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Quando l'Appennino è pop

Parte la campagna di crowdfunding a sostegno del nuovo progetto di Maurizio Carucci: un viaggio in Val Borbera tra vini, temporali e rivoluzioni possibili. 

  • Lorenzo Vay
Lunedì, 29 Luglio 2019
Quando l'Appennino è pop


Vi ricordate Maurizio Carucci, contadino della Val Borbera, camminatore e frontman della band genovese Ex Otago ?

Lo avevamo conosciuto in occasione della sua partecipazione al Festival di Sanremo, per la quale le l'Ente Aree protette dell'Appennino piemontese gli aveva regalato una maglietta con la salamandrinadagli occhiali, importante endemismo dell'Appennino italiano e simbolo del Parco naturale dell'Alta Val Borbera, recentemente istituito.

Ora lo ritroviamo impegnato in un altro progetto, intitolato "AppenninoPOP. Viaggio in Val Borbera tra vini, temporali e rivoluzioni possibili", un documentario che racconta la Val Borbera, terra selvaggia e "remota", incastonata fra quattro regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna), in cui Maurizio Carucci ha scelto di vivere e lavorare, dedicandosi all'agricoltura comunitaria e alla produzione di vino naturale.

Il documentario narrerà un viaggio lento, un cammino fatto di incontri con chi lavora la terra, con chi ha scelto di "resistere" e abitare l'Appennino, e con chi si batte per salvaguardarne la bellezza.
Sarà un'indagine leggera e appassionata su un pezzo di mondo dimenticato, da cui sono scappati in molti, ma che oggi assume un valore inestimabile grazie alla tenacia e alla creatività di uomini e donne portatori di nuove e rivoluzionarie progettualità. Un'avventura che Carucci non compirà da solo: "Ho avuto la fortuna di incontrare tre persone straordinarie che si occupano di cinema e fotografia: Elisa Brivio (producer e co-autrice), Cosimo Bruzzese (regista) e Eugenio Soliani (social media manager). A loro ho raccontato la Val Borbera, i suoi monti, i bar deserti in autunno, la neve, i narcisi. In sostanza, compatibilmente con le vigne e i concerti, faremo un viaggio in Appennino che diventerà un docufilm".

Per la realizzazione del docu-film è stata lanciata una campagna crowdfunding, attiva fino al 31 dicembre 2019 sulla piattaforma Produzioni dal basso, per coprire i costi di produzione. L'idea è quella di coinvolgere trasversalmente tutti coloro che, abitanti dell'Appennino o cittadini, vogliano partecipare al progetto con un piccolo o grande contributo.
Le ricompense per i partecipanti saranno pop: si va dalla cartolina spedita dalla Val Borbera alla Polaroid con dedica di Carucci, dalla maglietta con il logo AppenninoPOP alla FestaPOP con proiezione del docufilm e dj set.

Abbiamo incontrato Maurizio Carucci per avere più informazioni sul progetto Appennino Pop.

Maurizio, ci puoi raccontare in cosa consiste questo tuo nuovo progetto e da dove è nata l'idea?

Il progetto AppenninoPOP ha l'intenzione di raccontare l'Appennino, nel specifico la Val Borbera.
Siamo convinti che questo lembo di terra possa assumere un ruolo importante per la nostra società. Potrebbe essere un "luogo laboratorio" dove poter intraprendere nuove vite, più vicine alla salute degli esseri umani e del pianeta. Un posto ricco di biodiversità, di buio e di silenzio, elementi a me molto cari.

Quale necessità c'è di raccontare l'Appennino in un documentario?

Attraverso questo film, ci piacerebbe provare a ridisegnare l'immaginario che le persone hanno di questi posti, considerati marginali, noiosi, poveri di possibilità concrete. Posti in cui non c'è niente.

La scelta del termine pop associato ad "Appennino" sappiamo essere l'espressione di un tema a te molto caro. Puoi spiegarci meglio?

Penso che l'approccio pop, ovvero uno stile che punti alla sintesi, alla semplicità e all'immediatezza, utilizzando un linguaggio musicale contemporaneo, grazie anche all'utilizzo dell'elettronica, sia quello che serve per provare a raccontare in maniera inedita questa terra. Sono stati realizzati già molti documenti-video sull'Appennino, non avrebbe senso creare doppioni. Vogliamo provare a sviluppare un'opera che tratti in maniera nuova i temi principali che interessano l'Appennino.

Quali sono i protagonisti di questo racconto?

La gente che abita e che lavora in questi posti. I paesaggi.

Puoi descriverci il tuo legame con questo territorio?

Esistenziale. Sto investendo tutto in Val Borbera. Non solo tutti i miei soldi, roba di poco conto, ma il mio tempo, i miei desideri, i miei sogni, per i quali sto lavorando affinché si avverino.
Sono nato a Genova ma da quando avevo vent'anni sono andato a vivere in campagna, in Appennino.
Ho lavorato come manovale agricolo per diversi anni, dopodiché ho deciso nel 2010 di avviare un progetto mio, Cascina Barbàn, insieme a Martina, la mia compagna.

Perché, secondo te, chi vive ancora in questi luoghi in qualche modo 'resiste'? E a cosa?

Mi piace parlare di Resistenza, ma mi piace ancora di più ipotizzare proposte, visioni, azioni concrete che possano servire a costruire qualcosa di buono. Non si può solo resistere, che vita sarebbe?
Ringrazio ogni giorno chi lo ha fatto anche per noi nella seconda Guerra Mondiale e, tutto sommato, anche se in maniera diversa in Appennino c'è chi resiste a leggi sbagliate che non permettono di fare dignitosamente il proprio lavoro; penso alle leggi che riguardano l'agricoltura, che non distinguono le piccole aziende delle aree marginali dalle grandi aziende di pianura. Insostenibile.
Oltre a resistere abbiamo una grande necessità di rilanciare e di ipotizzare futuri diversi da quelli degli ultimi decenni.

Come convinceresti un giovane a 'tornare' in questi luoghi dimenticati?

Lo inviterei in valle da me a passare una giornata, tra le nostre vette e il nostro cibo, e gli farei alcune domande: Conosci il silenzio? Il buio? Hai mai coltivato, mangiato e bevuto cibo locale, cibo nativo?
Cos'è per te la bellezza?

Hai condiviso e sostenuto l'istituzione del Parco regionale dell'Alta Val Borbera; quali sono le tue aspettative per questa nuova realtà naturalistica in Appennino?

Mi immagino un parco che cerchi il dialogo con chi lo abita, che cerchi di stimolare processi di crescita delle realtà che lo abitano. Un parco che preservi da una parte, ma che progetti futuro dall'altra. Un parco che provi a definire alcuni strumenti per chi vuole ritornare e che abbia il coraggio di utilizzare un linguaggio adatto a tutti.

Oltre a essere un cantante pop, sei anche contadino e camminatore. Come riesci a conciliare queste tre passioni della tua vita? Ce n'è una che prevale, tra queste?
Beh intanto comincio col dire che sono costantemente sottopeso. Lavoro sodo tutti i santi giorni: in settimana zappo la vigna, faccio legna, sto dietro al vino, raccolgo le patate e mille altri lavori ancora.
Qualche weekend all'anno vado a suonare. Sono convinto che chi vuole può. Io sono esattamente quello che faccio. La mia è una vita bellissima che mi sono costruito con tanti anni di duro lavoro, consapevole  che il bello debba ancora venire.

Ti ha portato fortuna la Salamandrina che hai portato sul palco di Sanremo?
Direi proprio di si. Viva la salamandrina, viva gli abitanti di questa terra che siano mammiferi, invertebrati, granivori, dalla pelle o dal pelo, bianchi, neri o gialli, con o senza ali.
Siamo tutti figli di un grande disegno, scritto da montagne e fulmini, da mari in tempesta e tramonti, dal vento e dalla quiete di un alba novembrina in Appennino.

Vai alla campagna crowdfunding


 

 

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