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Ponte del Diavolo, natura e storia sulla Stura di Lanzo

Non è facile per il Torrente Stura di Lanzo passare dai monti al piano. L'unica via di uscita naturale dalle "Tre Valli" è infatti l'angusta strettoia rocciosa fra il Mombasso e il Monte Buriasco.
Baluardi di compatto serpentino unite da un'opera di grande ardimento. Un'opera "diabolica".

  • Claudio Santacroce Toni Farina
  • Maggio 2014
Giovedì, 8 Maggio 2014
  • Stampa
Sul Ponte del Diavolo foto T. Farina Sul Ponte del Diavolo foto T. Farina
Ponte del Diavolo di Lanzo
Foto Toni Farina
Ponte del Diavolo di Lanzo
Foto Toni Farina
Ponte del Diavolo di Lanzo
Foto Toni Farina
Ponte del Diavolo di Lanzo
Foto Toni Farina
Flora della Riserva del Ponte del Diavolo
Foto Toni Farina
Le marmitte dei giganti
Foto Toni Farina
Il ponte visto dallalto
Foto Toni Farina

La storia...

Secondo lo storico Luigi Cibrario, la decisione di costruire il ponte fu assunta il 1 giugno 1378 dal Consiglio comunale di Lanzo, presieduto dal castellano Aresmino Provana che approvò una spesa di 1.400 fiorini ricavabili dall'imposizione di una gabella sul vino. Il Cibrario riferisce che i lanzesi, per sfogare la rabbia causata dalla nuova tassa, se la presero col ponte chiamandolo "del diavolo", nel senso di ponte "della malora". La realizzazione fu affidata a maestranze locali e pare che il costruttore sia stato un certo Giovanni Porcherio, forse originario di Procaria, frazione di Ceres, in Val Grande.
Il risultato fu davvero notevole: un ponte ad arco a volta ribassata, con una luce di 37 metri e alto 16 metri sul livello dell'acqua. La porta sulla sommità fu costruita due secoli più tardi, nel 1564, per impedire il transito durante le epidemie.
Il ponte divenne un passaggio obbligato. Fino all'inizio del XVII secolo chi voleva salire a Viù, a Ceres, a Chialamberto o negli paesi delle valli, doveva attraversarlo. La via principale proveniente da Torino correva infatti sulla destra della Stura, mentre Lanzo si trova sulla sinistra, sopra al Monte Buriasco. Soltanto nel 1621 Sigismondo d'Este Marchese di Lanzo concesse il passaggio diretto senza vincolo di transito per il ponte e per il paese.
Altri tempi. Oggidì i turineis ansiosi di far merenda all'aria salubre delle valli hanno a disposizione due gallerie. Ma il ponte rimane: e rappresenta il più importante monumento della zona. Il simbolo di Lanzo e delle sue tre valli.

... e la leggenda

Un'opera ardita il Ponte del Roch, velleitaria, impossibile - si potrebbe aggiungere - per le "limitate" capacità umane. Ed è qui che viene in soccorso la leggenda, secondo la quale il ponte non fu costruito dall'uomo ma dal diavolo.
E diavolo sia dunque. Che - si racconta - da molto tempo si era stabilito nelle Valli di Lanzo in cerca di anime da trascinare all'inferno. Le sue ricerche riuscivano però infruttuose per la pia opera di un sant'uomo (San Rocco, secondo una versione). Un giorno i due s'incontrarono e il santo fece al diavolo una proposta: costruire un ponte sulla Stura al fine di facilitarne il passaggio. Quale compenso Satana avrebbe potuto prendersi l'anima del primo transitante.
Il diavolo acconsentì, assicurando che la mattina seguente il ponte sarebbe stato in opera.
Scese la notte, si scatenò un furioso temporale che costrinse tutti gli abitanti a chiudersi in casa. In mezzo alla bufera il diavolo e i suoi aiutanti lavorarono di gran lena e, allo spuntare dell'alba, il ponte apparve in tutta la sua ardita architettura. Intanto Satana si era nascosto a un capo del ponte e attendeva sogghignando il premio alle sue fatiche. Al primo rumore di passi si acquattò pronto allo slancio e, non appena sentì vicinissimo il passo, balzò sull'ignaro "viandante"... e si trovò tra le unghie non un uomo - come si aspettava- ma un vitello/un cane/un maiale/una forma di toma (a seconda delle versioni).
Vedendosi beffato, il diavolo si volse adirato verso il ponte per maledirlo e farlo sprofondare. Sulla riva del torrente apparve però la popolazione in preghiera con in testa il santo che reggeva il crocefisso. A quella vista comprese di avere partita persa. Con un sol balzo attraversò il ponte e si tuffò nel torrente. Scomparendo per sempre in una nuvola di vapori di zolfo...
Non prima però di lasciare il suoi segno: l'impronta del piede a forma di zoccolo, sulla roccia all'imbocco del ponte, presso la settecentesca cappella di San Rocco.
Un severo monito per quanti si accingono, allora come oggi, ad attraversare il Ponte del Roch.

Ponte del Diavolo, riserva naturale

Gli aspetti storici e architettonici, fuor di dubbio prevalenti nell'area protetta, mettono in secondo piano gli aspetti naturali. Che però non mancano, e integrano in modo ideale i primi creando un insieme di indubbia armonia (la riserva è tra l'altro compresa nei siti della Rete Natura 2000 europea, SIC "Stura di Lanzo".
Armonia di elementi: il Ponte del Roch è architettura di pietra, inserita alla perfezione nell'ambiente naturale. Un ambiente dove l'evoluzione geologica offre anche al neofita spunti di facile (e spettacolare), lettura: le marmitte dei giganti, incavi nella roccia, profondi e arrotondati, creati dall'azione erosiva combinata di acqua e ciottoli. Intorno al ponte, in particolare dietro la cappella di San Rocco, se ne contano 21 di diversa dimensione. La più grande misura 6 metri e mezzo e, trovandosi a pelo d'acqua, è tutt'ora in formazione.
Una marmitta posta a 18 metri sul livello dell'acqua costituisce una notevole testimonianza dell'antico livello della pianura alluvionale. L'esperto noterà come il fenomeno delle marmitte sia la testimonianza fossile del progressivo "morso" del fiume su un letto non più costituito da mobili ciottoli ma da roccia compatta (tutta la forra è effetto del sollevamento piuttosto veloce del margine alpino).
Testimonianza fossile dell'epoca glaciale è invece il fenomeno detto "Rock Stream", che si manifesta qui con le due colate di blocchi che occorre valicare sul sentiero natura. Un fenomeno tipico dei substrati di peridotiti e serpentiniti (le rocce costituenti il mantello terrestre). Una rarità geologica: occorre andare fino Parco ligure del Beigua per osservarne altri.
Infine, sia il neofita che l'esperto glissano sulle voci secondo le quali nelle marmitte i "giganti" vi cuocevano la polenta, o su altre voci di popolo che le descrivono come "pentole del diavolo"...
(info geologiche: Daniele Pesce, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

Flora delle rupi

Ponte del Roch, architettura di pietra in una gola rocciosa. Le serpentiniti ai due lati della gola ospitano un'interessante flora che, sfidando la notevole acclività, vivacizza le pareti a primavera. La diversa esposizione dei versanti, a sud il Monte Buriasco., a nord-ovest il Monte Basso, favorisce tra l'altro la varietà di specie.
I pendii ai due lati del ponte presentano cuscinetti di muschi e piante rupicole pioniere. Fra queste le felci ruta di muro (Asplenium ruta-muraria), falso capelvenere o erba rugginosa (Asplenium trichomanes) e la felce dolce, o liquirizia di montagna (Polypodium vulgare). Non possono mancare le sassifraghe: borracina bianca (Sedum album) e borracina cinerea (Sedum dasyphyllum).
Di maggior rilievo, la potentilla dai bei fiori gialli, o la campanula che adorna le rupi con eleganti ciuffi di campanelle violaceo-azzurrine.
Il ponte è un osservatorio privilegiato per la rondine montana e il merlo acquaiolo. Con un po' di attenzione, quest'ultimo lo si può osservare volare a pelo d'acqua. Acqua di sorgenti, nevai e residui ghiacciai delle tre Valli di Lanzo. Acqua di buona qualità che favorisce la presenza di pesci ormai non più comuni come barbi, temoli e trote mormorate.

 

Visitare la Riserva del Ponte del Diavolo

Nel parco informati

Ente di Gestione delle Aree protette dell'Area metropolitana di Torino
Carlo Emanuele II, Venaria (TO)
Tel: 011 4993311 ;
www.parchireali.gov.it

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