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MaGICLandscapes, il Parco del Po nel progetto europeo per le infrastrutture verdi

Un ambizioso progetto che pone, in prima linea in Italia, l'area piemontese del Parco fluviale del Po tra le province di Alessandria, Torino e Vercelli: un territorio che si estende per circa 90 chilometri in 24 comuni e dove si susseguono diversi ambienti naturali collegati dal corso d'acqua

  • Luigi Lupo
  • Gennaio 2018
Martedì, 9 Gennaio 2018
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Foto di T.Farina (arc. CeDrap)
Foto di T.Farina (arc. CeDrap)
Foto di T.Farina (arc. CeDrap)

Le infrastrutture verdi, ovvero la rete di aree naturali e seminaturali pianificate a livello strategico, rappresentano un potente volano per aumentare la qualità della vita e ottenere benefici socio-economici e ambientali. Tali obiettivi, però, non possono essere facilmente e interamente raggiunti se non grazie a una corretta gestione della rete da parte delle istituzioni preposte. E' proprio in tale direzione che interviene il progetto MaGICLandscapes, finanziato dall'Unione Europea con 1,7 milioni di euro che vedrà all'opera l'Enea (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) accanto a 9 partner Ue, provenienti da Germania, Austria, Polonia e Repubblica Ceca. Tra i partner, nel nostro Paese, anche la Città Metropolitanadi Torino che si occuperà, nell'area pilota della Collina Torinese, dell'individuazione delle Infrastrutture Verdi e della redazione di un piano d'azione e di una strategia volta al miglioramento della loro funzionalità ecologica, con particolare dettaglio per quanto riguarda il Comune di Chieri.
Un ambizioso progetto che pone in prima linea in Italia l'area piemontese del Parco fluviale del Po tra le province di Alessandria, Torino e Vercelli, territorio che si estende per circa 90 chilometri in 24 comuni e dove si susseguono diversi ambienti naturali collegati dal corso d'acqua. "Produrremo - ci ha spiegato Simone Ciadamidaro, membro del settore Biodiversità e Servizi Ecosistemici di Enea - una serie di cartografie e banche dati derivanti dalla valutazione delle infrastrutture verdi presenti oltre a strategie e piani di azione specifici. Inoltre sono previste occasioni di formazione e strumenti (manuali tecnici) per migliorare la gestione delle infrastrutture verdi e la tutela della loro funzionalità, basati sulle evidenze dei casi studio analizzati e rivolti ai gestori dei territori". Non si tratta quindi di interventi dirette sulle aree pilota ma della creazione di documentazioni che possano spingere i comuni cittadini e i gestori del territori ad assumere maggiore consapevolezza dell'importanza delle infrastrutture verdi.

Le infrastrutture verdi

Ma cosa indica questo termine? La risposta - ci dice Ciadamidaro - non è semplice. Definizioni precise non sono rintracciabili né nella letteratura scientifica né nei tanti documenti di discussione: "Alcuni adesempio intendono con questo termine anche singole "opere" (infrastrutture) realizzate secondo criteri ambientalmente sostenibili o ancora "elementi verdi" quali giardini o parchi urbani, che rispondono ad una pluralità di bisogni umani, posti in contrapposizione con le tradizionali "infrastrutture grigie", tipicamente realizzate per un singolo scopo e dal forte impatto sull'ambiente. La definizione di Infrastrutture Verdi che dà la Commissione Europea è quella di "Reti di aree naturali, aree seminaturali ed altri elementi ambientali strategicamente pianificate, progettate e gestite per fornire un'ampia gamma di servizi ecosistemici, che includono elementi terrestri e acquatici in aree naturali, agricole e anche in contesti urbani".

Parco fluviale del Po, quali criticità?

Le criticità sui cui intervenire - in relazione all'area piemontese coinvolta - non mancano. "Uno dei rischi prevalenti - prosegue Ciadamidaro - è la trasformazione delle aree naturali, dovuta in parte all'uso impropriodei terreni demaniali, che sottrae aree disponibili alla gestione naturalistica a favore di attività produttive (soprattutto agricole), e in parte alla riconversione verso i coltivi, da parte di soggetti privati, di aree in fase di rinaturalizzazione. Questa trasformazione conduce alla perdita di habitat, al conseguente aumento della frammentazione nonché alla riduzione degli scambi genetici. Tra le pressioni che rientrano nelle modifiche dei sistemi naturali prevalgono i cambiamenti delle condizioni idrauliche indotti dall'uomo, quali gli interramenti, le bonifiche e i prosciugamenti, le canalizzazioni e il prelievo di acque superficiali e sotterranee. Poiché gli habitat rappresentativi di queste aree sono fortemente influenzati dal corso d'acqua principale (il Po) e dal reticolo idrografico minore, le alterazioni quali-quantitative delle acque rappresentano una minaccia direttamente connessa alla struttura e all'integrità degli habitat stessi. L'alterazione degli habitat è prodotta principalmente dall'inquinamentodelle acque superficiali e sotterranee (soprattutto dall'inquinamento diffuso prodotto dalle attività agricole) e dai prelievi (a scopo irriguo e idroelettrico) che aggravano la già critica situazione di carenza idrica che caratterizza il corso d'acqua soprattutto in alcuni periodi dell'anno. Molto impattanti sono anche gli interventi sulla morfologia fluviale che ne bloccano la naturale dinamica, ad esempio la realizzazione di difese spondali. Anche l'impatto delle specie esotiche invasive minaccia fortemente l'integrità degli habitat. La pesca non rappresenta di per sé una minaccia, ma è necessario pianificare in modo corretto la gestione della fauna ittica in relazione a ripopolamenti, immissioni e reintroduzioni che sono ad essa direttamente connessi e che possono interferire significativamente sulle popolazioni di specie autoctone presenti. Ulteriori minacce che vengono esercitate nel sistema delle aree protette sono rappresentate da caccia, bracconaggio e raccolta per collezionismo".

Consumo di suolo nella collina torinese

Anche la collina torinese, unicum paesaggistico ed ambientale che fa parte insieme ad altre aree (territori dei Comuni in sponda sinistra del Po, lungo il basso corso del Sangone e della Stura di Lanzo) della Riserva Man and Biosphere Unesco "CollinaPo",deve fare fronte "a un elevato consumo di suolo causato da avvitià antropiche, su tutte l'espansioni delle aree urbane lungo gli assi viabili con conseguente alterazione dei valori paesistici (sistema di ville e giardini e paesaggio agrario) ed ecologico ambientali". Tra le problematiche anche "l'impoverimento della biodiversità, sia per l'estesa diffusione degli insediamenti, delle infrastrutture viabili ecc., sia per l'espansione del robinieto a scapito dei boschi antichi di castagni e querce" e i rischi localizzati di stabilità dei versanti per alcune situazioni di franosità incentivate dai tagli di bosco, dalle impermeabilizzazioni e dalle opere di incisione sullo strato superficiale".

Enea e Città Metropolitana di Torino sono da tempo attivi nell'elaborazione di strategie ecologiche: tra i lavori prodotti, spiccano le "Linee Guida - allegate al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (ora della CMT)" per l'identificazione e la pianificazione attiva della Rete ecologica a livello provinciale e locale. Così l'attenzione ora rivolta alle infrastrutture verdi non fa che rientrare in una logica che vuole preservare la funzionalità delle aree naturali e seminaturali - quelle unite dal concetto di infrastruttura verde - da un intervento minaccioso dell'uomo.

Per ulteriori informazioni, vi rimandiamo al sito ufficiale del progetto.

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