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Anche i terrazzamenti di Viganella diventano Patrimonio dell'Umanità

Nel cuore del Parco della Valle Antrona, la pratica dei muretti a secco ha portato una nuova attenzione agli ecosistemi naturali.

  • Alessandra Corrà
  • Marzo 2019
Venerdì, 15 Febbraio 2019
Un gruppo di escursionisti subito sopra l'abitato di Viganella (foto arc. Comune) Un gruppo di escursionisti subito sopra l'abitato di Viganella (foto arc. Comune)

Nei mesi invernali Viganella, piccola comunità montana situata nellaValle Antrona e nel parco monimo gestito dalle Aree protette dell'Ossola, viene soprannominata "paese senza sole". In effetti, il sole su questa zona sparisce per tre mesi all'anno, da novembre a gennaio compreso, nascondendosi dietro alla montagna.
Solo dal mese di febbraio, dopo circa 83 giorni, gli abitanti del paese possono risvegliarsi dal buio dell'inverno e godere i benefici della luce. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare in un primo tempo però, la festa del sole di febbraio, oggi non è più l'attrazione principale del borgo.

In questo lembo di terra, infatti, già da tempo, vari ricercatori e realtà locali, come l'Associazione "Terra viva" che si occupa da alcuni anni del recupero ambientale ed economico, stanno bonificando i "terrazzamenti" della zona: splendidi manufatti in pietra costruiti diversi secoli fa e dichiarati, proprio lo scorso novembre, patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
E' la seconda volta, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, che viene attribuito un riconoscimento a una pratica agricola e rurale.
Traguardo raggiunto grazie alla decisione di otto Paesi europei, tra cui l'Italia, che hanno presentato la candidatura di questa opera architettonica tradizionalmente diffusa sul territorio europeo, ma di cui spesso non viene riconosciuta la sua importanza a livello paesaggistico, storico e sociale.
Oggi infatti i terrazzamenti, detti anche muri a secco, rischiano di scomparire a causa della mancanza di una manodopera specializzata e del ricorso all'agricoltura meccanizzata che li vede più come un ostacolo che non un beneficio.

La pratica antica dei terrazzamenti

La tecnica dei muri a secco ha origini molto antiche. I terrazzamenti venivano infatti utilizzati già molti secoli fa e si può dire che siano stati il primo esempio di manufatto umano presente in tutte le culture europee. Non solo abbellivano il paesaggio, rendendolo più armonioso, ma soprattutto, laddove i terreni erano più scoscesi e presentavano una morfologia difficoltosa, miglioravano le condizioni del suolo e facilitavano le attività agrarie ai fini della coltivazione.
Creati in parte a mano, rappresentano il primo tentativo di modificare l'ambiente per trarne dei benefici, senza però danneggiare l'ambiente.
Oggi mantengono ancora in vita un legame con la tradizione locale dei luoghi, migliorando la condizione morfologica dei terreni e incentivando anche la biodiversità.
Le pratiche agricole arcaiche hanno spesso avuto un'elevata diversificazione ambientale, tanto che i terreni racchiusi all'interno di queste architetture sarebbero ancora oggi l'habitat ideale per tutte quelle piante e quegli insetti che hanno la necessità di vivere in spiazzi aperti, non delimitati da una foresta.

Muretti a secco, ovvero ecosistemi complessi

I muretti a secco sono ecosistemi in grado di fornire nutrizione e riparo: la condizione ideale per la riproduzione di molti animali selvatici. Oltre a questi importanti aspetti naturali, i terrazzamenti svolgono anche un'importante funzione di stabilizzazione del terreno. Sono infatti in grado di prevenire alluvioni e valanghe e combattono l'erosione e la desertificazione delle terre.
"I muri a secco – spiegano dall'Unesco – sono sempre stati realizzati in perfetta armonia con l'ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura. L'attività viene trasmessa principalmente attraverso l'applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata".
Purtroppo non si dovrebbe dimenticare che molto spesso, manipolando anche solo uno degli elementi che costituiscono l'equilibrio naturale, si può verificare un'instabilità della fauna selvatica, minacciandone anche la sopravvivenza. Sicuramente i terrazzamenti sono una pratica che andrebbe incentivata e riproposta per proteggere la nostra Terra.

Con questa finalità, l'Associazione Terraviva si propone da anni il recupero funzionale di una parte del sistema terrazzato della Valle Antrona, nel Comune di Borgomezzavalle, attraverso il coinvolgimento della comunità locale e dei portatori di interesse al fine di contrastare i molteplici fattori di rischio che l'attuale dinamica di abbandono sta evidenziando in modo sempre più consistente: perdita di ambienti ecotonali e biodiversità, perdita di varietà agronomiche locali, instabilità idrogeologica, aumento del rischio di incendi e di schianto d'albero, ma anche perdita del legame identitario delle comunità locali con il paesaggio rurale tradizionale.

 

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