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Cinghiali, dalla conoscenza della specie passa una gestione efficace

Rappresentano un problema in quasi tutto il Piemonte, a partire dalle aree di media montagna confinanti con rilievi collinari a elevata vocazione agricola. Per questo la Regione Piemonte si è dotata di un data base e di un gruppo di lavoro formato anche da personale dei parchi che raccolgono dati relativi alle operazioni di controllo della specie

  • Lorenzo Vay
Lunedì, 8 Aprile 2019
Cinghiali, dalla conoscenza della specie passa una gestione efficace

E' stato messo a punto due anni fa e oggi è adottato da tutte le Aree naturali protette regionali per sperimentare una nuova gestione dei cinghiali in Piemonte

Il settore Biodiversità e Aree Naturali della Regione Piemonte ha approvato gli indirizzi relativi alla gestione faunistica del cinghiale all'interno delle aree protette per consentire una standardizzazione delle attività operative di controllo della specie nei rispettivi territori dei parchi e il data base messo a punto, costruito su questi indirizzi, consente oggi di archiviare e successivamente estrapolare ed elaborare tutti i dati scientifici raccolti durante l'attività in campo, quali dati biometrici, morfo-logici, fisiologici e ambientali: sesso, età, dimensioni, peso, condizioni generali, stato apparente di sa-lute, stadio riproduttivo, luogo di ritrovamento, ecc.

Lo stesso settore regionale aveva istituito, già nel 2015, un gruppo di lavoro formato da personale specializzato sulla gestione faunistica, con il compito di coordinare le attività faunistiche, uniformando i criteri e gli indirizzi per gli interventi: un gruppo di lavoro che ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del data base cui ha contribuito in modo determinante l'Ente di Gestione delle Aree protette dell'Appennino Piemontese.

L'Ente parco, area in cui la problematica è partcolarmente sentita, fin dal 2000, come Parco Naturale Capanne di Marcarolo, aveva già avviato un programma di gestione attiva della specie cinghiale con l'attuazione di un piano di controllo che ha consentito di raccogliere e informatizzare molti dati scientifici successivamente utilizzati per la predisposizione degli aggiornamenti dei piani di gestione e contenimento della specie.

Dal 2004 al 2009 è stato poi attivato un programma di studio della popolazione tramite cattura-marcatura-ricattura (CMR) che ha consentito di ottenere una stima di vocazionalità per le differenti aree indagate, una stima di densità, nonché un monitoraggio degli spostamenti individuali (fedeltà al sito, dispersione) tramite successive ricatture effettuate sia all'interno dell'Area protetta sia all'esterno di questa.

A partire dal 2007 lo stesso ente ha anche avviato, in collaborazione con la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino Dipartimento di Patologia animale e Morfofisiologia veterinaria, uno studio sull'attività endocrina riproduttiva del cinghiale che ha portato all'ulteriore acquisizione di infor-mazioni utili allo studio e alla gestione della specie.

L'obiettivo è stato quindi l'individuazione di una strategia a lungo termine per contribuire alla definizione di un migliore approccio gestionale della specie a livello locale e regionale, in applicazione delle linee guida nazionali I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) al fine di consentire il graduale superamento della fase critica di "emergenza" per giungere a una gestione strutturata, standardizzata e efficace nel tempo.

E' stato infine dato il via a un programma di monitoraggio integrato della popolazione, finalizzato alla comprensione di alcuni parametri utili alla gestione locale e applicabile a realtà similari sul territorio piemontese come aree di media montagna confinanti con rilievi collinari a elevata vocazione agricola.

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