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Carrega Ligure, quando è il Comune a volere un parco

L'iniziativa del sindaco di un piccolo borgo sull'appennino piemontese. "L'area protetta, puntando su ambiente e biodiversità, potrebbe rilanciare un territorio che rischia l'abbandono". E in Regione arrivano più di 800 mail a sostegno della domanda

  • Mauro Pianta
  • Febbraio 2018
Lunedì, 12 Febbraio 2018
Un'immagine del Monte Carmo Foto. aree protette Appennino piemontese Un'immagine del Monte Carmo Foto. aree protette Appennino piemontese

Una possibilità (forse l'ultima) per rilanciare lo sviluppo di un piccolo comune di montagna, scongiurandone l'abbandono. È questo il significato dell'iniziativa varata da Marco Guerrini, giovane sindaco di Carrega Ligure (Al), un borgo di 85 anime nell'appennino piemontese, che nel maggio scorso ha convinto il consiglio comunale a votare unanime la richiesta di istituire un parco naturale. Sì, avete capito bene. Nell'Italia di oggi dove la presenza di aree protette non scatena in genere tempeste di entusiasmo tra gli amministratori locali, c'è un comune di montagna che chiede a gran voce l'istituzione di un parco naturale. Perché? «Il parco rappresenterebbe una vera opportunità di sviluppo di tutto il territorio», spiega il 33enne Guerrini. «Le attività produttive stanno sparendo e quelle turistico-ricettive resistono a stento. Si rischia l'abbandono definitivo del territorio se non si inverte la direzione di marcia.L'area protetta potrebbe dare un supporto importante ad uno sviluppo che punti su ambiente e biodiversità».

Guerrini, architetto con mille mestieri alle spalle eletto nel 2015 in una lista civica, ha chiesto il sostegno dei cittadini esortando ad inviare una mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per "convincere" la Regione a far nascere il parco. «Abbiamo ricevuto più di 800 mail – racconta il primo cittadino – provenienti soprattutto da persone che amano questi luoghi perché possiedono una seconda casa o magari perché frequentano i nostri sentieri. Ci ha scritto anche chi veniva qui da bambino. La mail che mi ha colpito di più è stata quella di un signore che si era sposato nel nostro paese, e che per motivi di lavoro se n'è andato. "Al di là dell'esito finale – ha scritto – l'iniziativa ha avuto successo perché documenta il riaffiorare di un senso di comunità e la voglia di aprirsi al cambiamento"».

Molti passi avanti sono stati già fatti per il futuro parco. C'è il nome ("Parco naturale Alta Val Borbera"), l'ente gestore (sarà affidato all'Ente di gestione delle Aree protette dell'Appennino piemontese) una sede (nel municipio di Carrega). Anche la cartografia è già predisposta: 3.200 ettari nel Comune di Carrega Ligure (Alessandria), compresi fra quota 900 e 1.641 metri (la sommità del Monte Carmo). Altri 2 mila ettari sono individuati come area contigua dove sarà possibile la caccia, consentita però solo ai residenti.
Il territorio della futura area protetta si presenta con caratteristiche uniche. Si tratta, infatti, di un'area tipicamente appenninica, sia dal punto di vista geologico (il termine geologico delle Alpi coincide con la linea Sestri Ponente – Voltaggio, e passa dal Valico della Bocchetta, limite orientale del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo), sia dal punto di vista geografico. Tipiche dell'Appennino sono le estese faggete, le praterie di quota con abbondanti e pregiate fioriture, nonché una fauna unica: proprio in questo tratto della spina dorsale italiana giungono dal Centro Sud specie di anfibi endemiche, esclusive dell'Italia come la rana appenninica (Rana italica) e la salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata).
Dunque i motivi per istituire un'area protetta ci sarebbero tutti. Né si può trascurare la significativa presenza di siti di interesse comunitario della Rete Natura 2000.

Adesso la parola passa alla Regione per il via libera. «Il disegno di legge – conferma ancora Guerrini – , comprensivo anche di altri provvedimenti, dovrebbe arrivare in giunta nelle prossime settimane per approdare poi all'esame del Consiglio regionale. È un'iniziativa, come si dice, nata dal basso, dai cittadini. Ma i buoni motivi per approvarla non mancano di certo. Noi ci speriamo».

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