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Augusta Bagiennorum, città romana

Citata da Plinio il Vecchio e oggetto di molte discussioni da parte degli studiosi circa la sua esatta collocazione, fu solamente sul finire del XIX secolo che le supposizioni di Giuseppe Assandria coadiuvato da Giovanni Vacchetta, trovarono conferma circa la localizzazione dell'antica e scomparsa città di Augusta Bagiennorum

  • Aldo Molino
  • dicembre 2013
Martedì, 18 Marzo 2014
Augusta Bagiennorum, città romana

Le ricerche e le successive campagne di scavo gestite in proprio affittando i terreni dai due eruditi benesi, accertarono che i numerosi ritrovamenti che venivano effettuati durante i lavori agricoli nella piana di Roncaglia a circa 4 Km dal centro storico di Benevagienna non erano estemporanee testimonianze del passato ma referenti della città perduta. Fu presumibilmente intorno all'VIII secolo (ma per ora non c'è ancora certezza) che gli abitanti della ormai decadente civita si trasferirono per motivi di maggior sicurezza gli ultimi abitanti.Depredati gli arredi, recuperati i laterizi per nuove costruzioni, trasformati in calcina i marmi, presto della capitale dell'agro bagienno non restò traccia.
Augusta Bagiennorum venne fondata da veterani dell'esercito di Augusto nell'ultimo quarto del I secolo a.C., nella media valle del Tanaro in un sito di importanza strategica per il controllo del transito tra la pianura padana, le valli degli affluenti del Po ed i valichi alpini. La città sorse ex-novo nel territorio dei Liguri Bagienni. Dal 1993, con la Legge Regionale l'area archeologica di Augusta Bagiennorum è diventata Riserva Naturale regionale, gestita dall'Ente parco del Marguareis. L'area tutelata, oltre che quelle di interesse archeologico interessa anche la limitrofa forra del torrente Mondalavia di notevole interesse naturalistico.


L'acquisizione alla proprietà pubblica dei terreni in cui si trovano i resti dei principali monumenti ha consentito di avviare nuove campagne di scavo mettendo in luce parte degli edifici ed ampliando il percorso di visita in quello che è uno dei più importanti siti archeologici piemontesi Oggi dell'antico insediamento, che si estendeva a per circa ventuno ettari, sono accessibili al pubblico circa cinque ettari, mentre i restanti rimangono in proprietà privata e continuato ad essere occupati dalle coltivazioni.


La recente creazione di un percorso attrezzato e protetto, con pannelli a carattere didattico e testi bilingui, in italiano e in inglese, che accompagnano il visitatore alla scoperta del sito anche attraverso ricostruzioni stato dei luoghi nell'antichità, consente di comprendere l'organizzazione urbanistica della città, come erano costruite le strade, le torri e le porte d'ingresso, dove si trovavano le necropoli e quali erano i suoi monumenti più importanti, anche là dove i resti sono ancora interrati e non più visibili. All'area si accede dalla Provinciale Bene Vagienna-Narzole deviando per la chiesa campestre di San Pietro, edificata nel XV secolo sopra i resti del tratto extra-urbano dell'acquedotto romano, in prossimità della necropoli meridionale. Da qui si sviluppa un itinerario ciclo pedonale che, costeggiando dapprima l'area archeologica in cui si individuano i basamenti di una delle quattro torri angolari e di un probabile monumento funerario, raggiunge quindi il "centro" della città con i resti del podio ancora parzialmente in elevato del tempio principale: è il cosiddetto Capitolium, che occupava la zona settentrionale dell'abitato, è privo dell'originario rivestimento, perché già spogliato in antico, e conserva ancora le nicchie per gli alloggiamenti delle colonne del soprastante tempio, uno pseudo periptero con quattro colonne sulla fronte e tre sui lati lunghi. Nei pressi è stato ben evidenziato anche l'incrocio tra il decumano massimo e uno dei cardini massimi, Proseguendo si costeggia l'area del foro con la basilica civile, i cui resti sono ancora quasi completamente da indagare, e più oltre si raggiunge il complesso del teatro (tutt'ora utilizzato per manifestazioni culturali estive) scavato a metà del Novecento , di cui si conservano il livello delle fondazioni e un breve tratto di elevato. Costruito nel I secolo d.C. appartiene alla tipologia con cavea su terrapieno frazionato e due ordini di gradinate per gli spettatori. Di fianco si individuano le strutture del quadriportico e le fondazioni del tempio, probabilmente dedicato ad una divinità teatrale (Dioniso e Bacco) sulle cui murature fu edificata, tra V e VIII secolo d.C., la basilica cristiana. Percorrendo un breve tratto della strada strada della Roncaglia, si raggiunge la Cascina Ellena, sede del Centro Visite dove sono organizzate le attività didattiche e della Sovrintendenza con accanto tra la via che effettua una curva e la scarpata del Mondalavia l'anfiteatro di cui solo la piccola parte per ora scavata è visibile. I principali materiali provenienti dagli scavi sono esposti nel Museo Archeologico di Palazzo Lucerna di Rorà, nella vicina Bene Vagienna. Il museo, di recente riallestito, affianca alla ottocentesca Sala Assandria, dove sono esposti i reperti provenienti dagli scavi di Assandria e Vacchetta, in particolare nella necropoli e al teatro, una nuova manica al piano terreno dedicata alla città e alle scoperte più recenti.

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