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Alta Val Borbera, un parco voluto dal basso

Una 'favola' dal sapore squisitamente ambientale racconta l'istituzione di un nuovo parco naturale in Piemonte, voluto dal Comune di Carrega Ligure e dai tanti abitanti borberini che hanno visto nel parco una possibilità di rilancio del territorio.

  • Lorenzo Vay
Lunedì, 15 Aprile 2019
Alta Val Borbera, un parco voluto dal basso

 

Prendiamo un sindaco di un piccolo comune ai confini con la Liguria, innamorato della sua terra al punto da vedere nell'istituzione di un'area protetta una possibilità di rinascita della propria valle. Prendiamo gli abitanti di quella stessa valle che, insieme, si mobilitano raccogliendo migliaia di firme per chiedere a gran voce l'istituzione di un parco.

Sembra una 'favola' dal sapore ambientale, ma invece non lo è perché è successo in Val Borbera, dove l'amministrazione comunale di Carrega Ligure, e in particolare il suo sindaco Marco Guerrini, giovane e determinato architetto, ha chiesto listituzione di un parco naturale alla Regione Piemonte che, lo scorso 27 marzo, l'ha istituito con legge denominandolo 'Parco dell'Alta Val Borbera'.

Ma ciò che sconcerta, e che in fondo lascia ben sperare, è il sostegno che il sindaco ha ricevuto dai tantissimi abitanti borberini e altrettanti cittadini, legati a questi territori per i più disparati motivi e che hanno visto nel parco una possibilità di rilancio, grazie anche alla gestione affidata all'Ente di gestione delle Aree protette dell'Appennino piemontese.

La Legge regionale (n. 11 del 27 marzo 2019)   ha ampliato  del 5% circa la superficie protetta del Piemonte portandola a superare i 200mila ettari e nell'Alessandrino ha istituito, oltre al nuovo parco naturale, l'Area contigua dell'Alta Val Borbera.

Perché l'istituzione di un parco

Il territorio del nuovo Parco e Area contigua dell'Alta Val Borbera è parzialmente compreso nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) denominata "Massiccio dell'Antola, monte Carmo, monte Legnà": sono tutte ZSC istituite a norma della Direttiva Habitat che concorrono alla realizzazione della rete Natura 2000, una rete ecologica europea di siti individuati a scopo di salvaguardare la biodiversità in Europa.

La ZSC dell'Alta Val Borbera si trova a un'altitudine compresa tra 600 e 1.669 metri e occupa parte del settore di testata del Torrente Borbera, corrispondente ai bacini idrografici del torrente Agnellasca e Gordenella, delimitati approssimativamente dalla linea di cresta che partendo dal Monte Porreio (1.533 m) arriva alla Cima dell'Erta (1.020 m), passando per le cime del Monte Legna (1.669 m), del Monte Carmo (1.640 m) e del Monte Antola (1.597 m).

Il paesaggio è quello tipico di valli appenniniche formatesi su matrice calcarea relativamente tenera: ciò ha permesso la formazione sia di crinali a forme arrotondate ma anche di ripidi versanti, localmente interessati da fenomeni calanchivi.
Il Sito è l'unico esempio in Piemonte di ambiente silvo-pastorale di tipo mediterraneo montano che permette la compresenza di vegetazione a inclinazione mediterranea in mosaico con quella microterma (che vive a basse temperature) e dalla presenza in alcuni impluvi di specie arboree di mesofile.
Un esteso e continuo manto boschivo occupa più di tre quarti della superficie. La vegetazione forestale si compone in prevalenza di faggete, localizzate alle quote più elevate dei versanti, quindi di castagneti, ostrieti, cerrete e querceti di roverella (Quercus pubescens). Praterie e prato-pascoli risultano frammentati in aree di limitata estensione dove è ancora attiva la pastorizia: se l'attività pastorale e di allevamento è notevolmente ridotta rispetto al passato, l'abbandono dell'agricoltura è da considerare pressoché completo.

L'alto valore di biodiversità dell'area

Tra gli ambienti inseriti in Direttiva Habitat, il più importante è rappresentato dalle praterie xeriche a Bromus erectus, habitat prioritario poiché ospita un ricco popolamento di orchidee. Tra gli habitat di Direttiva, contraddistinti da buona rappresentatività e buon grado di conservazione, vi sono le brughiere, i megaforbieti, i castagneti e le faggete eutrofiche che risultano essere l'ambiente più esteso.
Per quanto riguarda la flora è interessante, alle quote più elevate, la presenza di specie alpine relitte quali Vaccinium gaultherioides, Homogyne alpina, Vaccinium vitis-idaea, Gentiana kochiana. Tra le specie più rare sono segnalate le presenze di Anogramma leptophylla, Aremonia agrimonoides, Corallorhiza trifida, Omphalodes verna, Peucedanum schottii, specie inserite nella Lista Rossa regionale e di Tulipa australis, indicata come vulnerabile nella Lista Rossa italiana.

La fauna, invece, si contraddistingue per la presenza di specie rare e localizzate. E' una presenza stabile, da almeno vent'anni, il lupo Canis lupus, monitorato nell'ambito del Progetto Lupo Piemonte dal 2004 al 2012 e che oggi necessita della definizione di un Piano d'azione locale che contempli in dettaglio minacce, interventi gestionali (inclusa la pianificazione e il contenimento indiretto dei danni al bestiame domestico) e la programmazione di attività facenti capo al Centro referenza Grandi Carnivori, del quale l'Ente di gestione delle Aree protette dell'Appennino piemontese risulta partner associato.

Sono più recenti, ma altrettanto interessanti, le segnalazioni dell'istrice (Hystrix cristata) mentre i pipistrelli, tutti tutelati dalla Direttiva Habitat, sono presenti con sei specie: barbastella (Barbastella barbastellus), vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), nottola di Leisler (Nyctalus leisleri), pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) del quale è presente una piccola colonia riproduttiva di 10-20 femmine in un edificio abbandonato della frazione Chiapparo nel comune di Carrega, conosciuta dal 2012.

Per la classe degli anfibi sono presenti alcune specie di interesse comunitario come: la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e la rana italica  (Rana italica), la cui presenza in Piemonte è documentata solo in questa ristretta area dell'Appennino alessandrino; il geotritone di Strinati (Speleomantes strinatii) che è altrettanto raro ma presente anche in alcune zone delle Alpi Marittime.
Tra i rettili sono presenti altre specie rare: la natrice tessellata (Natrix tessellata), il colubro liscio (Coronella austriaca), il saettone (Zamenis longissimus)
L'avifauna conta quattro specie inserite in Direttiva Uccelli: l'averla minore (Lanius collurio), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), l'ortolano (Emberiza hortulana) e la tottavilla (Lullula arborea), tutte nidificanti.

Carrega Ligure e la sua storia

I confini del nuovo Parco e Area contigua dell'Alta Val Borbera, che comprendono più di 5mila ettari di territorio, coincidono con i confini del Comune di Carrega Ligure, un grazioso borgo montano, tipico dell'Appennino piemontese. Non molto tempo fa, ancora nei primi anni del '900, il piccolo paese contava più di 2mila abitanti, suddivisi in una ventina di piccole frazioni che a fatica si riesce ancora a scorgere nel fitto dei boschi: la maggior parte di queste piccole frazioni sono oggi quasi del tutto spopolate o, come nel caso di Reneuzzi e Casoni, ormai abbandonate.

Emarginata e dimenticata, la Val Borbera conserva ancora ricordi storici e significative tracce del mondo contadino del passato. Gli oggetti esposti nei piccoli musei contadini e i numerosi mulini ricordano ancora i tempi in cui la cerealicoltura era praticata estesamente in quelli che oggi non sono altro che incolti.
Sul Monte Lesima si dice sia salito nientemeno che Annibale dopo la battaglia del Trebbia che vide la disfatta delle legioni romane e la Casa del Romano, appena al di là del confine genovese, come evocherebbero certi ritrovamenti archeologici.
A testimoniare l'importanza che ebbe Carrega Ligure per il commercio e il controllo del territorio alle spalle di Genova, restano i ruderi del castello del feudo imperiale dei Malaspina Doria, costruito intorno a una più antica torre la cui visita merita una gita, se non altro per lo splendido panorama di cui si può godere, percorrendo un sentiero che parte dalla strada che sale a Capanne di Carrega.

Negli anni della Guerra di Liberazione, Carrega sul versante piemontese e Fasce su quello ligure furono il rifugio delle bande fulcro della resistenza tra Alessandria e Genova. Il territorio, fra giugno e luglio 1944, fu progressivamente occupato dalle formazioni della divisione Pinan Cichero e fu verso la metà di agosto che le forze tedesche iniziarono un grande rastrellamento in tutto il territorio della VI zona, il cui comando era sito in Val Borbera, proprio a Carrega.

 

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