Stampa questa pagina

Alla Mandria di notte

Una gita notturna in trenino, tra la storia e la natura del Parco La Mandria. Si ripete ogni venerdì e sabato fino al 31 dicembre a bordo del pulmino del parco, insieme con un piccolo equipaggio per percorrere lentamente una delle rotte interne alla tenuta in attesa di vedere "meraviglie".

  • di Emanuela Celona
  • Ottobre 2015
Giovedì, 29 Ottobre 2015
Alla Mandria di notte

Una gita notturna in trenino, tra la storia e la natura del Parco La Mandria, accompagnati dalle Guide naturalistiche di Arnica. Si ripete ogni Venerdì e Sabato fino al 31 Dicembre.
Il tour comprende una tappa al piccolo Centro Visita Ciabot degli animali, in cui sono presenti numerosi esemplari di animali tassidermizzati delle specie tipiche della fauna del parco e delle collezioni storiche (cinghiale, lupo, tasso, volpe, riccio, germano reale e molti altri) e un'altra tappa alla bellissima Chiesa di San Giuliano arricchita al suo interno da un ciclo di affreschi, molto ben conservati e da poco restaurati, databili al 1493. Con un po' di fortuna, gli animali selvatici del parco faranno da cornice alla simpatica escursione.

Il Trenino è coperto, ventilato o riscaldato all'occorrenza, dotato di predella pneumatica per disabili, dotato di faro puntatore per illuminare gli animali anche a grande distanza.

Partenza: Ponte Verde ore 21.00
Durata: circa 2 ore.
Costo: €11 - €10 Abb.Musei -gratuito fino a 3 anni
Min. 20, max 34 partecipanti.
La bigliettazione viene effettuata a bordo del Trenino. Prenotazione obbligatoria.

Punto Informativo Ponte Verde: tel. 011.4993381 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
dal martedì alla domenica ore 10.00-12.00/14.00-16.00

Notturno alla Mandria (dal nostro archivio)

di Emanuela Celona - Piemonte Parchi n.116 /aprile 2002

Una fredda notte di fine gennaio: appuntamento poco dopo l'imbrunire all'ingresso Ponte Verde della Mandria. A bordo del pulmino del parco, insieme con un piccolo equipaggio di quattro visitatori più Antonio Crivelli, addetto alla fruizione nonché guida del nostro excursus notturno, iniziamo a percorrere lentamente una delle rotte interne alla tenuta in attesa di vedere "meraviglie".
I brevi lampi di luce del faro montato sopra il camioncino, danno vita a un paesaggio singolare: prati si alternano a boschi; radure a filari e siepi. Quello che durante il giorno ha l'aspetto familiare di un parco urbano, meta di podisti e amanti del verde, si trasforma al sopraggiungere della notte, in un ambiente "diverso": soltanto in apparenza silenzioso e deserto, ma in verità brulicante di vita.
Il fascio luminoso riflette negli occhi degli animali che "bucano" il buio: un gruppo di daini volge lo sguardo verso la luce, affatto intimidito; in lontananza due cuccioli di cinghiale brucano l'erba.

"Mamma, guarda: una volpe!" indica entusiasta l'unica ragazzina del gruppo. E' vicino alla strada ma non tutti riescono a vederla. L'animo del gruppo si scalda, l'avvio è promettente: nei primi cinque minuti abbiamo già visto degli animali.
"Capita che il visitatore prima di prenotare, racconta Crivelli, voglia avere la certezza di vedere qualche esemplare: garanzia che nessuno può dare...". "Assurdo: è un parco, non uno zoo!", aggiunge un lungimirante compagno di viaggio. Ma non c'è tempo per le parole: si intravede un cervo. I nasi si avvicinano rapidi al finestrino e vetri si appannano: "Tira giù il vetro!" , esorta qualcuno. Il cervo è davanti al nostro sguardo: "Avrà circa quattro anni e peserà 250 chili", informa la guida. Alle sue spalle, in parte accucciati e in parte eretti nella loro nobile ed elegante postura, ne appaiono almeno una decina. "Sono quasi 300 i cervi che popolano la Mandria. Adesso riusciamo ancora a sentire sporadici bramiti e ad assistere a qualche nascita: siamo incredibilmente in ritardo per i disordini del clima. Comunque godono di buona salute e la malattia storica, importata a metà '800 insieme agli esemplari canadesi di cervo wapiti, è sostanzialmente giunta a un'evoluzione positiva", aggiunge Crivelli. "Anzi, le trasformazioni agronomiche degli anni '20 li hanno favoriti e con la cessazione delle pratiche venatorie dall'istituzione del parco, la popolazione è cresciuta in modo esponenziale creando non pochi problemi. Per questo dagli anni '90 il piano di abbattimento insegue l'obiettivo di contenere la specie".

L'esemplare sotto il "riflettore" rapisce il nostro sguardo come un vero primo attore. L'architettura delle corna è sorprendente: "In realtà, sono la manifestazione di complessi meccanismi ormonali maschili, spiega la guida, che incidono fortemente sul comportamento. Di solito cadono alla fine dell'inverno e ricrescono in primavera, e i palchi diventano ogni anno più complessi fino a che l'animale raggiunge il pieno sviluppo.
Questo è ancora insieme con un branco di femmine: una "stranezza" probabilmente dovuta al protrarsi della stagione dell'accoppiamento".
Dopo aver percorso circa quattro chilometri, entriamo nella zona chiusa al pubblico: la strada sterrata insegue le curve dietro le quali il buio non lascia vedere. La luce sul furgone viene sapientemente manovrata a scatti per illuminare zone "potenzialmente" interessanti, ma le radure sono deserte. Il faro si sposta e lo sguardo si perde nel buio e, per un attimo, le luci lontane delle case sembrano occhi di animali che osservano nella notte...

"Gli animali preferiscono sostare nella zona aperta al pubblico, dove l'erba è più curata e più buona, spiega Crivelli. Soltanto dopo un paio di notti trascorse sullo stesso prato, è facile che si spostino in uno vicino. Osservate il movimento del terreno: un gruppo di cerci o di cinghiali, qui è passato da poco. Le zolle di terra, infatti, sono tutte sconnesse".
A conferma di queste parole, ecco in un prato adiacente tre piccoli cinghiali con il caratteristico manto in "pigiama"; e subito accanto un paio di cerbiatti, mentre un gruppo di daini, accucciato poco lontano, "snobba" il nostro arrivo e, mostrandoci il dorso, s'incammina. "I cinghiali è impossibile stimarli, spiega Crivelli, ma è in atto un piano di contenimento numerico con catture e abbattimenti. La popolazione di daini è invece grosso modo numerosa quanto quella dei cervidi". Ma eccone uno che ci taglia la strada con balzo elegante, quasi
volesse attirare la nostra attenzione: quale emozione sarebbe ripetere "vis à vis" questi incontri! "Dallo
scorso autunno si è aggiunta anche questa opportunità, precisa la guida.

Chi lo preferisce, può effettuare l'escursione notturna a piedi con punti di osservazione fissi attrezzati. L'iniziativa nasce per promuovere una fruizione dell'ambiente naturale discreta e rispettosa, riducendo al minimo il disturbo arrecato agli animali, e quindi l'uso del pulmino e del faro che, comunque, non si sofferma mai più di qualche secondo sull'animale. Tra non molto dovremmo essere dotati anche di un visore notturno per facilitare gli avvistamenti".
Intanto il pulmino prosegue per la strada che mostra, in lontananza, Superga illuminata sotto un tetto di stelle, mentre si dirige verso gli appartamenti reali di Borgo Castello. Lasciati alle nostre spalle gruppi di cervi e cinghiali, in un'atmosfera che facilmente rimanda a quell'ambiente da "riserva di caccia reale" del tempo che fu, entriamo negli appartamenti in cui Vittorio Emanuele II, a quanto dice la storia, amava trascorrere le ore più piacevoli con l'amata Rosa Vercellana, crescendo i due figli nati dalla loro unione, mentre gli eredi, avuti dalla defunta Maria Adelaide d'Asburgo, restavano confinati a Palazzo Reale o nel Castello di Moncalieri. Senza dubbio fra i Savoia, è lui ad amare maggiormente la tenuta, tanto che l'acquista come patrimonio personale nel 1863 per 200mila lire.

Fa cintare il parco con un muro alto tre metri e lungo 36 km, e da ordini di erigere la sua dimora. A differenza delle altre residenze reali, la Mandria non presenta il carattere aulico degli appartamenti ufficiali: è, invece, il focolare di un agiato borghese.
Accogliente e arredato con gusto moderno, dal salone per le feste al piano terreno (che presto verrà trasformato in un punto d'accoglienza), si sale al primo dove 14 stanze si snodano lungo un corridoio di servizio, per scandire attraverso gli ambienti, i diversi momenti di convivenza trascorsi tra fra il re cacciatore e la "bela Rosìn". Dalla "stanza delle meraviglie" ricca di suppellettili al vano delle "cineserie" tanto amate dai Savoia; dal salotto dorato alla sala del biliardo, fino alla sala da pranzo dove, immerso in un arredo improntato a temi naturalistici e di caccia, troneggia il ritratto di Lisetta e Minon, i due fedeli cani del re, immortalati dal pennello del Gonin. E poi, passato il salotto rosso destinato al gioco, e altre stanze ancora, si giunge alla stanza da notte della Rosa Vercellana: è sulla testiera del letto a baldacchino che è ancora possibile intravedere quel "discusso" alone di brillantina lasciato dal re che qui giaceva a dispetto delle critiche di corte. L'emozione di calpestare un pavimento centenario e di attraversare appartamenti che, conservando un arredo originario (comprese porte, tappezzerie, decorazioni), custodiscono più di un secolo di storia, attenua il freddo severo che si sopporta visitando i locali. Alla fine del corridoio un'anaconda aspetta "immobile": siamo giunti alla saletta degli animali imbalsamati da Francesco Comba, imbalsamatore e artefice delle preziose teche che vigilano sull'eterno riposo delle più strane specie, e che chiudono la visita agli appartamenti reali, aperti a visite guidate nonostante i lavori di restauro concomitanti al progetto miliardario di recupero e valorizzazione della Venaria Reale. Di nuovo sul pulmino, imbocchiamo la strada verso l'uscita. Poco prima di arrivare ai Tre cancelli, un sussulto: una volpe è vicinissima al bordo della strada. Il faro la scopre in tutta la sua bellezza: lei si gira, ci guarda, si incammina e poi si volta ancora, quasi come volesse offrire un saluto. Il pensiero è unanime: vista viva, difficile pensarla come pelliccia.

Scarica l'articolo in pdf (Piemonte Parchi n. 116 - pag 42)

Potrebbe interessarti anche...

In questa primavera dal caldo anomalo, si va alla ricerca di luoghi in cui trovare un po' di ombr ...
Come ogni anno, nel mese di gennaio, nelle Aree protette del Po piemontese si è svolto il censim ...
Il paesaggio è dominato dalla presenza del complesso monumentale della Basilica di Superga, capo ...