Fino a pochi decenni fa, nei contesti rurali, era normale produrre e consumare buona parte delle derrate alimentari locali: ortaggi, frutta, farina, uova, latte, carne. Un patrimonio incredibile di biodiversità che il mondo contadino ha selezionato nel tempo, rendendolo più produttivo e funzionale alle caratteristiche ambientali e climatiche del proprio territorio.
L'agro-ambiente tradizionale era pertanto un ecosistema complesso, che consentiva una perfetta integrazione tra pratiche le agricole locali e l'ambiente naturale.
Con il boom economico del Secondo Dopo Guerra si è assistito a una progressiva industrializzazione dell'agricoltura, con una conseguente perdita di biodiversità sia agricola sia naturale: sono state selezionate cultivar e razze sempre più standardizzate e produttive, che hanno soppiantato quelle locali, e il paesaggio ha subito una banalizzazione con l'assoluta assenza dell'alternanza tra le aree coltivate e gli ambienti naturali.
Secondo l'ultima "Lista rossa" dell'IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), più di un terzo delle specie di fauna e flora conosciute nel mondo è a rischio di estinzione. Ma la perdita di biodiversità non riguarda soltanto le specie selvatiche, ma anche l'agrobiodiversità, ovvero l'insieme di specie e varietà vegetali e di razze animali.
Il modello dell'agricoltura industriale, basato su un numero ristretto di specie vegetali e animali, coltivazioni intensive di monocolture con l'uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi, ha marginalizzato progressivamente i sistemi agricoli tradizionali e di piccola scala, basati, al contrario, su una grande varietà di specie, cultivar e razze selezionate per la loro capacità di adattarsi a diversi ambienti.
Salvaguardare la agro-biodiversità rappresenta oggi un investimento per il futuro e una concreta prospettiva di valorizzazione per il nostro territorio e gli antichi valori della sapienza contadina devono essere custoditi nella consapevolezza che rappresentano un tesoro dal punto di vista culturale, ambientale ed economico.
La biodiversità agroalimentare, nostro patrimonio
La biodiversità è patrimonio unico e prezioso: genetico ma anche culturale, sociale ed economico. Senza la varietà delle forme viventi, scompare la vita stessa, perché gli esseri viventi perdono la capacità di affrontare i cambiamenti, di adattarsi e, dunque, di sopravvivere. Assieme ai patrimoni genetici, si perdono competenze, saperi, lingue. Si compromettono economie e culture locali.
In Piemonte, e in Italia più in generale, per fortuna, una parte consistente di questo patrimonio si è conservata sino ai giorni nostri. La rivoluzione che ha cambiato radicalmente l'agricoltura a partire dal Dopoguerra, non è riuscita a cancellare irrimediabilmente le attività agricole nelle aree marginali, con particolare riferimento alle aree montane e collinari, e parallelamente si è riusciti a mantenere viva la cultura e le tradizioni del mondo contadino.
Secondo un recente "Rapporto sulla competitività dell'agroalimentare italiano" dell'ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) l'Italia è il Paese europeo con un settore agricolo maggiormente multifunzionale e di qualità grazie alla diffusione delle attività agricole secondarie come l'agriturismo e le vendite dirette, e le certificazioni biologiche e di indicazione geografica.
Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito a una inversione di tendenza, con un ritorno ai territori marginali, montani e collinari, di nuovi insediamenti, espressione del fenomeno definito di "neo-ruralismo". Le nuove aziende sono perlopiù attive nell'allevamento di ovini-caprini e bovini, nella coltivazione di seminativi e prodotti orti-frutticoli e nel taglio legna.
Quello che accomuna molte di queste realtà è proprio la scelta di produzioni biologiche o naturali, la commercializzazione attraverso i canali della filiera corta e la diversificazione dell'attività aziendale con la predisposizione di strutture per l'ospitalità. L'attenzione alle tipicità locali è spesso anche il valore che unisce le "nuove" aziende a quelle "storiche" del territorio.
Il progetto 'Parchi da gustare'
L'attenzione alle tipicità locali è il principio che anima 'Parchi da gustare', progetto del settore Biodiversità e Aree Naturali della Regione Piemonte dedicato alla "biodiversità a tavola" per la promozione di prodotti e ricette del territorio dei parchi e delle riserve del Piemonte.
Obiettivo dell'iniziativa, giunta quest'anno alla sua quinta edizione, è promuovere il territorio associando al valore dei paesaggi, degli habitat e delle specie, per i quali le aree protette sono più conosciute, quello della ricchissima diversità eno-gastronomica locale.
Il progetto è stato avviato nel 2015 con un censimento dei prodotti tipici dei parchi piemontesi, dei relativi produttori e dai ristoratori dove poterli gustare, raccolti in un numero speciale di Piemonte Parchi, 'Parchi da gustare – I prodotti' : un elenco, suddiviso per aree protette, di prodotti con l'indicazione dei rispettivi produttori, espressione dell'eccellenza dei territori dei parchi piemontesi, che hanno fatto della qualità e della sostenibilità un elemento essenziale per la promozione delle attività agricole locali. Per ogni area protetta è stato inoltre segnalato un prodotto bandiera, che meglio potesse rappresentare il proprio territorio .
Nel 2016 il progetto si è arricchito di una raccolta di ricette proposte dai ristoratori locali, raccolte in un secondo numero speciale, intitolato 'Parchi da gustare – Le ricette'.
Le due pubblicazione, insieme, hanno raccolto e descritto : 109 ricette (15 antipasti, 41 primi, 22 secondi, 8 contorni, 23 dolci), 77 formaggi, 50 vini, 46 dolci, 41 salumi, 38 ortaggi e legumi, 29 razze locali di animali, 25 varietà di frutta e verdura, 22 liquori, 48 altri prodotti.
Come di consueto, 'Parchi da gustare' parte il 24 maggio, Giornata Europea dei Parchi che quest'anno Europarc Federation ha deciso di dedicare al rapporto tra natura e benessere umano, mai così attuale come in questo periodo di Pandemia. E proprio in ragione del particolare momento che stiamo vivendo, in questa prima fase in cui non è ancora possibile visitare i territori andando direttamente dai produttori e dai ristoratori, 'Parchi da gustare' vedrà una prima fase 'virtuale', dove ogni produttore e ristoratore aderente al progetto potrà raccontare di sè: con storie, racconti, curiosità dedicati al proprio territorio e alla loro cultura del cibo.
Sulla nostra rivista e sulle piattaforme di Facebook e Instagram verranno pubblicate inrviste ai produttori e ai ristoratori, condivise ricette di piatti della tradizione, presentate le strutture ricettive e descritti i prodotti e il loro legame con il territorio e, in particolare, i "prodotti bandiera" individuati dalle singole aree protette, come espressione della storia, della cultura e delle tradizioni dei rispettivi territori.
Tutte le informazioni su ristoratori e produttori aderenti all'edizione 2020 di 'Parchi da gustare' sono disponibili QUI, seguendo l'accortezza di contattare direttamente gli operatori economici per verificare le modalità di eventuali consegne a domicilio di prodotti oppure eventuali date apertura per i ristoratori.