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Nuovi arrivi al Museo paleontologico Astigiano

L' Astigiano è uno dei territori più ricchi e importanti a livello paleontologico in Europa. Grande l'impegno del Parco Paleontologico per l'unificazione della collezione storica di mammiferi marini del Museo di Scienze Naturali di Torino con quella del Museo Paleontologico di Asti, per far nascere, in questa sede, il "Centro studi dei Cetacei fossili piemontesi", un "unicum" a livello continentale.

  • Piero Damarco e Alessandra Fassio
  • Maggio 2020
Giovedì, 7 Maggio 2020
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Attuale allestimento del Museo nel seminterrato  della parte dedicata alla Balenottera di Valmontasca Attuale allestimento del Museo nel seminterrato della parte dedicata alla Balenottera di Valmontasca

 

La valenza paleontologica è forse l'aspetto naturalistico che più distingue il territorio astigiano. Le colline dell'Astigiano sono formate dai sedimenti del Bacino Pliocenico Astigiano, risalenti all'epoca pliocenica, (tra i 5,4 e i 2,6 milioni di anni fa), depositi sabbiosi e argillosi ricchissimi di fossili, tra cui resti di vertebrati sia marini che continentali che ha reso questo territorio celebre, a livello internazionale, da più di due secoli.

Il Museo Paleontologico Territoriale dell'Astigiano (Museo dei Fossili) racconta l'affascinante storia di come si è formato il territorio del Piemonte centro-meridionale, cioè l'Astigiano e il Monferrato. Inoltre è l'unica struttura piemontese che interviene direttamente, nella salvaguardia delle emergenze paleontologiche. E oggi può vantare anche nuovi arrivi! 

Il Museo dei Fossili

Il Museo custodisce una collezione paleontologica composta, oltre che dai reperti esposti, da più di 18.000 campioni fossili di proprietà statale, soprattutto di provenienza astigiana che offrono un quadro completo del patrimonio paleontologico del territorio. La parte espositiva, ancora non definitiva, è allestita nel suggestivo seminterrato del Palazzo del Michelerio, antico edificio costruito nella metà del 1500 come monastero e poi utilizzato come orfanotrofio fino al 1971.

L'ex chiesa del Gesù, parte integrante del Palazzo del Michelerio, in corso di restauro, attualmente ospita sette affreschi di Salvatore Bianchi complementari alla volta dal pittore Giancarlo Aliberti (1670-1727), gloria locale del periodo barocco. La sala riunirà i più importanti e storici reperti di balene e delfini giunti dal Museo di Scienze Naturali di Torino.

Il trasferimento dei reperti fossili da Palazzo Carignano

I reperti di mammiferi marini, balenottere e delfini costituiscono i fossili più importanti presenti nel Museo, alcuni sono esemplari unici nel loro genere e sono stati ritrovati casualmente in tempi recenti, durante attività di ricerca sul territorio da parte del Parco Paleontologico Astigiano. A questi si sono aggiunti i reperti di cetacei storici trasferiti la scorsa primavera dall'ex Museo di Geologia e Paleontologia dell'Università di Torino a Palazzo Carignano, gestito dal Museo di Scienze Naturali di Torino. L'accordo tra questa istituzione, il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Beni Paesaggistici per la Città Metropolitana di Torino e delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e il Parco Paleontologico ha reso possibile la realizzazione di questa complessa operazione.

Storia delle collezioni dell'800

Vale la pena soffermarsi su alcune informazioni su questa collezione storica di cetacei fossili piemontesi. La collezione paleontologica nasce nella seconda metà del '700, periodo in cui gli studi naturalistici iniziano a destare grande interesse nella comunità scientifica, specialmente in una capitale moderna e importante centro culturale dell'epoca come era Torino.

È del 1739 infatti la nascita del Museo di Storia Naturale presso l'Università di Torino e nello stesso periodo l'Accademia delle Scienze da' vita a un suo Gabinetto di Storia Naturale: queste due istituzioni verranno unite nel 1805 per editto napoleonico e tutti i reperti ivi conservati verranno assegnati all'Università. Nel corso dell'800 la collezione va incrementandosi sempre più, i fossili cominciano a essere catalogati in modo sistematico e nel 1874 vengono spostati a Palazzo Carignano, dove ancora oggi sono ospitati quelli non esposti al pubblico. Il vero e proprio Museo di Geologia e Paleontologia nasce nel 1878 con la creazione dell'omonima cattedra che verrà affidata al Prof. Bartolomeo Gastaldi, che molto s'impegnerà per ampliare soprattutto la collezione paleontologica, donando anche al Museo reperti di sua proprietà.

La prima testimonianza dell'importanza e della varietà della collezione cetologica del Museo di Geologia e Paleontologia di Torino si può trovare nel "Catalogo descrittivo dei Talassoteri rinvenuti nei terreni terziari del Piemonte e della Liguria" redatto nel 1885 dal Prof. Alessandro Portis.

Quest'opera mette in evidenza come il ritrovamento nei territori piemontesi di fossili di cetacei fosse comune già nell'800, specialmente nella formazione pliocenica delle Sabbie d'Asti affiorante nell'astigiano. Ai ritrovamenti accidentali si aggiunsero poi le campagne di ricerca e scavo condotte da Gastaldi, a cui sono state intitolate molte specie, a testimonianza del suo fondamentale apporto allo studio di questi vertebrati.

Il crescente interesse, dunque, per lo studio dei cetacei fossili portò il Museo ad avere una raccolta già molto ricca di reperti importanti prima dell'inizio del XX secolo. Tant'è vero che sono menzionati nel catalogo di Portis molti olotipi, già riconosciuti come nuove specie dai più importanti studiosi dell'epoca, anche se spesso attribuiti a generi non corretti o ora non più validi. Tra gli odontoceti (cetacei con i denti) sono ad esempio citati l'olotipo di Steno gastaldii (attualmente Astadelphis gastaldii), di Schizodelphis compressus, oltre a numerosi esemplari riferiti a Tursiops cortesii (= Hemisyntrachelus cortesii). Tra i misticeti (cetacei con i fanoni) si possono ricordare l'olotipo di Balaenoptera cortesii var. portisi e di Balaenoptera gastaldii (= Eschrichtioides gastaldii), un esemplare ritrovato da Gastaldi nel 1862.

L'arrivo dei reperti nei depositi del museo pronti per lo studio e la classificazione

La collezione, attualmente conservata ad Asti, è composta per lo più da fossili provenienti dagli affioramenti del Bacino Terziario Piemontese di età pliocenica. Essa comprende circa 150 esemplari che variano dallo scheletro quasi completo di balenotteride alla singola sezione ossea. Tra i reperti più significativi sono presenti tre scheletri di balenotteridi, lunghi diversi metri e due scheletri di delfinidi quasi completi. Altri resti sono costituiti da sezioni scheletriche parziali ma non meno significative, come una colonna vertebrale di capodoglio lunga circa 7 metri. Questa raccolta aggiunta ai cetacei già presenti nel museo costituisce una delle collezioni esistenti paleontologicamente più importanti per questa tipologia di animali, con diversi esemplari unici al mondo.

La collezione dall'800 ad oggi è stata oggetto di un numero considerevole di studi, anche se rimane ancora molto da fare per revisionare e valorizzare al meglio questo vasto patrimonio cetologico. E proprio in tal senso è stata avviata una borsa di studio attribuita dal Dipartimento Scienze della Terra e finanziata da un bando della Fondazione CRT al cetologo Dr. Michelangelo Bisconti per redigere il catalogo della collezione completa di cetacei fossili del Museo astigiano e lo studio scientifico di alcuni esemplari mai esaminati prima.

I reperti provenienti da Torino sono stati posti in mobili metallici a cassettiera dedicati e scelti in modo che siano accessibili facilmente agli studiosi o a chi ne richieda l'osservazione. Gli esemplari più completi o significativi insieme con quelli già esposti nel Museo saranno oggetto del nuovo progetto espositivo dedicato ai cetacei fossili che s'inserirà nel locale della Chiesa del Gesù e comprenderà anche le considerazioni evoluzionistiche di questo gruppo di animali, il confronto con altri esemplari presenti in altri Musei italiani ed esteri, con ricostruzioni, modelli tridimensionali e moduli multimediali.

Tutto queste iniziative sono rivolte alla creazione del "Centro studi dei cetacei fossili piemontesi" presso il Museo di Asti, che con l'unificazione dei reperti fossili dei mammiferi marini rinvenuti in Piemonte costituisce un unicum a livello italiano ed europeo e un punto di convergenza per studiosi, oltre che un polo d'eccellenza nell'ambito della valorizzazione e divulgazione di queste tematiche.

Si auspica, inoltre, che tutto questo possa rappresentare un progetto pilota e uno stimolo per un aggiornamento delle informazioni sui resti di Cetacei fossili italiani presenti nei musei nazionali e stranieri, portando così alla raccolta di tutte le informazioni all'interno di un unico sistema, una sorta di meta-collezione dei Cetacei fossili, fruibile da un pubblico vastissimo attraverso il web e altre tecnologie di realtà ed esperienza aumentata.

Alcuni dei partecipanti alle fasi di trasferimento dei reperti storici di cetacei dal Museo di Palazzo Carignano, da sinistra verso destra: Piero Damarco, Conservatore del Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano (MPTA), Daniele Ormezzano, Co
Imballaggio e posa nelle casse di legno per il trasporto dei reperti; Piero Damarco (MPTA) e Marco Pavia, Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Torino.
Piero Damarco mentre osserva un particolare esemplare di Delfinide.
Il cranio della balenottera di Montafia (Plesiocetus cortesii) del 1874.

 

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