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Nella notte di Halloween, rispetto per i nostri boschi

Tenere dei comportamenti più che responsabili. Questo è il monito che l'Ente di gestione dei Parchi Alpi Cozie lancia ai frequentatori dei boschi, all'indomani dei devastanti incendi che hanno colpito la Valsusa e altre zone dei Piemonte

  • Emanuela Celona
  • Ottobre 2017
Lunedì, 30 Ottobre 2017
Nella notte di Halloween, rispetto per i nostri boschi

«E' diventata consuetudine accendere zucche illuminate, lumini, candele, sparare petardi o lanciare lanterne luminose. Nei parchi gestiti dall'Ente, specialmente nelle aree urbanizzate, si rinvengono nei boschi resti di lanterne, di candele e lumini - comunica l'Ente parco - e data la grave situazione di siccità di quest'anno, si impone di evitare queste consuetudini che rischiano di aggravare la già difficile situazione degli incendi presenti in valle, che coinvolgono in modo pesante parte delle nostre aree protette».

Un monito che ricorda le migliaia di ettari di bosco andati in fumo in Piemonte nei giorni appena trascorsi, nonostante le azioni di spegnimento messe in atto senza sosta dai Vigili del Fuoco tra Torino e Cuneo: oltre 200 unità a terra sono state impiegate per fronteggiare l'emergenza - tra personale permanente e volontario - più il supporto di mezzi aerei.

Una situazione di massima allerta

L'allerta è scattata il 10 ottobre, data che segna l'inizio di un lungo periodo che ha messo a dura prova la biodiversità naturale tutelata dai parchi e dai Siti di Interesse Comunitario della Valle di Susa. Qui l'incendio è iniziato domenica mattina, 22 ottobre, e le raffiche di vento hanno diffuso i roghi. Il fuoco si è diretto dapprima verso le aree a monte di Bussoleno (Argiassera e Richettera), poi si è alzato verso le borgate di Chianocco (Lorano e Pietrabianca). Poi si è spostato in quota, e ha interessato le aree di Mompantero e le pendici del Rocciamelone. A seconda della presenza di vento, o meno, la situazione è migliorata ma la valle è stata invasa dal fumo e la cappa ha impedito di vedere le fiamme che si sono allargate sopra Bussoleno, Mompantero e gli Orridi.

Sono state coinvolte dagli incendi le Riserve degli Orridi di Foresto e Chianocco, i SIC Oasi Xerotermiche della Valle di Susa e Rocciamelone che, grazie al Progetto LifeXero-Grazing ha recuperato delle praterie mediante pascolamento, tagli di alberi e arbusti e valorizzato sentieri didattici attrezzati delle aree xerotermiche, ora seriamente compromessi.
Sono state minacciate dal fuoco anche varie borgate tra cui l'Argiassera dove, nella ex scuola, è allestito il Laboratorio Ambiente Cultura Montana dei Parchi Alpi Cozie.

La Giunta regionale ha formalizzato, lo scorso 27 ottobre, lo stato di calamità nelle zone colpite dagli incendi boschivi disponendo la copertura finanziaria per garantire la continuità dell'uso dei mezzi aerei di soccorso, e ha unitamente chiesto alle forze dell'ordine un'attenzione particolare nella fase di prevenzione, perché una situazione come quella divampata in Val di Susa può dare adito a ulteriori gesti dolosi.
Se da un lato, infatti, le alte temperature di quest'anno e la siccità hanno favorito il divampare dei focolai, dall'altro sappiamo che l'Italia brucia, salvo eccezioni, per mano dell'uomo. E' scritto chiaramente nel Dossier sugli incendi boschivi di Legambiente che ha elaborato dati raccolti dalla Commissione europea nell'ambito del progetto Copernico, presentato a luglio 2017.
Già nel 2016, secondo il rapporto di Legambiente, gli incendi di origine dolosa o colposa sono quasi raddoppiati in tutta Italia, rispetto al 2015, 4.635 incendi (con dolo o colpa accertati) contro i 2.250 del 2015.

Piano regionale AIB (antincendi boschivi)

E mentre la Legge 68 del 2015, che ha inserito gli ecoreati nel codice penale, dovrebbe essere uno strumento in più per punire che manda in fumo il capitale naturale del Paese, alle Regioni spetta il compito di redigere e approvare il Piano regionale AIB (antincendi boschivi) per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi. Il Piemonte lo ha approvato a luglio 2015 ed è valido fino al 2019. 

Il Piano descrive i processi tecnici, organizzativi e amministrativi necessari alla protezione del territorio forestale dagli incendi e analizza del patrimonio forestale del Piemonte; individua una zonizzazione del rischio incendio e definisce le aree con riferimento a classi di rischio; descrive il sistema di previsione incendi e le azioni di prevenzione ma soprattutto il Sistema operativo antincendi boschivi del Piemonte, le procedure operative di intervento e il servizio elicotteri; definisce le attività formative, di addestramento, studio, ricerca e, non da ultimo, il quadro economico delle necessità.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici e la mano dell'uomo, armata di un fiammifero, non sono uniche le cause di incendi boschivi. A queste, infatti, va aggiunta una dinamica del fuoco che sulle nostre Alpi si ripete a intervalli di tempo spesso ravvicinati e in luoghi abbandonati, dove il bosco non è più gestito e per questo ha conquistato nuovi spazi. Lo spiegano molto bene gli agronomi forestali intervistati in un servizio di TG Leonardo di Rai3

La sospensione della caccia

Intanto è stato raccolto, almeno in parte, l'appello di alcune associazioni ambientaliste - LAC Piemonte, LAV Torino e Pro Natura Piemonte - e di quei piemontesi che hanno chiesto una immediata «sospensione dell'attività venatoria su tutto il territorio regionale, in attesa di corrette valutazioni sugli effetti futuri che l'attuale drammatico stato di calamità potrà avere sul patrimonio faunistico della nostra regione», si legge nel comunicato diramato dalle tre associazioni.

Per ora la caccia è sospesa fino al 5 novembre nella bassa Valsusa e in Val Sangone e, sullo stesso territorio è stata sospesa - in via definitiva per questa stagione venatoria - la caccia di selezione al capriolo e al camoscio.

Nel video, le riprese aeree dal drone dei Vigili del Fuoco dopo gli incendi di vegetazione in Val di Susa. Resta una montagna ferita.

 

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