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Ci sono maschere e mascherine

Un giorno da guardiaparco ai tempi del virus. A fine giornata, un astore e un cervo riposeranno nei loro ripari in attesa di guarigione e libertà mentre Elisa, guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie, scriverà il suo racconto. Asciugato di aggettivi ed emozioni, diventerà il quotidiano verbale dell'attività svolta e si aggiungerà alle migliaia di pagine che da quarant'anni i guardiaparco della Regione compilano ogni sera. 

  • Luca Giunti
  • Aprile 2020
Giovedì, 2 Aprile 2020
Gli interventi dei guardiaparco a Oulx e Bardonecchia  Gli interventi dei guardiaparco a Oulx e Bardonecchia

In questo periodo drammatico e strano, i guardiaparco della Regione Piemonte proseguono i loro compiti istituzionali di vigilanza e monitoraggio, rispettando le disposizioni di legge e cercando di farle rispettare ai pochi frequentatori delle aree protette, adoperando come sempre scienza, coscienza ed esperienza.
È già stato raccontato in questa rivista che, se si volesse distillare una sola caratteristica peculiare del nostro lavoro, questa sarebbe la conoscenza del territorio. Una conoscenza diffusa e interdisciplinare, che inizia ovviamente da piante e animali, protetti o meno, per toccare sentieri e rifugi; seconde case e piste da sci o da esbosco; alpeggi, pastori, greggi e mandrie; cani e auto di cacciatori, boscaioli e fungaioli; toponomastica, cappelle e storia locale; parroci, sindaci, veterinari, AIB; colleghi agenti di polizia nei Comuni, nei consorzi, nei comparti, in città metropolitana e ovviamente forestali, oggi confluiti nell'Arma dei Carabinieri. L'elenco è soggettivo e incompleto, ma serve per introdurre due episodi accaduti nei giorni scorsi nel territorio delle Aree Protette delle Alpi Cozie. Usiamo volutamente l'accorato diario annotato 'a caldo' da Elisa, funzionario di vigilanza.

Un falco pellegrino ha sbattuto contro una finestra

"Primo round a mezzogiorno e mezza: un "falco pellegrino" ha sbattuto contro la finestra di una villetta. È il Centro per Animali Non Convenzionali (C.A.N.C.) di Grugliasco a chiedere di intervenire a Oulx perché loro hanno interrotto il servizio. Andiamo, mascherine anti-virus e guantoni doppi. Ovviamente non è un Pellegrino (Falco peregrinus) ma un Astore (Accipiter gentilis): zampetta ma non vola, bello arzillo da catturare sotto gli occhi della gente che osserva dai balconi. Preso, bendato, inscatolato, portato in sede, reidratato e consegnato da un collega al C.A.N.C. già nel primo pomeriggio".

Ecco qui una stranezza del periodo: nella dotazione dei guardiaparco, sempre pronta in sede, in auto o nello zaino, c'è anche una strana mascherina nera, veloce da chiudere con il velcro, per coprire gli occhi agli animali vivi durante le catture, per spaventarli il meno possibile e tranquillizzarli. Oggi purtroppo la "mascherina" ha ben altri significati e utilità, mentre 4 settimane fa a noi evocava soprattutto questa tipologia.

Un capriolo finito in Dora non si muove

Riprende Elisa sul suo diario di lavoro: "Ore 17.30, già a casa finito il turno, telefona la polizia di Bardonecchia. Un cerbiatto o capriolo finito in Dora non si muove, ma, come stamattina, il C.A.N.C. non può intervenire. Hanno suggerito di provare a chiamare noi... L'animale è all'altezza del Comune, a vista dei passanti - che non dovrebbero esserci! - e non sanno come fare. Hanno già cercato altri operatori ma nessuno è in servizio.
Provo io, ma il risultato non cambia. Allora telefono al collega che ha appena finito di lavorare, si dà subito disponibile. Avviso i responsabili per essere autorizzati a intervenire "fuori zona": concordano che è giusto andare, almeno per valutare da esperti la situazione. Richiamo il poliziotto e gli comunico che arriviamo: può cercare il veterinario Asl reperibile. Intanto carichiamo una cassa da capriolo, confidando sulla sorte, e partiamo.

Durante il tragitto mi coordino con i Carabinieri Forestali di zona, già informati ma ben felici che si possa agire noi. Mi richiama il poliziotto: l'Asl non risponde. Se serve aiuto può far intervenire i Vigili del Fuoco volontari. Gli dico di aspettare, prima vediamo cosa troviamo, come sta l'animale e poi decidiamo cosa si può fare. Arriviamo a Bardonecchia e naturalmente si tratta di un cervo! Ti pareva. Non si muove, spaventatissimo, è un giovane. Sponde alte 4 metri, lui lì sotto come ci sarà finito? Era già stato visto la sera prima correre su e giù nel fiume, nel tentativo di uscirne. Adesso è sfinito. Il collega scende giù, il cervo tenta la fuga ma non riesce a sollevare le zampe anteriori, forse per frattura forse solo per stanchezza. Intanto il veterinario reperibile è finalmente in arrivo, dalla bassa valle. Ci metterà un po'.

Chiedo al poliziotto di chiamare i volontari VV.FF.: aveva ragione, le sponde sono troppo alte. Il collega riesce a bloccare le zampe e mettere la mascherina sugli occhi al cervo che così si acquieta. Però serve la cassa grande, quella da cervo, appunto. Torno a Salbertrand a prenderla, chiedendo aiuto a un altro collega – oggi neanche di turno – che mi raggiunge prontamente. Nel tempo in cui torniamo a Bardonecchia, sono già state preparate corde e ganci sul fiume. Caliamo la cassa e scendiamo. Il cervo sembra solo stanco, magari ce la può fare. Lo infiliamo nella cassa, poliziotti e VV.FF. la issano, il veterinario chiede se abbiamo un posto dove fargli passare la notte al caldo. Non ce l'abbiamo ma forse... Chiamo il Consorzio Forestale: va bene, possiamo portarlo da loro, hanno uno stallotto assegnato dalla ex Provincia di Torino.

Il direttore ci raggiungerà con le chiavi. Per Oulx parte uno strano corteo di mezzi bianchi con sigle sulle fiancate: il pick-up con il cervo, il Suzuki guidato da me, la Panda Asl (per evitare il possibile contagio manteniamo le distanze). Scarichiamo il cervo sempre bendato, il veterinario lo visita, prova la sua sensibilità al dolore. Non sente nulla, potrebbe avere il femore rotto nella zampa posteriore sinistra. Bisognerà aggiornare la prognosi nei prossimi giorni. Le Sacre Scritture stamattina celebravano la resurrezione di Lazzaro, speriamo sia di buon auspicio. Ce lo meritiamo, il cervo e noi. Ci siamo dati da fare almeno in 15, coordinati tra poliziotti, volontari e guardiaparco, un recupero ben fatto in una domenica dove per qualche ora abbiamo dimenticato il Covid, nonostante tutti indossassimo le mascherine sulla bocca e i guanti alle mani".

Fine della giornata

Sono passate le nove di sera. Astore e cervo riposano nei loro ripari in attesa di guarigione e libertà. Elisa finisce il racconto. Asciugato di aggettivi ed emozioni, diventerà il quotidiano verbale dell'attività svolta e si aggiungerà alle migliaia di pagine che da quarant'anni i guardiaparco della Regione compilano ogni sera.

 

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