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Dalle Alpi agli Appennini, i nostri parchi al tempo del Coronavirus

Un'intervista doppia al direttore di due enti di gestione di parchi: quello delle Aree protette dell'Appennino piemontese e quello delle Aree protette delle Alpi Marittime per raccontarvi come i parchi del Piemonte affrontano il periodo dell'emergenza. Il loro lavoro di custodi della Natura, infatti, non si è mai fermato. 

  • Emanuela Celona
  • Aprile 2020
Sabato, 25 Aprile 2020
A sinistra, Capanne di Marcarolo (Appennino piemontese); a destra, un'escursione nel Parco Alpi Marittime | Foto T. Farina A sinistra, Capanne di Marcarolo (Appennino piemontese); a destra, un'escursione nel Parco Alpi Marittime | Foto T. Farina

 

Continua il nostro viaggio trai parchi del Piemonte, sempre attivi nel loro importante lavoro di tutela e sorveglianza del territorio, seppure con alcune attività limitate in conseguenza all'emergenza epidemiologico.

Oggi a raccontarci come si sono attrezzati per far fronte all'emergenza sono Andrea De Giovanni, direttore delle Aree protette dell'Appennino piemontese e Giuseppe Canavese, direttore dell'Ente di gestione delle Alpi Marittime.

Vi proponiamo l'intervista doppia che abbiamo raccolto. 

Sulla sinistra, Giuseppe Canavese; sulla destra, Andrea de Giovanni. 

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In questo periodo in cui il virus ha 'sospeso' la vita degli uomini, la natura non si ferma. Quali effetti positivi, da un punto di vista naturalistico, si sono riscontrati sul territorio?

De Giovanni. Credo sia corretto rispondere con sincerità e per esperienza diretta, non mi è più stato possibile accedere personalmente a nessuna delle Aree protette o tutelate gestite dall'Ente. Ho impiegato il mio tempo, soprattutto all'inizio dell'emergenza, per cercare di mettere in atto tutto quanto possibile, e velocemente, per salvaguardare la salute dei dipendenti dell'Ente. Poi ho cercato di seguire il più possibile le prescrizioni date, limitando gli spostamenti. Ma mi immagino un mondo naturale perplesso e sorpreso, che non credo si senta "solo", ma più "libero", con più spazi a disposizione», racconta De Giovanni.

Canavese. In queste ultime settimane pervengono con maggior frequenza segnalazioni di presenza e anche alcune predazioni di lupi in aree di forte prossimità di nuclei abitati. Una maggior pressione dell'uomo permette una maggior mobilità degli animali ed in particolare dei lupi. È segno che il lupo teme l'uomo e cerca di starne alla larga. Laddove l'uomo non c'è ha possibilità di spaziare su spazi maggiori. Senza parlare dell'inquinamento atmosferico in riduzione in questo periodo.

Sono, secondo voi, effetti che avranno una durata nel tempo?

De Giovanni. Non credo, l'uomo fa parte della natura e immagino che gradualmente tornerà a farne parte come in passato, con i pro e i contro.

Canavese. Non credo, laddove ritorna l'uomo, gli animali si riadatteranno alla presenza.

Ci sono stati anche effetti negativi?

De Giovanni. Beh, stare distante dalla natura è un grosso sacrificio per noi umani.

Canavese. Non penso.

Qualche scienziato sostiene che in questo periodo, l'Umanità ha imparato a connettersi con la natura. Siete d'accordo?

De Giovanni. Non saprei, forse la distanza "forzata" dalla natura ha indotto qualche riflessione più profonda.

Canavese. Al massimo ha imparato qualche piccola lezione, ma connettersi con la natura è praticamente impossibile per l'uomo moderno.

Cosa significa tutelare il territorio ai tempi del virus?

De Giovanni. Credo significhi mettere a disposizione, ciascuno per la sua parte, le risorse, anche private e personali, per continuare a svolgere efficacemente il proprio lavoro. Molti colleghi stanno lavorando da casa, usando i propri strumenti, a volte con orari "flessibili", coniugando esigenze personali e di famiglia con la necessità di rispettare tempi e scadenze di lavoro: tutti siamo impegnati affinché la tutela della natura non si fermi. Non si è fermato neppure il servizio di vigilanza: ai colleghi sul territorio è stata chiesto di collaborare per la salvaguardia della nostra salute e per il contenimento del contagio.

Canavese. Il territorio protetto, come nel caso dei grandi spazi delle Marittime e del Marguareis, non hanno in questi momenti particolare necessità di tutela. Tutelare il territorio oggi ci ha permesso di dedicarci ai monitoraggi delle diverse specie.

Come si è organizzato il vostro Ente? Quali attività sono considerate indifferibili? E come si sono organizzate tutte le altre?

De Giovanni. Da subito gran parte del personale ha preso servizio in lavoro agile. Tutte le attività possibili, sono state trasferite on line. I servizi dell'Ente sono quindi continuati, ma da remoto. Sono rimasti sul territorio, a rotazione, solo i colleghi deputati alla vigilanza e ad attività manutentive non procrastinabili, a garanzia della sicurezza di tutti (penso alla chiusura delle aree attrezzate o aree giochi, alla continuazione della gestione della fauna ungulata per la tutela di coltivi o prato-pascoli, ecc.)

Canavese. Tutto il personale d'ufficio è in smart working. L'attività dell'ente continua su tutte le attività. Il settore tecnico degli operai è impegnato nella manutenzione e controllo di infrastrutture e impianti, ovviamente con tutte le misure di sicurezza. Il personale di vigilanza è in servizio sul territorio delle Aree protette gestite. Collabora per attività di vigilanza con il Parco fluviale Gesso e Stura di Cuneo. Si sono limitati gli spostamenti del personale di vigilanza tra la sede di servizio e le località di vigilanza. Risultano indifferibili le attività di vigilanza, la gestione del personale, del bilancio e dei progetti europei.

Quale ricordo si porteranno dietro i parchi, di questo periodo?

De Giovanni. Non saprei, forse il ricordo di un momento nel quale, a dispetto del virus, siamo stati tutti virtualmente "vicini" e in contatto, scambiandoci esperienze e interpretazione delle norme che via via si sono succedute, confrontandoci sulle misure migliori da adottare per la salvaguardia della salute di tutti, dipendenti e fruitori dei parchi. Da questo punto di vista un momento positivo, nel quale abbiamo dimostrato di poter veramente fare gruppo, l'unione fa la forza...è vero!

Canavese. Un periodo, seppur brutto per l'uomo, importante per dimostrare come la natura sapientemente sappia riconquistare in breve tempo gli spazi che l'uomo tende a sottrargli.

Dopo questa esperienza di privazione totale, le persone rivaluteranno l'importanza della tutela e della conservazione della Natura?

De Giovanni. Era in atto, prima di questo periodo, un importante movimento globale su questo tema, è probabile che questo percorso venga ripreso, non so in che forma e come. Spero che la pandemia non ci allontani troppo gli uni agli altri e dalla natura, che il rischio contagio venga giustamente affrontato e scongiurato, e che si torni presto a passeggiare mano nella mano per i boschi.

Canavese. Come detto prima, manterranno per un tempo più o meno lungo qualche piccola lezione che la natura ha dato. L'importanza della tutela e della conservazione della Natura è una cognizione che immagino ci vorranno ancora lunghi tempi per riaffermarsi.

 

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