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Al fuoco! Cosa succede in Piemonte quando brucia un bosco

Come fronteggiare gli incendi nelle aree naturali protette? Scopriamo insieme chi sono i volontari e le istituzioni che lavorano quotidianamente per affrontare questo scottante problema.

  • Laura Succi
  • Ottobre 2020
Venerdì, 30 Ottobre 2020
Foto Pixabay Foto Pixabay

Una roverella, un rovere, un frassino, poi un pioppo bianco, un salicone, una farnia, più in su faggi e conifere, insomma un bel bosco, e un sentiero che lo attraversa: è il "Sentiero degli Alberi", tre chilometri e mezzo che si percorrono in un'ora (dislivello 85 metri), che si imbocca dal parcheggio del Monte Aman sulla strada "Panoramica dei Colli", poco distante dalla Basilica di Superga. Il segnavia è un'impronta stilizzata gialla su fondo bianco.

Chi sa tutto (o quasi) del sentiero è Carlo Loverier, il caposquadra dei volontari Anti Incendi Boschivi (A.I.B) del Piemonte, squadra di Pino Torinese. La squadra infatti lo cura da tanti anni: "Di solito lo teniamo pulito con lavori di piccola manutenzione: il più delle volte basta un decespugliatore per avere ragione degli arbusti che invadono il passaggio, ma in questi ultimi giorni siamo dovuti intervenire nella parte alta con un piccolo escavatore per livellare il terreno, la pioggia aveva scavato dei solchi troppo profondi e noi, se occorre, dobbiamo riuscire passare anche con mezzi antincendio".

In collina le squadre sono tre, due gravitano sulla Riserva naturale del Bosco del Vaj, hanno base a Casalborgone e Castagneto Po, l'altra è quella di Pino Torinese, che si occupa anche del Parco naturale di Superga. "In tutto noi di Pino siamo in ventisette, ventisei uomini e una donna, lei è l'ultima adesione, fresca fresca" dice Loverier e aggiunge che "il Corpo A.I.B è composto di 221 squadre, distribuite sull'arco alpino e nelle zone collinari: circa 5000 volontari in totale, e sono tanti.

Come lavorano i volontari dell'A.I.B.

Il Corpo Volontari A.I.B., in convenzione con la Regione Piemonte, opera in sinergia con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e i Carabinieri Forestali e dal 2013 fa parte della Colonna Mobile Nazionale e può quindi essere attivato per situazioni di emergenza su tutto il territorio italiano. Il che vuol dire che se Roma chiama per frane, terremoti, alluvioni, c'è sempre anche una squadra piemontese pronta a partire per qualsiasi destinazione venga data. L'emergenza infatti non cessa quando il fuoco viene spento: sul terreno ormai privo di vegetazione, l'acqua, soprattutto in caso di forti precipitazioni, crea ruscellamenti che provocano situazioni di forte rischio idrogeologico.

Loverier racconta che nel 2017 si sono verificati parecchi focolai "Siamo entrati in azione dodici volte in tre mesi solo sulla collina: tutto intorno alla cava del Paluc, nel raggio di 10 km, e poi a Baldissero, a Pecetto, avevi appena finito di spegnere, ti giravi, e cinquanta metri più in là vedevi il fuoco che si riprendeva, un incubo. Poi nel 2019 e nel 2020 grazie al cielo più niente".

2017, annus horribilis

In realtà il 2017 è stato un anno terribile per tutto il Piemonte: le alte temperature, la siccità e la massa combustibile che negli anni si era accumulata a terra - abbinate a venti di foehn - hanno contribuito all'innesco ed allo sviluppo di molti incendi su tutto il territorio regionale. Un anno anomalo, per fortuna eccezionale. Sono andati in fumo circa 10.000 ettari di superficie boscata: l'incendio più vasto è stato a Mompantero, in Valle di Susa, ma anche a Locana, nella Valle dell'Orco, a Cumiana e nel cuneese si sono avute devastazioni.

In quel momento bisognava affrontare il problema, l'obiettivo era chiaro: mai più roghi del genere in Piemonte. Così il Settore Foreste della Regione Piemonte si è messo gioco stimolando il coordinamento diffuso di chi, sul territorio, a partire dalla Valle di Susa, poteva essere un punto di riferimento per la gestione dei boschi, come i Settori Protezione Civile e AIB, Geologico, Biodiversità e Aree naturali Protette della Regione Piemonte, il Settore Tecnico Area Metropolitana di Torino, il Comando regionale dei Carabinieri Forestali del Piemonte, l'IPLA, il Consorzio Forestale Alta Valle Susa, UNITO DISAFA, il Corpo Volontari A.I.B. del Piemonte e gli Enti di gestione delle Aree protette percorse dal fuoco. Lavorando con una metodologia di partecipazione, con tanti momenti di confronto sul territorio aperti alla popolazione, è stato prodotto un piano straordinario e oggi esiste uno strumento in più a disposizione - che dà indicazioni per la prevenzione degli incendi, soprattutto da un punto di vista selvicolturale, con linee guida, per la progettazione e la programmazione, che si possono applicare ovunque - non solo degli amministratori pubblici ma anche dei proprietari forestali pubblici e privati e dei tecnici liberi professionisti.

Il Piano anticendi boschivi del Piemonte

Un altro strumento importante è il Piano antincendi boschivi della Regione Piemonte, attraverso il quale la Regione coordina e programma le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi, indicando pure le infrastrutture necessarie e la dotazione di mezzi e di uomini. Contiene anche le linee guida sul cosa fare e cosa non fare per evitare che si diffondano gli incendi e come si deve intervenire per il recupero delle aree andate a fuoco. Per esempio si spiega dove è importante agire e dove si può invece lasciare fare alla natura - che ci metterà 100 o 150 anni a restituire il bosco com'era - e anche che tipo di interventi si può fare, in che modo e con quali specie. Il documento suddivide il territorio piemontese in aree di base, ognuna con le proprie caratteristiche, livello di rischio incendio e valore di priorità di intervento; in una scala da 1 (priorità di intervento bassa) a 5 (priorità di intervento alta), per inciso la collina torinese è inserita nel livello 5.

Ma che cosa avviene sul campo? Il tenente colonnello Diego Noveri dei Carabinieri Forestali spiega che "Il sistema operativo prevede che la direzione delle operazioni di spegnimento sia in capo ai Vigili del fuoco in collaborazione con il Corpo A.I.B. del Piemonte, un'organizzazione di volontariato unica e basilare, che non esiste in altre parti d'Italia; i Carabinieri Forestali si occupano della vigilanza prevenendo e reprimendo i reati di incendio colposo e doloso e curano la rilevazione dei perimetri e la raccolta dei dati delle superfici percorse dagli incendi, producendo le serie statistiche che registrano quanto avviene negli anni".

Noveri aggiunge che gli incendi registrati fino a questo momento in questo formidabile 2020 hanno riguardato circa 3.000 ettari su tutto il territorio, con una prevalenza nel cuneese e nell'alessandrino, e una parte minima nel torinese.

Gli incendi nel resto del Mondo

Mentre la situazione degli incendi in Piemonte negli ultimi anni è piuttosto tranquilla, in giro per il mondo non è assolutamente così: è drammatica, come denuncia il report "Fuochi, foreste e futuro: Una crisi fuori controllo?" realizzato dal WWF insieme al Boston Consulting Group (BCG). Nella ricognizione si scopre infatti che, già ad aprile, il numero di incendi segnalati in tutto il mondo – dall'Amazzonia agli USA, all'Australia, passando per la Russia (brucia la Siberia!) - era aumentato del 13% rispetto all'anno precedente. I fattori principali sono il clima sempre più torrido e secco, dovuto al cambiamento climatico, e alla deforestazione, quest'ultima causata principalmente dalla conversione dei terreni per l'agricoltura a scapito degli ambienti naturali. L'Amazzonia - indispensabile per la vita sul nostro pianeta - sta precipitando verso il punto di non ritorno. La situazione è critica è andrà gestita con molti soldi a disposizione: l'Europa dal canto suo crede alla necessità di investire per uscire dalla crisi e Ursula Von Der Leyen vede una sola via per l'Europa del futuro: il Green Deal, per rendere sostenibile l'economia dell'UE.

Suoli letteralmente cotti, anche in profondità, con l'aspetto di una colata di cemento bruno, tronchi bruciati, paesaggi grigi, acqua assente o che trascina a valle tutto quello che trova sul suo percorso, incurante di abitazioni, infrastrutture e manufatti, in tutto questo non può esserci vita. E l'ombra di ciò che era vita rimanda alla torbida guerra di potere in bianco, marrone e nero del film Ying (影, appunto ombra in cinese) del maestro Zhang Yimou.

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