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Stupinigi tra presente e futuro

Un'area conosciuta dai più soltanto per la Palazzina di Caccia sabauda, svela invece insospettate ricchezze storiche, culturali e naturalistiche e progetta un rilancio complessivo che passa anche dal recupero del settore agroalimentare e da quello turistico.

  • Stefania Grella* e Alessandro Paolini
  • Ottobre 2020
Martedì, 10 Novembre 2020
La Palazzina di caccia e il parco dall'alto  - Foto Pixabay La Palazzina di caccia e il parco dall'alto - Foto Pixabay

Chi dice Stupinigi pensa innanzitutto alla magnifica Palazzina di Caccia, gioiello barocco che, insieme alle altre Residenze sabaude, è dal 1997 Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. Ma Juvarra non si limitò a plasmare soltanto quest'opera d'arte: nel suo progetto tenne conto di tutto il territorio circostante, disegnando un "unicum" destinato a soddisfare i cerimoniali di caccia, che nel Settecento erano particolarmente fastosi e rappresentavano una parte essenziale della vita delle Corti reali, tra cui quella sabauda. Di quell'epoca il territorio di Stupinigi ha mantenuto boschi e praterie, rondò e rotte di caccia, campi coltivati e prati che, visti dall'alto, si mostrano come un razionale reticolo di percorsi nel verde, con al centro la Palazzina e la sua cupola, su cui campeggia il famoso cervo (un tempo dorato, il cui originale è conservato all'interno del museo).
La Palazzina, dunque. Ma anche tutto quello che c'è attorno: una vasta area verde protetta, di circa 1700 ettari, al cui interno si trovano sette cascine storiche, resti di antichi manieri come il Castello di Parpaglia e il Borgo del Concentrico che contiene i poderi juvarriani disposti ai lati del vialone centrale (Viale Torino), proprietà della Regione Piemonte che li acquisì nel 2009 dalla Fondazione Ordine Mauriziano. A quest'ultima resta invece la Palazzina, il giardino interno alla cinta, gli edifici dell'esedra semicircolare di fronte e il Castelvecchio.
Tutta quest'area, di grande interesse storico, architettonico, agricolo e naturalistico, è dal 1991 Parco naturale e – insieme alla Mandria e alle riserve naturali della Vauda, del Ponte del Diavolo e del Monte Lera – è sotto la tutela dell'Ente di gestione delle Aree protette dei Parchi Reali.
Tra gli altri Enti che stanno cercando un rilancio di questo distretto, oltre alla Soprintendenza, alla Regione, alla Città metropolitana e al Comune di Torino, alla Fondazione Ordine Mauriziano, vanno citati i Comuni firmatari del "Protocollo d'intesa per la valorizzazione e lo sviluppo dell'area di Stupinigi", approvato dalla Giunta regionale nel 2017, vale a dire Beinasco, Candiolo, Nichelino, None, Orbassano e Vinovo, sei comuni che totalizzano una popolazione di circa 100mila abitanti e si coordinano attivamente per la promozione del territorio.

Le progettualità sul tappeto: dalla Regione Piemonte ai Comuni del "Protocollo"

La Regione Piemonte, anche grazie alla governance dell'Ente Parco, si propone il completo recupero del patrimonio storico e culturale di quest'area, la sua valorizzazione turistica, oltre che il rilancio delle attività agricole storiche, molte delle quali vivono tuttora con diverse aziende affittuarie. Nel 2016 alcuni poderi e porzioni del cosiddetto "concentrico " di Stupinigi sono stati inseriti tra gli immobili beneficiari di finanziamenti europei POR FESR 2014-2020 (anche nell'ambito dell'Asse per la tutela dell'ambiente e la valorizzazione delle risorse culturali e ambientali) con la finalità di sviluppare il turismo ed ottenerne un ritorno economico. La progettazione è in corso e riguarda, oltre a tratti delle rotte storiche, anche alcuni immobili (Locanda Castelvecchio, Podere San Giovanni e altri). Nel contempo proseguono - a cura della Regione - i lavori di manutenzione straordinaria presso altri poderi, che potranno essere assegnati a operatori privati per attività compatibili con la fruizione turistica che si intende promuovere nell'area.
A queste progettualità si intende affiancare, sostenendola, l'azione dei Comuni del Protocollo che stanno predisponendo un ampio Programma Strategico che riguarda alcune priorità concordate: la viabilità e la mobilità pubblica e sostenibile ma anche altre idee progettuali, recentemente raccolte in un "masterplan" che verrà presentato alla Regione Piemonte per un possibile inserimento nella programmazione regionale per accedere ai fondi europei.
Il progetto in più avanzato stato di realizzazione è senz'altro la viabilità, uno dei "talloni d'Achille" storici dell'area a causa delle trafficate arterie che circondano la Palazzina, riducendola ad una specie di bella "rotatoria stradale" con difficoltà di percorrenza per i pedoni e le biciclette.
Dopo circa venti anni di attesa, si sono quasi completamente realizzati tre progetti che dovrebbero riuscire ad allontanare gran parte del traffico, restituendo all'area protetta la sua dignità di "parco naturale".
Il primo e importante passo è stato compiuto nel 2009, con la realizzazione della "Variante Debouchè" all'ex-strada statale 23, che ha reso possibile chiudere al traffico a gennaio 2010 un tratto che va dall'imbocco lungo la rotonda della Palazzina fino all'incrocio con la Provinciale 142, a lato dell'Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo. Successivamente è stata realizzato l'ampliamento della Via Debouchè legata alla creazione di un centro commerciale e ora continuerà con un ulteriore tratto "Rotta Lunga" nei pressi di Candiolo e Vinovo (in variante alla strada provinciale 142) mentre è in fase di completamento, ad opera della Città Metropolitana di Torino, il secondo lotto della "Variante di Borgaretto" (alla strada provinciale 143) che sarà verosimilmente conclusa in un anno e mezzo circa. Al termine di questo iter il traffico veicolare sarà di molto limitato e vi sarà la possibilità di riorganizzare la mobilità interna all'area, secondo modalità che i Comuni interessati stanno già studiando insieme a Città Metropolitana e gli altri Enti del territorio: tra le ipotesi c'è quella di chiedere l'inserimento nel Biciplan dell'area del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e nel Programma della Mobilità ciclabile della Regione Piemonte e, in prospettiva, di diventare una tappa del grande circuito ciclistico europeo EuroVelo8, oltre all'altro grande progetto Ven.To. Inoltre è stato fortemente chiesto dai Comuni del Protocollo alla Città Metropolitana il prolungamento fino alla reggia della linea 4 della metropolitana leggera, al fine di consentire un più agevole interscambio con il traffico veicolare in arrivo da fuori città.

Le eccellenze agroalimentari come volano di sviluppo

I terreni agricoli del Parco oggi ospitano produzioni agricole di qualità, in cui si combinano il rispetto dell'ambiente naturale e moderne tecniche di coltivazione. Le sei cascine di proprietà regionale nel Parco (Gorgia, Chiabotto del Beccaio, Bozzalla, Parpaglia, Piniere e Vicomanino) oltre a quelle ancora utilizzate da agricoltori nel Concentrico di Viale Torino, quasi tutte dalla tipologia a corte chiusa, sono caratterizzate da produzioni cerealicole e zootecniche.
Tra le chiavi di rilancio dell'area c'è la promozione del settore agroalimentare, da realizzare attraverso la creazione di un distretto del cibo che valorizzi le tradizionali produzioni di qualità ecocompatibili e che comprenda il territorio dei sei comuni del Protocollo che va dal Torrente Chisola al Sangone.
Tappa importante di questo percorso è stata la settima edizione della "Fiera di Stupinigi", lo scorso 4 ottobre, quando è stato presentato il marchio del "Distretto reale di Stupinigi" realizzato dagli studenti dell'IED (Istituto Europeo di Design) di Torino.
I Comuni del Protocollo e le aziende più attente alla tutela e valorizzazione del territorio si sono infatti alleate per offrire prodotti alimentari e servizi turistici, selezionati in base alla qualità, al rispetto per l'ambiente e al legame con il territorio. Le aziende selezionate quest'anno, che condividono il rispetto di un disciplinare, concorrono a formare un "paniere reale" . Tra queste la maggior parte aderisce anche al progetto regionale Parchi da Gustare. Panacea, che vende alimentari e prodotti del forno realizzati con la filiera della farina di Stupinigi (e ha punti vendita anche a Torino), è una cooperativa di produttori locali. Ci sono poi il caseificio Spanò, che produce e vende formaggi e mozzarelle realizzate con latte del Parco, così come il miele dell'Apicoltura Miemole di Vinovo, che realizza anche laboratori per i ragazzi; l'azienda Piovano che alleva mucche frisone piemontesi con carne di alta qualità, l'azienda agricola F.lli Barale Bertola con il cui latte si realizzano formaggi e anche i gelati. Uno degli elementi di forza del territorio sta in queste ed altre aziende che non hanno abbandonato il territorio e hanno deciso di investire, nonostante le difficoltà, nell'agricoltura, nel commercio o nella ricettività, come anche i ristoranti e le locande che hanno aperto negli ex poderi, scommettendo sul rilancio turistico dell'area, come l'agriturismo con macelleria aziendale di Cascina Gorgia, o il B&B Dimora di Artemide. Ma ci sono tante altre interessanti iniziative, come la Biova Project di Torino, una birra artigianale realizzata con il recupero del pane invenduto della filiera di Stupinigi, oppure la produzione di nocciole che è stata avviata dalla Azienda Agricola San Martino ad Orbassano, e non nel parco, a causa...degli scoiattoli! Infine il sedano rosso di Orbassano, prodotto della terra oggi "riscoperto" e diventato presidio Slow Food.

La natura del parco

E' uscita a luglio di quest'anno una guida dedicata al Parco - che mancava – ricca di cenni di storia, curiosità e itinerari naturalistici. Il titolo è "Il parco naturale di Stupinigi – Itinerari di visita alla Magistral Commenda Mauriziana" ed è a cura di Luca D'Angelo, guardiaparco a Stupinigi dal 2012. Si può trovare in alcuni esercizi del borgo, oltre che nelle librerie torinesi con una sezione dedicata alle pubblicazioni locali, e anche online.
Si tratta di uno strumento in più per diffondere la conoscenza dell'area protetta che possiede un'invidiabile biodiversità: 95 specie di uccelli, di cui oltre 60 nidificanti, tra cui il nibbio bruno (Mivus migrans) e l'averla piccola (Lanius collurio). Nell'area sono inoltre segnalate 29 specie di mammiferi e, tra le specie di importanza comunitaria, è attualmente presente il moscardino (Muscardunus avellanarius), un roditore arboricolo, mentre tra gli anfibi il ramarro (Lacerta bilineate), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il rospo smeraldino (Bufo viridis), la raganella italiana (Hyla intermedia), la rana agile (Rana dalmatina) e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex) che tra gli anfibi è tra i più minacciati per la perdita del suo habitat. Sono presenti anche importanti specie di entomofauna planiziale come il lepidottero Apatura ilia e il coleottero Carabus italicus, ormai rari.
Per quanto riguarda la vegetazione, l'elevato interesse naturalistico del sito è dato principalmente dall'estesa superficie forestale mantenutasi pressoché integra nel tempo, che costituisce l'ultimo baluardo dei boschi planiziali di un tempo ed è stata interamente individuata quale Zona Speciale di Conservazione (ZSC) di importanza comunitaria. Nel bosco sono riconoscibili specie forestali tutelate dalla Direttiva Habitat come il querco-carpineto planiziale, alcuni lembi di alneto di ontano nero (Alnus glutinosa) e una specie rara e peculiare come il ciliegio a grappoli (Prunus padus).
Una natura ricca che è possibile scoprire a piedi, di corsa o in bicicletta sui numerosi sentieri che percorrono il Parco di Stupinigi.

 

* Direttore dell'Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali

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