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Le Alpi Marittime dopo la tempesta Alex

A poco più di un mese dalla tempesta Alex che ha flagellato le Alpi Marittime, si contano i danni e ci si attrezza per far fronte a eventi climatici violenti, che potrebbero anche ripetersi. In tutto questo, le aree naturali protette hanno un ruolo importante: quello di presidio e cura del territorio. 

  • Nanni Villani
  • Novembre 2020
Sabato, 7 Novembre 2020
La diga della Piastra il giorno dopo l'alluvione  | Foto A. Rivelli La diga della Piastra il giorno dopo l'alluvione | Foto A. Rivelli

 

Era stato previsto il passaggio di una perturbazione "cattiva" ma non troppo. Il 2 di ottobre sulle pagine cuneesi de La Stampa si legge che quella in arrivo per il giorno successivo "non sarà una banale pioggia di stagione" e sulle Valli tra Gesso e Tanaro le precipitazioni potranno superare i 130 millimetri di acqua.

In realtà la tempesta Alex, in sole dodici ore, scarica sulle Alpi Marittime oltre 500 millimetri di pioggia (515 mm alla stazione di rilevamento di Limone Pancani). Come a dire oltre il doppio delle punte massime registrate in precedenza. «I modelli previsionali – spiega il meteorologo Daniele Cat Berro – in generale hanno funzionato anche se, nel caso delle Alpi Marittime, per una serie di circostanze, si sono inseriti nuclei temporaleschi, talora persistenti e rigeneranti, che hanno contribuito a portare picchi di precipitazioni eccezionali e localmente senza precedenti. In certe zone, in un solo giorno, è caduta una quantità di acqua che rappresenta un terzo delle precipitazioni di un intero anno.»

Risultato: un disastro. L'area più colpita è quella delle valli francesi della Roya e della Vésubie: strade e ponti spazzati via, crollano abitazioni, ci sono vittime. Sul versante italiano la situazione è meno drammatica, perché la perturbazione scavalca la cresta spartiacque ma si abbatte con violenza solo sulle testate delle Valli Gesso, Vermenagna e Tanaro. I danni più pesanti si registrano a Limone, Garessio e Ormea. All'interno del territorio delle Aree Protette delle Alpi Marittime la zona maggiormente interessata è quella dell'alta Valle Gesso, in particolare San Giacomo di Entracque, dove la furia delle acque distrugge oltre due chilometri della provinciale, e di Terme di Valdieri, dove crolla il ponte che dà accesso al Vallone di Valasco. Con il passare dei giorni, dai primi sopralluoghi dei guardiaparco, il quadro si fa via via più completo: sono sparite le passerelle che permettevano il guado di rii e torrenti, buona parte dei sentieri presentano tratti impercorribili, sono state invase dall'acqua aree attrezzate e parcheggi. Meno colpita è l'area del Parco del Marguareis, dove insieme alla rete di sentieri a patire le conseguenze del passaggio di Alex è soprattutto la torbiera di Sant'Erim, in alta Valle Tanaro, per la parziale distruzione di una dighetta e di briglie di contenimento. Nel complesso, da una prima stima dei tecnici dell'Ente di gestione, i danni, strade escluse, superano i due milioni di euro, e una richiesta di finanziamento dei lavori di ripristino viene inoltrata sia ai competenti uffici regionali sia al Ministero dell'Ambiente.

Riparare i danni

Tra le iniziative mirate al reperimento di fondi per fronteggiare lo stato di calamità, le Aree protette delle Alpi Marittime e il Parc du Mercantour, in accordo con gli altri partner, propongono al Comitato tecnico di sorveglianza del programma Alcotra che le dotazioni residue (circa 800.000 euro di competenza per il GECT Alpi Marittime e Mercantour) dei progetti europei in atto possano essere ricollocati e investiti a favore delle infrastrutture e del tessuto socio-economico.

Questi interventi vengono dopo il supporto assicurato nel corso dell'alluvione, con il personale impegnato nel monitoraggio e controllo del territorio e nel trasferimento a valle di persone e di animali in alpeggio, nonché nelle giornate immediatamente successive, quando su iniziativa dell'Ente si programmano voli di elicottero in aiuto delle strutture in quota, in particolare rifugi e baite dei pastori.

Insieme ai Comuni, insieme alle Aree protette, si muovono anche i privati: alcuni operatori turistici locali lanciano una campagna di raccolta fondi per il ripristino della rete sentieristica.

A Limone, l'immagine che racconta l'alluvione

Dopo l'emergenza, viene ora il momento di pensare al futuro. Il che significa impegnarsi, come già è stato fatto, per reperire risorse, ma anche e soprattutto per riconsiderare il rapporto uomo-territorio sulla scorta dell'evidenza che il mondo sta cambiando. Una delle immagini simbolo di quest'ultimo evento alluvionale – la casa di Limone, in ristrutturazione, prossima al crollo perché il rio sottostante ne ha scalzato le fondamenta – è l'emblematica rappresentazione degli errori e degli orrori che ancora contraddistinguono tanti interventi in campo urbanistico e più in generale nella gestione del territorio. «Con il riscaldamento del pianeta – sottolinea Cat Berro – certi eventi diventeranno sempre più ricorrenti, soprattutto in zone che come le Alpi Marittime sono vicine alle coste del Mediterraneo. Un mare più caldo determina un'evaporazione più massiccia e una maggiore cessione di vapore acqueo e di energia all'atmosfera che alimentano lo sviluppo di piogge più intense.»

Il ruolo dei parchi

Nel cambio di passo i parchi possono svolgere un ruolo importante. Innanzitutto assicurando una corretta gestione dei boschi e dei pascoli montani. «Il mantenimento della copertura vegetale in buone condizioni è la prima e più importante difesa dall'erosione. Gli strumenti per intervenire esistono – assicurano al settore Conservazione delle Alpi Marittime – basti citare i Piani forestali, oppure i Piani pastorali, che nel caso del nostro Ente sono stati realizzati per buona parte degli alpeggi all'interno delle Aree naturali protette. Il problema è la loro applicazione, e soprattutto il controllo, considerando anche il fatto che dovremmo occuparci di un'area enorme, che include non solo parchi e riserve, ma in più le Zone Speciali di Conservazione della Rete Natura 2000».

Cosa ci ha insegnato l'alluvione di ottobre?

Cose note, ma rispetto alle quali non esiste ancora sufficiente consapevolezza. L'uomo non può pensare di dominare la natura a suo piacimento. A fronte di 500 millimetri di pioggia in dodici ore non c'è muretto a secco o briglia che tenga. Sostenere che la sola pulizia degli alvei risolverebbe buona parte dei problemi non è corretto. Dobbiamo aspettarci altri eventi del genere, che il riscaldamento globale renderà anzi con ogni probabilità più frequenti. I sistemi di previsione meteo, pur con qualche limite, funzionano, e assicurano la possibilità di intervenire preventivamente in modo da ridurre i danni a carico di cose e persone: una tempesta come Alex fino a non molti anni fa avrebbe avuto effetti ancor più devastanti, soprattutto in termini di perdite di vite umane. È indispensabile prendersi cura del territorio, con una gestione oculata del patrimonio naturale. Per realizzare questo obiettivo bisogna dotare gli enti locali, dai Comuni alle Unioni Montane agli Enti di gestione delle Aree naturali protette, delle risorse necessarie, sia economiche sia umane, nonché nel procedere alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente danneggiato dall'evento alluvionale, prestare particolare attenzione ai contesti fragili come quello montano.

Conclude il vicepresidente della Regione Piemonte e assessore ai Parchi, Foreste e Montagna, Fabio Carosso: "Nell'ambito della ricostruzione, sarà una priorità anche ripristinare le strutture ricettive e la rete di fruizione sentieristica, che proprio nei parchi è particolarmente sviluppata, affinché questi territori possano accogliere nel migliore dei modi e in sicurezza la moltitudine di turisti che ha frequentato la nostra montagna la scorsa estate e che ci auguriamo scelgano di nuovo di trascorrere il proprio tempo libero nelle nostre vallate".

 

 

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