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La Fiera di Capanne, il bue 'Montagnino' e altre storie

Anche il bue "Montagnino" ha passato i suoi guai: la razza è stata, infatti, a rischio di estinzione e purtroppo, ancora oggi, il pericolo non è scongiurato del tutto. A risollevare le sorti di questa e altre razze a rischio di estinzione, ci pensa la Fiera del bestiame delle antiche razze locali di Marcarolo: un appuntamento che promuove le razze bovine del territorio appenninico ma, più in generale, le razze locali in pericolo di abbandono in tutto il Piemonte.

  • Lorenzo Vay
Mercoledì, 17 Luglio 2019
Buoi grigi alpini (foto E. Celona) Buoi grigi alpini (foto E. Celona)

 

Chissà di quale razza fossero, i due buoi raffigurati in alcune immagini di Isidoro l'agricoltore - patrono di braccianti, contadini, raccolti e campi – mentre abbraccia un fascio di spighe.
Magari si trattava di due 'Montagnini', varietà che esiste ancora oggi e che di certo non mancherà alla XVIII edizione della Fiera del bestiame delle antiche razze locali di Capanne di Marcarolo, che si terrà domenica 4 agosto 2019, organizzata dall'Ente Aree protette dell'Appennino piemontese.

La "Montagnina" è una razza che appartiene indissolubilmente alla memoria dei luoghi di Marcarolo ed è protagonista di un'infinità di storie da farsi raccontare in questi luoghi. Giovanni di Merigo, ad esempio, aveva solo tredici anni quando andava da Cascina Tugello, uno dei luoghi più inaccessibili del Parco Capanne di Marcarolo, a Silvano d'Orba per portare la legna con i buoi: faceva due o tre viaggi fino ai Laghi della Lavagnina dove scaricava la legna, per poi ricaricare tutto e partire di nuovo, su un sentiero più comodo, con il carro stracarico. Oggi ha quasi novant'anni e lo ricorda ancora come uno dei periodi più faticosi vissuti.
Beppe, invece, faceva il maniscalco e girava con la sua borsa piena di attrezzi per ferrare i buoi e, all'occorrenza, medicava i piedi degli animali. Un giorno, un ragazzo mai visto prima, seguì con attenzione il suo lavoro e, solo alla fine, gli si presentò come il 'nuovo' veterinario: gli chiese di poter comprare tutti i 'suoi' ferri del mestiere e Beppe, incredulo e lusingato, glieli diede in dono.
Giovanni della Ca' Nova ricorda quando, neo sposo, suo suocero gli chiese di andare a prendere il vino a Lerma, con i buoi. Imbarazzato, nascose il fatto di non avere la minima idea della strada da percorre e salì sul carro... fiducioso che gli animali del suocero lo avrebbero portato a destinazione.

L'incredibile storia del ratto"Mezangùn"

Tra i racconti popolari, ce n'è uno, in partcolare, che ha dell'incredibile. E' la storia del ratto "Mezangun", quello che oggi chiameremmo 'topo ragno', un tempo conservato "essiccato" nel portafoglio - sì, avete letto bene! - di tutti gli uomini della zona, pronto per essere utilizzato in caso di necessità. Questa evenienza si presentava con l'arresto della ruminazione e il conseguente temuto fenomeno del timpanismo (accumulo di gas fermentativi nel rumine) che avrebbe potuto portare anche alla morte dell'animale. 
Il ratto mezangun veniva utilizzato, in questo caso, infilando l'intero braccio nella bocca dell'animale, stimolando l'esofago e ripristinando la ruminazione con conseguenza la fuoriuscita del gas.

Se non ci credete, guardate questo video (!) - I buoi e la vera storia del ratto "mezangùn"

 

L'incredibile razza 'Montagnina'

Secondo fonti storiche, la presenza di vacche fromentine in territorio italiano sarebbe documentata fin dall'età romana. Ma come sono arrivate sul nostro territorio? La maggioranza degli studiosi sostiene che sarebbe sopraggiunte al seguito del generale cartaginese Annibale, al tempo delle Guerre Puniche, quando, all'inizio del III secolo a.C. il condottiero valicò le Alpi provenendo dall'odierna Tunisia - attraverso Spagna e Francia - per andare alla conquista di Roma. Al tempo, oltre a portarsi dietro gli elefanti, lo seguirono mandrie di bovini destinati all'alimentazione e al lavoro nei campi.
Nel Piacentino - in Val Trebbia - Annibale dovette accamparsi a lungo perché fu fermato dall'accanita resistenza locale: ciò spiegherebbe la diffusione delle vacche a partire da quella zona, oltre al fatto che sia in Spagna che sui Pirenei esistano tuttora razze simili.
Seguendo le ipotesi suggerite, l'introduzione di vacche fromentine potrebbe anche essere dovuta ai Liguri, allora ampiamente diffusi dall'Appennino settentrionale fino alla Spagna, lungo tutto il litorale. In tempi più recenti, intorno al VI secolo d.C., sarebbero stati i Longobardi, nuovi arrivati, a favorire l'incrocio fra la razza già presente e le altre portate al loro seguito, dando origine alle "varietà" successive.

Le caratteristiche della razza

Oggi la "Montagnina" è una razza molto rustica, dal tipico mantello fromentino (cioè color frumento) e di taglia media (altezza al garrese nei tori cm 130-145, nelle vacche adulte cm 120-135).
Le corna sono a forma di lira dirette verso l'alto e ripiegate all'indietro. È una razza estremamente longeva che arriva a essere produttiva, in alcuni casi non poi così rari, fino all'età di 20 anni.
Viene allevata sia per la buona produzione di latte (da 1.500 a 3.100 kg di latte all'anno) sia per l'ottima carne considerata di particolare sapidità, mentre l'utilizzo da lavoro è relegato ad attività dimostrativa e folcloristica.
La caratteristica peculiare del latte della 'Montagnina' è la maggior ricchezza di grassi e proteine rispetto a quello di altre razze (media il 4% di grasso, il 3,5% di proteine ed il 5% di lattosio), mentre la dimensione dei globuli lipidici è minore, cosicché risulta più digeribile. La presenza inoltre di K-caseine di tipo B rende il suo latte particolarmente adatto alla caseificazione e alla produzione di ottimi formaggi.
La sua capacità di pascolamento anche in zone impervie, la rende adatta a essere allevata sull'Appennino, anche in zone dove i foraggi sono tipicamente "poveri".

Il rischio di estinzione

Anche la "Montagnina" ha passato i suoi guai ed è stata a rischio di estinzione e purtroppo, ancora oggi, il pericolo non è del tutto scongiurato. Dai 40mila capi presenti negli Anni '60, si è infatti scesi 50/60 capi negli anni Duemila.
Nel Secondo Dopoguerra si è assistito a una progressiva e generale sostituzione di tutte le razze autoctone a favore di ceppi cosmopoliti che apparivano più adatti alle nuove concezioni economiche e commerciali rispetto a razze considerate di modesta importanza e di interesse strettamente locale. Per questo l'estinzione è sembrata essere inarrestabile. Fortunatamente, però, le istituzioni più sensibili e preparate hanno cercato di correre ai ripari. Fondamentale è stata la sua iscrizione, nel 1985, al neoistituito "Registro anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione" che ha permesso la tutela di suo patrimonio genetico ormai ridotto al lumicino.
Una maggiore presa di coscienza da parte degli allevatori e di una fascia consistente di consumatori ha accompagnato la maggiore consapevolezza istituzionale in merito all'importanza delle razze autoctone e della variabilità genetica da queste veicolate.
Tutto ciò ha favorito ulteriori progetti di recupero che, pur tra mille difficoltà, hanno presto cominciato a dare risultati incoraggianti.

E' in questo contesto che si è inserita la Fiera del bestiame delle antiche razze locali di Marcarolo: un appuntamento che promuove le razze bovine del territorio appenninico delle quattro province ma, più in generale, le razze locali in pericolo di abbandono in Piemonte per incentivare un'economia locale alternativa in grado di competere sul mercato con l'alta qualità e la tipicità, ma anche per sostenere i prodotti locali, molto più sostenibili di quelli puramente commerciali.
Senza dimenticare il valore storico, culturale e folcloristico delle varietà agricole e le razze zootecniche locali che possono contribuire alla valorizzazione e alla promozione del territorio dell'Appennino Settentrionale.

La fiera di Sant'Isidoro, ieri

Fino agli Anni '60, la Fiera del bestiame di Sant'Isidoro era l'evento più importante del territorio: organizzata tradizionalmente il 24 luglio di ogni anno, vedeva la partecipazione di centinaia di capi di bestiame bovino portati da allevatori provenienti da tutto il territorio dell'Appennino ligure-piemontese.

A quel tempo la razza più diffusa nel territorio appenninico era la "Montagnina", una razza antica considerata a triplice attitudine (latte, carne e lavoro) che, a seconda dei diversi areali di diffusione si era differenziata in sottotipi, con caratteristiche morfologiche e produttive leggermente diverse.
A Capanne di Marcarolo, per esempio, utilizzavano esclusivamente i buoi dei quali i Cabanè - ovvero gli abitanti locali - erano diventati esperti e apprezzati addestratori.

La fiera di Sant'Isidoro, oggi

Organizzata dall'Ente Aree Protette dell'Appennino Piemontese - nonchè gestore dell'Ecomuseo di Cascina Moglioni - in collaborazione con il Settore Gestione proprietà forestali e vivaistiche della Regione Piemonte, i Comuni e le Unioni Montane locali, questa "fiera regionale specializzata" è uno dei più importanti momenti di promozione delle razze bovine dell'Appennino delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza) e, più in generale, delle razze locali in pericolo di abbandono inserite n Piano di Sviluppo Rurale.

Il programma della XVIII edizione, domenica 4 agosto 2019

• Ore 9.00 Inizio della Fiera con esposizione di bovini, ovi-caprini, equini, suini, avicoli e cunicoli con particolare attenzione alle razze tipiche dell'Appennino ligure-piemontese;
• Ore 14.30 Messa nella chiesa di Capanne;
• Ore 15.30 Presentazione e premiazione dei migliori soggetti delle razze di bestiame in esposizione;
• Ore 17.00 Concerto della Banda Brisca con canti, musiche e balli della tradizione

Nel corso della giornata ci sarà il ritrovo dei carrettieri dell'Appennino piemontese con buoi, muli, cavalli e asini da lavoro agricolo, la dimostrazione della trebbiatura con la macchina "originale" che utilizzava fino agli anni '60 Tuscanin a Capanne di Marcarolo e l'esposizione degli antichi macchinari agricoli del Gruppo Trattori d'Epoca delle Dolci Terre.

All'edizione 2019 parteciperanno allevatori delle razze:

• bovini razza Montagnina (Tortonese – Varzese); (razza in pericolo di abbandono)
• bovini razza Cabannina; (razza in pericolo di abbandono)
• bovini razza piemontese (nostrani);
• asini razza Crociata dell'Amiata; (razza in pericolo di abbandono)
• asini razza Ragusano; (razza da lavoro agricolo)
• cavalli razza Bardigiana; (razza in pericolo di abbandono)
• cavalli da tiro razza Tiro Pesante Rapido (TPR); (razza da lavoro agricolo)
• muli da lavoro;
• buoi da lavoro razze Montagnine, Cabannine, Piemontesi, Grigio Alpino ;
• capre razza Roccaverano; (razza in pericolo di abbandono)
• pecore razza delle Langhe; (razza in pericolo di abbandono)
• conigli razza Grigio di Carmagnola; (razza in pericolo di abbandono)
• galline bionde piemontesi; (razza in pericolo di abbandono)
• galline bianche di Saluzzo; (razza in pericolo di abbandono)

Per informazioni: www.areeprotetteappenninopiemontese.it

 

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