetazione. Il film non è un racconto vero e proprio, ma una sequenza di episodi che delineano il profilo di un'esperienza. A differenza di altre pellicole sui parchi, che indugiano in lunghe e colte descrizioni, quest'opera presenta semplicemente i fatti, così come accadono nella realtà e ne comunica l'essenza con molte immagini e poche parole. Il linguaggio è asciutto, le parole (spesso in dialetto) sono del protagonista o di suoi colleghi. Il primo brano musicale, brevissimo, arriva a mezz'ora dall'inizio e subito sfuma nei rumori dell'ambiente: lo scricchiolio della neve sotto i gli scarponi, il canto solitario d'un uccello all'alba, il rombo regolare di un motore, lo scoppiettio della legna che brucia nella stufa. A legare tutti quei suoni prodotti dalle azioni umane, c'è sempre un qualcosa d'impalpabile e indefinito, una presenza reale e immateriale: è il respiro del grande silenzio che scaturisce dall'immensità degli spazi montani. Qui, in ogni istante la natura manifesta la sua vitalità, senza bisogno di apparire come una diva seducente. Il film è bello e duro, come bella e dura è la vita del guardaparco. Più che documentario è un documento, un reportage, quasi un diario intimo, che illumina dall'interno quella professione. I vari episodi vengono dalla vita quotidiana e mostrano nel concreto cosa siano la competenza e la versatilità di un lavoro non comune. Tutto ciò che è normale per il guardaparco, risulta straordinario a chi non appartiene al suo mondo! Dal ricupero di uno stambecco ferito, al suo salvataggio, cura e rilascio, le scene descrivono con una semplicità disarmante l'avvicendarsi degli eventi. E proprio l'estrema veridicità da vigore alla cronaca, la riempie di quella profonda autenticità che coinvolge lo spettatore e lo induce a riflettere. A poco a poco si svela la rete di relazioni del protagonista con gli altri, esperti e colleghi, la capacità di confrontarsi e di operare in gruppo, di cercare soluzioni e risolvere problemi. Osservare attentamente, scrivere con cura sul registro del casotto d'alta quota, ascoltare il canto del gallo forcello, compilare le schede sull'accrescimento delle corna degli stambecchi: sono mille gesti carichi di abilità acquisite con calma e ponderatezza. Non mancano i momenti di pausa e di riposo, né i rimandi agli affetti personali, ma anche qui, il tempo ha un altro ritmo, come ricorda il pacato tic-tac dell'orologio nell'abitazione di Dario. Il film (75 minuti) prodotto da Fondation Grand Paradis e Parco nazionale Gran Paradiso, ha partecipato alla selezione ufficiale di diversi festival internazionali: Locarno, Tokio, Torino (sottotitoli: italiano, francese, inglese).

Potrebbe interessarti anche...

In questa primavera dal caldo anomalo, si va alla ricerca di luoghi in cui trovare un po' di ombr ...
Come ogni anno, nel mese di gennaio, nelle Aree protette del Po piemontese si è svolto il censim ...
Il paesaggio è dominato dalla presenza del complesso monumentale della Basilica di Superga, capo ...
E' possibile contemperare la tutela della fauna selvatica con la fruizione turistica all'interno ...