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La Burcina e la conca dei rododendri aspirano alla candidatura Unesco

Il Parco della Burcina, gioiello del turismo verde biellese si candida a diventare Patrimonio dell'Umanità

  • Loredana Matonti
  • novembre 2017
Martedì, 7 Novembre 2017
Parco Burcina Foto G. De Santo, Archivio Parco Parco Burcina Foto G. De Santo, Archivio Parco

La riserva naturale del Parco Burcina è un giardino storico sito nel territorio dei comuni di Biella e di Pollone, a ridosso delle prealpi biellesi.
Le origini del parco risalgono alla metà del 1800 quando Giovanni Piacenza (1811-1883) iniziò ad acquistare vari terreni siti, nelle parti inferiori dei versanti rivolti a sud e a ponente della collina, piantando sequoie (al lago), cedri dell'Atlante (a monte della sede), pini strobi e altro. Il figlio Felice (1843-1938) per quasi 50 anni lavorò giorno dopo giorno per acquisire nuovi terreni, per tracciare strade e sentieri, per impiantare alberi e la spettacolare "valle dei rododendri".
Il figlio di Felice, Enzo (1892-1968) nel 1950 donò il nuovo ingresso progettato dal paesaggista fiorentino Pietro Porcinai, come da volere del padre.

Oltre all'aspetto botanico è di particolare rilievo la composizione paesaggistica: un laghetto romantico, le aree prative contornate da boschi come in zona Valfenera, la faggeta del Pian Plà, il viale dei liriodendri, la valle dei rododendri, l'area mediterranea, le viste sulle montagne e sulla pianura che spaziano dal Monviso all'Adamello.
Ma la principale attrattiva della Burcina è senza dubbio la collezione di rododendri, che occupa una conca di circa due ettari, e che a fine primavera, durante la fioritura, offre uno spettacolo veramente d'eccezione. A maggio mille rododendri centenari rivestono di colori due conche; un segno nel territorio visibile da grande distanza.
Lo spettacolo da cartolina toglie il fiato grazie ai suggestivi cromatismi, le mille sfumature di rosso e rosa, rafforzati dall'unicità dello scorcio di pianura, che mantiene in bilico lo sguardo tra il primo piano di fiori e l'infinito. Un capolavoro di composizione paesaggistica.
La ricerca

Il grande pregio e l'eccezionalità di questa Valle hanno fatto sì che l'Ente di gestione delle AA PP del Ticino e del Lago Maggiore abbia ritenuto indispensabile aggiornare il censimento e la banca dati delle specie presenti (svolto già nel 2008 e aggiornato sino al 2011).
Il lavoro, affidato dall'Università di Torino, Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio, è stato svolto dall'agronomo Dr. Francesco Merlo, presente già nel gruppo di lavoro del 2008, e recentemente, durante la conferenza del 19 ottobre 2017, ha potuto presentare i risultati della ricerca sul campo, certificando l'eccezionalità e l'unicità della Valle.

I numeri della Burcina


1210 gli esemplari censiti, verificati ed etichettati, per un totale di oltre 500 genomi differenti (alcuni genomi sono rappresentati da più esemplari), che costituiscono il grande tesoro di biodiversità del parco.
Rispetto al censimento precedente, 74 i nuovi esemplari rilevati, mentre 18 sono andati perduti. Molte sono le cultivar antiche, originariamente introdotte dalla famiglia Piacenza: 117 quelle identificate, mentre ad un centinaio non è stato finora possibile attribuire un nome. Sono invece ben 253 gli ibridi Burcina, esemplari nati spontaneamente nel parco, di cui 41 del tutto nuovi rispetto al precedente censimento.
Ora tutti questi dati rilevati sono gestiti da un programma informatizzato, con cui sarà possibile definire e pianificare gli interventi da attuare per la conservazione di questa splendida Valle.

Un primo step della valorizzazione del sito è avvenuto con l'allestimento dell'aula didattica multimediale presso Cascina Emilia, inaugurata sempre lo stesso 19 Ottobre; l'aula è stata concepita come centro di educazione ambientale, ricerca, studio e sede di iniziative di sensibilizzazione/culturali e promozionali.
Il 28 ottobre l'aula didattica ha subito ospitato il Convegno organizzato da AIAPP con la collaborazione dell'Ente, sottoscrittori di un Protocollo di Intesa, denominato "RICONOSCERE il PARCO, AIAPP al fianco della Burcina per il riconoscimento Unesco". E' stata l'occasione per condividere strategie e obiettivi dell'Ente con architetti paesaggisti, agronomi e rappresentanti dell'Unesco e con il Senatore Gianluca Susta che ha presentato Ecobonus.

Infatti la Burcina non è solo Rododendri: nei suoi 57 ettari sono presenti altre peculiarità: archeologiche, storiche, culturali. Motivi che hanno spinto l'Ente a candidare la Burcina a Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Uno degli obiettivi degli Amministratori infatti, è proprio quello di valorizzare e mettere in rete la Burcina con il territorio e altre realtà simili in Europa.

La voce di chi lavora per il parco

Alessandro Ramella Pralungo, consigliere delegato al parco Burcina, ha avuto e sostenuto l'idea della candidatura: «L'idea è nata per contribuire a una educazione ambientale che a livello istituzionale, in Italia, non ritengo sia soddisfacente. Ho pensato così di candidare non un parco, ma una vera e propria "aula didattica" all'aperto di 57 ettari che comprende non solo il giardino botanico e una collezione di rododendri unica al mondo, ma anche reperti archeologici risalenti all'età del bronzo. Per questo è stato fondamentale promuovere uno studio scientifico che avvalorasse l'unicità e la preziosità della conca dei rododendri.
Ciò che mi piace sottolineare è che questa candidatura Unesco è diversa da altri casi. Non si tratta né di un territorio completamente "naturale" che non ha visto alcun intervento dell'uomo, né di un bene architettonico, frutto del solo ingegno umano. Si tratta di un'unione fra le due: un gioiello che nasce dall'amore di un uomo, supportato dall'intelligenza intrinseca della natura che ne ha come assecondato il progetto e gli ha permesso di svilupparsi al meglio. I rododendri, ad esempio, sono stati piantati dall'uomo, ma poi si sono ibridati da soli. Certo tocca pur sempre all'uomo fare il "giardiniere" della natura e inserirsi con azioni mirate per curarli e tutelarli. Insomma, è' una candidatura viva e in divenire, dove uomo e natura si incrociano».

Confida molto nel riconoscimento Unesco il presidente dell'ente parco, Adriano Fontaneto: «I vantaggi non saranno tanto e solo diretti al parco, che già gode di tutela grazie alla Legge regionale 19 sulla biodiversità, bensì saranno diretti a tutto il territorio, ripercuotendosi sull'aspetto educativo e sulla consapevolezza dei cittadini. Peraltro questo aspetto è una delle azioni previste dal programma Unesco che auspica proprio una "governance" che coinvolga gli abitanti, anche per trasmettere loro il valore culturale del bene tutelato, magari portando un aumento dei visitatori del parco».

Incrociano le dita anche i 'tecnici' dell'area protetta. Il Direttore Benedetto Franchina spiega: «Come Ente parco abbiamo l'onere e l'onore di gestire 14 Aree protette distribuite su ben 4 province, il che ci ha permesso di maturare una notevole esperienza. Per alcune di questa aree abbiamo già ricevuto il riconoscimento Unesco, come la Valle del Ticino, ora Riserva della Biosfera nell'ambito del progetto MAB e il sito palafitticolo dei Lagoni di Mercurago, inserito nel sistema dei siti palafitticoli dell'Italia settentrionale. Tutto ciò ci ha regalato la consapevolezza che dobbiamo inserire il bene che vogliamo far riconoscere dall'Unesco, come il Parco della Burcina, in una "rete" molto più ampia che ci porterà a relazionarci con altri soggetti gestori di beni simili, come in questo caso il Parco di San Grato in Svizzera e l'Oasi Zegna nel Biellese".

Anche Monica Perroni, responsabile della pianificazione e valorizzazione territoriale dell'ente, fa presente che "solo il cammino all'interno di questa procedura porta al coinvolgimento del territorio, alla sensibilizzazione e, finalmente, alla consapevolezza della popolazione in merito al capitale naturale e culturale che la Burcina rappresenta. Un patrimonio da conservare e preservare per le generazioni future."

Il Parco della Burcina, dunque, procede a piccoli passi, verso grandi e ambiziosi progetti.

 

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