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A Capanne di Marcarolo migliora la biodiversità

Si chiama "P.I.U.M.A." il programma di intervento che migliorerà la biodiversità in Cascina Merigo e Cascina Pizzo, all'interno del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo

  • Lorenzo Vay
Mercoledì, 3 Ottobre 2018
A Capanne di Marcarolo migliora la biodiversità

Si chiama "P.I.U.M.A." 2014/2020 , ovvero Programma di Interventi Unitari di Miglioramento Ambientale. Questo il nome programma di intervento approvato dall'Ente di gestione delle Aree naturali dell'Appennino piemontese che, nello specifico, contiene due progetti operativi distinti sul territorio, riguardanti Cascina Merigo e Cascina Pizzo nel Parco naturale delle Capanne di Marcarolo.

Cascina Merigo e Cascina Pizzo, bacini di biodiversità

Gli ambienti aperti di Cascina Merigo rappresentano le aree più importanti per la conservazione dei lepidotteri, in particolare della specie Euphydryas aurinia provincialis, all'interno del Parco Capanne di Marcarolo.
I residui habitat prativi presenti costituiscono infatti porzioni di territorio fondamentali per lo scambio genetico tra popolazioni e il mantenimento in stato di soddisfacente conservazione della specie, come dimostrato dagli studi effettuati dall'equipe di Simona Bonelli dell'Università degli Studi di Torino, dipartimento della Vita e Biologia dei Sistemi.Gli interventi di ripristino sono finalizzati anche al mantenimento e all'ampliamento degli areali di distribuzione delle piante nutrici dell'Euphydryas, ovvero Knautia arvensis e Succisa pratensis.
A Cascina Pizzo, invece, gli interventi hanno l'obiettivo di creare le condizioni ecologiche per la colonizzazione di Zerynthia polyxena, un altro lepidottero diurno, grazie alla reintroduzione della pianta nutrice, l'Aristolochia.

Gli interventi previsti nel parco

I progetti finanziati che interessano le due cascine ricadono nel Comune di Bosio (AL) per un totale di circa otto ettari (76.946 mq) di proprietà regionale e dati in concessione d'uso all'Ente parco per 19 anni con diritto di rinnovo e prelazione.
Gli interventi, tecnicamente, consistono in ripristini di habitat di prateria e prato pascolo in evoluzione, ascrivibili all'habitat di interesse comunitario n. 6510 "Prati stabili da sfalcio di bassa quota" e il potenziamento di porzioni di territorio di habitat utili alla conservazione e alla riproduzione di alcuni lepidotteri segnalati nella "Direttiva Habitat" e di farfalle "indicatori ambientali" tutelate dalla Comunità Europea.

L'intervento prevede, dunque, il ripristino della funzionalità e della connessione ecologica di alcuni prati da sfalcio e prati pascolo di pertinenza delle due cascine. Verrà quindi eliminata o fortemente rarefatta la componente arborea e arbustiva di invasione che negli anni, per una tendenza naturale non contrastata dall'utilizzo da parte di bestiame al pascolo o da attività di sfalcio, ha creato macchie e fasce che hanno eroso le zona aperte. Sono previsti, per le aree invase da vegetazione arborea o arbustiva, azioni assimilabili a interventi selvicolturali di diradamento più o meno spinto, eventuale rimozione o devitalizzazione delle ceppaie e sramature mirate a liberare il sottobosco e a renderlo percorribile da bestiame al pascolo, salvaguardando gli esemplari arborei di pregio e quelli arbustivi significativi per la conservazione dei lepidotteri.

Per le aree aperte, invece, sono previste azioni di preparazione del terreno, di manutenzione e miglioramento della componente erbacea, di salvaguardia e potenziamento della componente arbustiva di pregio e di contemporanea eliminazione di quella invasiva, di localizzati e mirati ripristini vegetazionali, ove si presentano danni o situazioni di sofferenza, e protezione da potenziali danni da ungulati selvatici. Quest'ultima azione di protezione si è resa necessaria in quanto nelle aree aperte la densità di Euphydrias aurinia è particolarmente elevata e il danneggiamento del suolo, da parte soprattutto dei cinghiali, determinerebbe l'impossibilità di procedere al periodico necessario sfalcio di mantenimento, causando la perdita delle condizioni ecologiche che si vogliono mantenere in stato ottimale.
La conclusione degli interventi è prevista per il 31 gennaio 2019 ma, per gli anni successivi, è previsto il taglio dei ricacci e degli arbusti e lo sfalcio periodico dei prati nel caso non vengano utilizzati per il pascolo diretto da parte di bestiame locale.

Cos'è il Progetto "P.I.U.M.A."

Supportato da una solida base scientifica, dal progetto sono derivate informazioni importanti sullo stato di conservazione e sui parametri ecologici della popolazione di Euphydrias aurinia, grazie all'acquisizione di dati sui quali sono state redatte, da esperti a livello universitario, la "Carta degli habitat" e la "Carta di idoneità ambientale e delle Core areas per la lepidotterofauna".
Il finanziamento per entrambe gli interventi sul territorio previsti dal progetto deriva dal PSR (Piano di Sviluppo Locale) 2014-2020 della Regione Piemonte, all'interno del quale l'Ente di Gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese ha ottenuto un finanziamento per la "Salvaguardia ripristino e miglioramento della biodiversità".
Questa specifica Operazione del PSR sostiene investimenti non produttivi di pubblica utilità, finalizzati alla protezione e all'incremento della biodiversità nonché alla tutela, conservazione e valorizzazione degli habitat e delle specie elencate nelle direttive comunitarie "Habitat" (92/43/CEE) e "Uccelli" (2009/147/CE).

 

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