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Parco con vista

Nell'arcipelago dei parchi piemontesi trovano posto aree dalle caratteristiche anche molto diverse tra loro, a conferma della grande varietà di ambienti che offre la regione

  • Filippo Ceragioli
  • Gennaio febbraio 2011
Giovedì, 8 Maggio 2014

L'area attrezzata "Brich di Zumaglia e Mont Préve", occupa la sommità di due alte colline affacciate sulla pianura biellese e può essere ricondotta alla categoria dei parchi storici semi-urbani come la vicina Burcina o la Mandria di Venaria. La piccola riserva, in tutto circa 44 ettari di superficie, ha senza dubbio il suo punto di forza nel vastissimo panorama che si può godere dalla cima dell'altura principale, ma offre ai propri visitatori anche interessanti stimoli di carattere storico e ambientale.

Il castello

L'isolamento e il vastissimo campo visivo offerto dal Brich ne hanno da sempre fatto un luogo adatto al presidio del territorio circostante. Verso la metà del XIV secolo il potente vescovo di Vercelli, Lombardo La Torre, rafforzò alcune fortificazioni già esistenti in loco creando una rocca pensata per essere uno dei cardini del sistema difensivo dell'episcopato vercellese. Alcuni decenni più tardi il castello fu però occupato dai biellesi, che erano insorti nel 1377 contro il dominio vescovile, e venne da questi consegnato ai Savoia. Dopo un periodo di gestione diretta tramite un castellano la fortezza venne "declassata" a feudo la cui proprietà, dopo essere passata varie volte di mano, arrivò nel 1528 ai crudeli signori di Masserano. La più nota tra le vicende storiche che coinvolsero il castello risale a questo periodo ed è la lunga prigionia del capitano Pecchio; poco dopo la liberazione di quest'ultimo la rocca venne infine bombardata e distrutta nel corso delle ostilità tra francesi e piemontesi. Sui pochi ruderi rimasti il marchese Cantono-Ceva, che era diventato nel frattempo proprietario del castello e delle sue adiacenze, ricostruì nel 1870 l'alta torre a pianta quadrata che ancora oggi domina il Brich. La Guida illustrata pel villeggiante nel Biellese ci informa che nel 1901, per chi avesse desiderato visitare la torre, le chiavi erano disponibili presso la parrocchia del vicino paese di Zumaglia. La proprietà del luogo arrivò poi all'industriale e onorevole Vittorio Buratti il quale, nel 1938, fece riparare i danni che la torre aveva nel frattempo subito e completò la ricostruzione dell'edificio in stile neogotico. Contemporaneamente anche l'area circostante fu risistemata e destinata in parte a parco e in parte a coltivazioni agrarie. La vicina cascina Alè venne inoltre trasformata in "azienda agricola modello" e fu tracciata una via di collegamento "direttissima" tra la cima del brich e la sottostante Villa Malpenga, residenza principale di Buratti. L'ultimo cambiamento di proprietà avvenne nel 1989, quando la Comunità Montana Valle Cervo acquistò il castello destinandolo ad eventi culturali; la destinazione pubblica dell'area fu infine rafforzata nel 1995 dall'istituzione dell'Area Attrezzata "Brich di Zumaglia e Mont Préve" nell'ambito del sistema dei parchi regionali piemontesi.

La collina

A livello ambientale i due rilievi che ricadono nell'area protetta presentano caratteristiche abbastanza diverse. Il Monte Préve (660 m), situato a ovest della sella che divide le due colline, è coperto dalla vegetazione tipica della fascia prealpina biellese: un bosco di latifoglie miste con prevalenza di castagno accanto a cui sono presenti, in varia misura, frassini, aceri, querce, ontani, betulle e robinie. La vegetazione arborea che si sviluppa attorno al vicino Brich di Zumaglia (669 m di quota) è stata influenzata in modo più diretto dall'opera dell'uomo. Durante la bonifica che accompagnò la ricostruzione del castello negli anni Trenta del Novecento, varie zone furono infatti messe a coltura impiantando serre e vigneti nelle aree meglio esposte. Le immediate vicinanze del castello furono invece sistemate a parco nel quale, secondo il gusto dell'epoca, vennero introdotte numerose specie arboree esotiche. Parte delle coltivazioni è oggi stata abbandonata; gli esemplari arborei messi a dimora si sono invece sviluppati così che parecchi di loro hanno raggiunto nel tempo proporzioni di tutto rispetto e danno oggi al giardino un aspetto gradevole e accogliente. La riserva è situata a cavallo dello spartiacque tra i bacini idrografici di due brevi torrenti, il Chiebbia e il Riasco, entrambi affluenti del Quargnasca. A causa delle forti pendenze e delle limitate dimensioni del parco non esiste un reticolo idrografico permanente ma solo rii temporanei, che convogliano le acque piovane verso i due corsi d'acqua principali. Negli ultimi anni, a seguito di alcuni smottamenti causati dalle forti piogge che interessarono la zona nel 2000, i versanti del Brich sono stati consolidati con piccoli interventi di ingegneria naturalistica realizzati con tecniche come l'idrosemina e la posa di "grate vive". Quest'ultima consiste nella sistemazione delle scarpate mediante strutture di tronchi che formano riquadri, all'interno dei quali vengono messe a dimora talee di specie con buone possibilità di attecchimento come il salice. Sulla cima della torre, in continuità con la sua tradizionale funzione di sentinella e di presidio del territorio circostante, trovano posto alcune apparecchiature tecniche dedicate alle comunicazioni del Servi­zio Sanitario di Emer­genza (118) e una postazione fissa per il monitoraggio e la prevenzione degli incendi boschivi.

Iniziative e servizi per i visitatori

Il castello, da quando è diventato di proprietà pubblica, viene usato in prevalenza come sede di attività culturali e/o conviviali, in genere curate dalla pro-loco di Zumaglia. Particolarmente interessante è lo spettacolo teatrale itinerante che ogni estate viene messo in scena coinvolgendo, oltre all'edificio, anche i viali di accesso e il giardino circostante. L'eventuale concessione in uso per eventi privati può essere concordata con la Comunità Montana. Un altro centro di iniziative legate al parco e al suo ambiente naturale è la Cascina Alè, situata a breve distanza dal castello. La LIPU ha infatti allestito nei pressi della cascina - nota anche per l'allevamento di varie specie di animali - una stazione di ambientamento per uccelli rapaci. Questa viene utilizzata nel periodo primaverile-estivo quando giovani rapaci feriti o abbandonati dai genitori a seguito della caduta accidentale dal nido vengono nutriti per qualche tempo dagli addetti, in modo che possano completare in sicurezza la loro crescita. Quando si ritiene che l'animale abbia raggiunto un adeguato livello di sviluppo lo sportello del ricovero viene aperto per dare modo al rapace di partire alla ricerca di cibo e di riconquistare la propria autonomia. La Cascina Alè dovrebbe essere a breve oggetto di un intervento di ristrutturazione, finanziato dall'Ente Parco e gestito dalla Comunità Montana, che permetterà l'allestimento di un punto vendita dei prodotti agro-alimentari tipici della zona e l'inaugurazione di un Bed & Breakfast in grado anche di ospitare seminari naturalistici e soggiorni ambientali. Nel parco che circonda il castello, sempre aperto, esistono un itinerario ginnico di 1,5 km di lunghezza e vari tavoli per pic-nic non forniti di acqua. Alcuni sentieri permettono di raggiungere a piedi la sommità delle due colline partendo sia dal posteggio che dai vicini centri abitati di Ronco, Zumaglia e dalla frazione San Carlo. Nei pressi del parco passa inoltre la GTB (Grande Traversata del Biellese), un lungo percorso escursionistico che, tenendosi a media quota, consente di esplorare buona parte della provincia di Biella. Il brich è anche sede di varie manifestazioni sportive come l'ormai tradizionale gara podistica "Gran Premio Ronco Castello di Zumaglia", giunta nel 2010 alla sua XIX edizione. Il "Winter Brich" è invece una novità: si tratta di una corsa invernale di 19 km su sterrate e sentieri, con partenza e arrivo in Zumaglia, che assieme ad altre gare che si svolgono all'interno dei parchi e delle riserve naturali biellesi fa parte del circuito "Trail dei Parchi". Nei paraggi, oltre che in varie trattorie e agriturismi, è possibile fermarsi per fare rifornimento di carni e di salumi presso lo spaccio aziendale della piccola azienda zootecnica Conarma, in via Case sparse 101 (Zumaglia, tel 015 562190 o 320 8799379).

La triste storia del Capitano Pecchio

La storia di Francesco Pecchio, che diede origine a varie leggende e che nell'Ottocento ispirò alcune opere letterarie di fantasia, ha la propria fonte primaria nel libro di memorie di François de Boyvin, Chevalier et baron du Villars. In gioventù fu segretario del conte di Brissac, comandante in capo delle truppe francesi allora impegnate in Piemonte nella guerra contro la Spagna. De Boyvin racconta che nel 1556 era stato inviato a Zumaglia per presenziare alla consegna del castello, estorto con la forza ai marchesi Ferrero-Fieschi di Masserano, a un contingente di archibugieri francesi. Giunto sul posto il gruppo di uomini udì salire dalle prigioni la voce lamentosa di un uomo che implorava "abbiate pietà di me!". La cella fu aperta e, chose trés-horrible, comparve un uomo completamente nudo e fisicamente ridotto allo stremo. Si trattava del capitano Francesco Pecchio, un gentiluomo vercellese che il marchese Filiberto Ferrero-Fieschi aveva fatto segretamente imprigionare 18 anni prima perché, per ordine del Duca Carlo II di Savoia, aveva tentato di dare esecuzione ad un atto giudiziario a suo danno. Portato a termine il rapimento la cavalcatura del capitano era stata fraudolentemente cosparsa di sangue e lasciata in libertà. Un altro personaggio, notoriamente nemico del Pecchio, era stato in seguito arrestato con l'accusa di avere ucciso quest'ultimo e di averne fatto scomparire il cadavere. Il malcapitato confessò sotto tortura tale delitto, pur senza averlo commesso, e fu quindi giustiziato, lasciando così credere a tutti che il Pecchio fosse ormai morto. François de Boyvin prende la triste storia come esempio delle vendette e delle crudeltà italiche e di come esse dovessero invitare alla massima prudenza chi si trovava ad operare nel paese. Per quanto riguarda invece il Pecchio esistono fonti documentarie che ne narrano le traversie giudiziarie affrontate, dopo l'ormai insperata liberazione, per tornare in possesso del proprio patrimonio. Questo era infatti stato nel frattempo disperso a seguito della morte di due dei suoi tre figli e delle seconde nozze della moglie, la quale in buona fede lo aveva creduto defunto. Forse come segno di gratitudine per la felice conclusione delle proprie traversie, il capitano commissionò al pittore Bernardino Lanino una deposizione che lo raffigura, inginocchiato, a lato del Cristo morto. Morì nel marzo del 1567 e venne sepolto a Vercelli, dove è ricordato da un'epigrafe funeraria in latino.

Per saperne di più:

P. Torrione e F. di Vigliano; SATEB, La rocca di Zumaglia nel sistema dei castelli biellesi, Biella,1942.

Info:

Comunità Montana Valle del Cervo La Bürsch

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