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Farmers&Predators, ovvero far convivere pastori e lupi

L'Ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino piemontese e Almo Nature danno avvio a una collaborazione per salvaguardare il lupo e la biodiversità

  • Lorenzo Vay
Giovedì, 17 Gennaio 2019
Nella foto, da sinistra: Matteo Beccutti con India, Erika Bruzzese, Andrea Signori  (arc. Ente parco) Nella foto, da sinistra: Matteo Beccutti con India, Erika Bruzzese, Andrea Signori (arc. Ente parco)

E' avvenuta lo scorso dicembre, la terza fornitura di mangime per i cani da guardiania delle sei aziende attualmente aderenti a "Farmers&Predators", il progetto europeo di Almo Nature, la nota azienda di pet food che ha come doppia finalità la riduzione dei possibili conflitti tra allevatori e predatori nell'ambito delle attività agricolo/zootecniche, e la valorizzazione del lavoro e dei prodotti delle aziende coinvolte.

Grazie alla collaborazione tra le Aree protette dell'Appennino piemontese e Almo Nature è stato assicurato per tutto il 2018 il mantenimento alimentare gratuito dei cani da guardiania alle aziende locali aderenti, con la fornitura di circa 500 grammi di crocchette al giorno per ciascun cane.
L'ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese e Almo Nature, con questo progetto e, in particolare, con l'azione "Reduce the Conflict" intendono offrire strumenti concreti per la riduzione dei conflitti nell'ambito delle attività agricolo/zootecniche e promuovere l'adozione del metodo naturale di difesa del bestiame. Agli allevatori è per questo richiesto l'impegno a non intraprendere atti ostili nei confronti dei predatori, e del lupo in particolare, e di sperimentare il metodo tradizionale di protezione delle greggi e delle mandrie, ricoverando di notte, al chiuso o in recinto, gli animali e impiegando i cani da guardiania per la difesa dalle predazioni.

Con l'ultima fornitura di mangime sono stati consegnati 120 sacchi da 12 chilogrammi per un totale di 1440 chili di cibo per le sei aziende locali coinvolte che utilizzano 15 cani di razza maremmano-abruzzese, la razza italiana specializzata nella difesa, dai predatori, del bestiame al pascolo.

Queste le aziende agricole zootecniche coinvolte:

Andrea Signori - Az Agricola Nerchi di Dernice (AL)
cani da guardiania: Gala (5 anni) Big (3 anni) Brina (2 anni)
capi di bestiame: 70 capre e pecore; 10 bovini

Beccuti Matteo - Az Agricola La stalla dei ciuchi di Cantalupo Ligure (AL)
cani da guardiania: India (1 anno)
capi di bestiame: 170 pecore, 6 asini

Bruzzese Erika - Az Agricola Yogoloso di loc Bregni a Rocchetta Ligure (AL)
cani da guardiania: Zoe (1 anno)
capi di bestiame : 50 pecore, 2 asini

Barbara Coscia - agriturismo Sereta di loc. Tegli a Fraconalto (AL)
cani da guardiania: Onda (2 anni)
capi di bestiame: 20 pecore sambucane

Andrea Bonanni - Az Agricola Garscei di Fraconalto (AL)
cani da guardiania : Alba (4 anni) Bianca (4 anni) Mia (2 anni) Evita (1 anno) Ettore (1 anno)
capi di bestiame: 90 capre, 2 asini, 1 cavallo, 1 pony

Valentina Albareto - Molare (AL)
cani da guardiania: Apollo (3 anni) Laika (3 anni) Ares (1 anno) Lety (1 anno)
capi di bestiame: 10 capre e pecore, 3 bovini, 1 pony, galline e conigli

Studio, monitoraggio e gestione del lupo nel territorio dell'Appennino piemontese

Dopo circa trent'anni di presenza del predatore in provincia di Alessandria, il punto di svolta nella gestione della specie nei territori appenninici è avvenuto con l'istituzione dell'Ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese nel 2015.
La possibilità di operare in un ampio contesto territoriale da parte di un ente deputato alla gestione e conservazione ambientale e che gestisce direttamente aree protette regionali e siti di importanza comunitaria ha permesso di arrivare a quello che oggi è una necessità inderogabile: l'integrazione Alpi - Appennino nella gestione del lupo, e più in generale della fauna selvatica, sfruttando le strutture che per competenza e compiti istituzionali hanno in questi decenni contribuito alla conservazione di alcune tra le specie più importanti nel panorama italiano. In questo modo è stato possibile associare le Aree protette dell'Appennino piemontese al Centro di Referenza per i Grandi Carnivori (CGC), recentemente istituito presso l'Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime.

Uno degli aspetti più importanti del nuovo assetto del Centro è la possibilità di attuare monitoraggi coordinati ottimizzando risorse e personale, anche finalizzati a specifici obiettivi, quali l'individuazione di individui ibridi, come avvenuto nel 2014 nel Parco delle Capanne di Marcarolo tramite una campagna di raccolta campioni e foto-trappolaggio a sforzo costante. Dall'inverno 2017/2018, a seguito di un corso di formazione per gli Enti interessati realizzato in collaborazione con il CGC, sono ripartiti i monitoraggi scientifici in Appennino, che ha consentito la ricostituzione di un network di operatori attivi sul territorio per la raccolta di dati scientifici che potranno fornire conoscenze e risposte gestionali, in particolare sui temi della presenza, convivenza e prevenzione dei danni sul bestiame domestico.

 

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