Stampa questa pagina

Il Parco del Po piemontese raccontato in toponimi

Acqua, castagni, fontanili e bosco. Queste le parole dei luoghi dell'area naturale che abbraccia il Fiume Po. 

  • Laurab Succi
  • Marzo 2020
Martedì, 25 Febbraio 2020
Guardiaparco in sopralluogo su sentiero innevato all'interno del Bosco del Vaj | Foto T. Farina Guardiaparco in sopralluogo su sentiero innevato all'interno del Bosco del Vaj | Foto T. Farina

 

La parola toponomastica deriva dalle parole greche tópos (luogo) e ónoma (nome) ed è la parte della linguistica che studia i nomi di luogo, siano essi insediamenti, regioni, città o vie, oppure luoghi fisici come i monti o i fiumi o anche le vie d'acqua o i corpi celesti, e racconta la storia naturale e umana di un territorio.

Anche il territorio di un fiume è raccontato dai toponimi: alluvioni, selve, guadi, ponti, boschi, frasche... Sono tanti i vocaboli che delineano la lunga storia del territorio del Parco naturale del Po piemontese.

Le parole 'castagni' e 'castagne' 

A due passi da Chivasso, Castagnetto, Castagnetus, Castannetus, oggi Castagneto Po (To), deriva dalla voce latina castanea, unita al suffisso -etum che significa infatti "luogo dove i castagni crescono in abbondanza". L'antica Castagnetto è "sulla collina fiancheggiante il Po" e il suo nome deriva "dai castagni ond'era il suolo foltissimo", riporta il Dizionario generale Geografico-Statistico degli Stati Sardi del 1855 di Guglielmo Stefani.

Il Dizionario è una fonte preziosa: "Qui lo statista, l'amministratore, lo studioso di scienze naturali e di cose agricole, qui il produttore di manifatture, il consumatore d'ogni genere, il negoziante, l'ufficiale governativo, o municipale troverà tale e tanta materia relativa a proprii studii, interessi o attribuzioni da rimanere pienamente appagato" si legge nella prefazione e Stefani, rivolgendosi dichiaratamente ai lettori, aggiunge: "Chiunque ama conoscere le forze materiali e morali della sua terra, del suo paese, dello Stato in cui vive, può facilmente e sicuramente trovare quanto desidera".

Il tema acque

L'acqua ha naturalmente varie declinazioni: per Alluvioni Cambiò prendono origine dai terreni periodicamente invasi dalle acque di piena del Po. L'insediamento, o meglio i diversi nuclei abitati che lo compongono, si trovano "in Riva al Po, presso la strada provinciale da Genova per alla Svizzera" scrive Stefani. Il paese, infatti, era attraversato da una strada napoleonica (detta "del Genovesato"), importante arteria che metteva in comunicazione Genova con la Svizzera attraverso il locale porto natante.
Il paese di Cambiò fu interessato diverse volte dalle piene del fiume Po tra il XV secolo e il XVIII secolo, che non risparmiarono neppure l'antico castello di Sparvara, abbandonato sin dalla metà del Quattrocento. Soltanto a inizio Ottocento le cascine incluse nel territorio di Cambiò sulla riva destra del fiume furono raggruppate in un nuovo comune, che prese il nome di "Alluvioni di Cambiò". Dal 2018 il comune è fuso con la vicina Piovera, nuova municipalità che ha preso il nome di Alluvioni Piovera (Al).

"Nel tratto tra Bassignana e la frazione Cambiò di Gambarana, aggiunge Riccardo Rao dell'Università di Bergamo, sono presenti le tracce di sei villaggi di origine medioevale. Uno di questi, ormai visibile solo nei momenti di secca del Po, è quello di Sparvara, la cui etimologia rimanda chiaramente agli sparvieri, in un'area usata sin dall'alto medioevo per le cacce dei re".

Non solo fontanili

L'origine del nome del Comune di Fontanetto Po (Vc) si deve invece alla presenza sul suo territorio di numerosi fontanili che garantivano disponibilità di acqua pura alla popolazione, le stesse risorgive e aree acquitrinose che oggi sono tutelate e fanno parte della Riserva naturale della Palude di San Genuario.

"Fra i rami del Tanaro e il Po". Questa è l'origine di Isola Sant'Antonio (Al), un'area circoscritta dalle acque e separata dalle terre circostanti da una fitta rete di canali. Era circondata da selve impraticabili, lontana, sperduta, sopra un terreno quasi incolto privo di commerci; l'isola principale fu detta di Sant'Antonio perché lì si trovava una cappella dedicata al Santo.

"Molino de' Torti. Sulla destra del Po da cui fu inondato più volte" precisa Stefani. Rotta dei Torti sorgeva sulla sponda destra dello Scrivia alla confluenza del Po, dove si trovava un guado. Nell'Ottocento una serie di piene ne decretarono la fine e scomparve poi definitivamente dagli annali nel 1887, insieme alla sua parrocchia e alle poche abitazioni, ormai trasferite nel luogo attuale, che divennero parte del Comune di Molino Dei Torti (Al).

Da Pons Sturae pare derivi il nome di Pontestura (Al), il riferimento è al traghetto galleggiante sul Po. Ancora il Po nella storia di Villastellone (To) che sorse nei primi anni del 1200 in una zona situata tra il Rio Stellone, il Po Morto e il Fiume Banna chiamata Campo di Costa, oggi nei pressi della Riserva naturale dell'Oasi del Po Morto.

Il nome di Ticineto (Al) fa cimentare sulla sua origine titolati storici: da "Ticineto", diminutivo di Ticinum, così erano identificati la città di Pavia e il suo fiume.

La lente "vegetazione" è uno strumento utile per scandagliare gli aspetti agricoli e forestali, utilizzato dalla professoressa Elena Papa dell'Università di Torino allegata agli atti della Conferenza Nazionale ASITA 2007, "Il bosco nella toponomastica del Piemonte".

Attorno all'anno 1000 le selve "silvae" del territorio compreso tra Po, Orco e Malone erano sette. Altre foreste sono ricordate da carte coeve: nell'Oltrepò torinese, tra Cinzano e Sciolze, si estendeva la silva Salsa, nel Vercellese si susseguivano la selva Rovasenda, il bosco di Lucedio e la silva Palazolasca. L'insediamento e poi Comune di Silvano d'Orba (Al) è testimonianza dell'antica selva d'Orba, così come Frascarolo.

I nomi derivati dal bosco

Il vocabolo buscus subentrerà nel vocabolario forestale a partire dal 1100. Stefani citerà la frazione di Chivasso (To), Boschetto, 750 anni più tardi.

Il bosco era una risorsa economica di prima grandezza e la sua presenza era necessaria all'interno della proprietà agraria per la produzione di legno, di frasche, e di frutti. Il vocabolo poteva anche genericamente riferirsi al bosco ceduo fatto da alberi di minor pregio come gli ontani, i salici, i frassini e i pioppi: i termini specifici per rappresentarlo sono frascarium 'locus arbustibus consitus' o da frascheta, derivati di frasca accanto a numerosi toponimi derivati dal latino runcus, runcare, da caedes, caesa, o dal corrispondente volgare "tagliata", ampiamente diffusi. Stefani indica per Frascarolo (Pv) "Frascheta o Fraschea: nome dato anticamente a più luoghi incolti uniti insieme, e significante terre non coltivate e anche naturali pasture".

Da selve e boschi ha origine anche il nome di Bosco Marengo (Al). Nell'area di pianura fra Alessandria e l'Appennino ligure, anticamente coperta da folte macchie - la media silva di cui parlarono i geografi antichi - i Longobardi costruirono il primo castello di Bosco. Nel 1863 venne aggiunto al nome del paese l'appellativo Marengo che prevalse su "Bosco Manlio", "Bosco Verde" e "Bosco Ghislieri", Ghisleri dalla famiglia di Papa Pio V, nato Antonio nel 1504.

Il Bosco del Vaj, riserva naturale dal 1978 e inserita nella rete di aree protette Natura 2000, tra le altre specie ospita numerosi esemplari di faggio, una specie artico-alpina che durante le glaciazioni quaternarie di spinse a sud fino alla nostra regione e per questo è considerata "relitto glaciale". Un bosco molto particolare quindi, sul quale è interessante interrogarsi sull'origine del nome. In uno speciale di Piemonte Parchi dedicato al Bosco del Vaj di tanti anni fa si legge che "autorevoli interpretazioni etimologiche fanno discendere l'origine del nome Vaj dai termini 'Ubai', versante in ombra, o 'fai', faggio, presenti nei dialetti patois". Si potrebbe aggiungere anche un'altra lettura attingendo dai Motti e Proverbi Piemontesi di Enrico Gianeri con la prefazione e la grafia di Camillo Brero: "Ëd vache veje e téra ant ël vaj, an-namoreve mai - vale a dire - non innamorarti mai di mucche vecchie e di terra a tramontana". Certo, i faggi della Collina di Torino amano il "vaj", la tramontana, il vento freddo che arriva da nord.

I nomi di luogo e le singole specie di alberi

Ad esempio, ci sono i gelsi. Secondo alcune interpretazioni la denominazione di Morano sul Po potrebbe derivare dal nome dialettale Morum o Moro dato alla pianta del gelso, infatti un tempo proprio in questa zona venivano coltivati i gelsi per alimentare i bachi da seta. Oppure i pecci, che in botanica appartengono a un genere (Picea) che comprende circa 40 specie di conifere sempreverdi della famiglia delle Pinacee. Dal latino classico picea, femminile sostantivato dell'aggettivo piceus, derivazionedi pix picis «pece», con riferimento all'abbondante produzione di resina in alcune specie. Da qui deriva l'antica Pecetum Valentinum di origine romana, ora Pecetto di Valenza (Al).

Oppure ancora le querce: i tre cerri, tuttora rigogliosi nello stemma comunale, che spiccavano in una località che prese poi il nome di Tricerro.

 

Potrebbe interessarti anche...

In questa primavera dal caldo anomalo, si va alla ricerca di luoghi in cui trovare un po' di ombr ...
Come ogni anno, nel mese di gennaio, nelle Aree protette del Po piemontese si è svolto il censim ...
Il paesaggio è dominato dalla presenza del complesso monumentale della Basilica di Superga, capo ...
E' possibile contemperare la tutela della fauna selvatica con la fruizione turistica all'interno ...