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Dalle patate al miele : il parco produce…

Da anni alcuni parchi si sono spinti in produzioni locali, dal piccolo reddito ma dall'interessante risvolto nell'ambito della tutela delle varietà locali.

  • Loredana Matonti
  • novembre 2013
Giovedì, 13 Marzo 2014
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Dalle patate al miele : il parco produce…

Un incontro di elementi particolari: aria, acqua, territorio...Protetti e produttivi!
Sarà infatti per la crisi economica piuttosto che per la particolare intraprendenza dei dipendenti, ma sempre più spesso le Aree protette si propongono anche come produttori, specialmente di varietà di ortaggi e miele.
Una entrata piccola dal punto di vista economico, ma una conquista importante dal punto di vista dell'immagine, apprezzata da un pubblico sempre più attento alla tipicità dei prodotti e alla ricerca di affermazione di identità locali. In particolare quando i siti prescelti per la coltura sono all'interno di un Parco, oggetto quindi di costante monitoraggio ambientale e un parco di montagna non poteva che scegliere come prodotto le patate, la cui coltura ben si presta al clima rigido e alle altitudini elevate. Il tutto sempre con un doveroso occhio di riguardo alla biodiversità, naturalmente. E' il caso dell'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie.
Socio dell'Associazione Produttori patate di montagna della Provincia, ha promosso, nel territorio del Parco del Gran Bosco di Salbertrand, un progetto di valorizzazione e recupero delle varietà autoctone locali, coltivate anticamente nella valle di Susa. Tale progetto rientra nell'ambito del più ampio programma Alcotra F5 di cooperazione transfrontaliera, promosso dalla Comunità Montana Val Susa e Val Sangone, che si è avvalsa della consulenza tecnica della Scuola Malva Arnaldi di Bibiana, da anni impegnata nella ricerca e nella valorizzazione della patata di montagna.
I tuberi da seme sono seminati in terreni collocati fra i 1780 e i 1950 s.l.m. L'altitudine garantisce tra l'altro prodotti di assoluta qualità e di buona pezzatura e, naturalmente, senza l'impiego di prodotti chimici di sintesi.

È così che il Parco è riuscito in questi anni a fornire i produttori locali di semente autoctona come la violette (o vitelotte noir), la ratte (patata del bur o ratina), la piatlina. Varietà entrate anche a far parte del "Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino", marchio creato per accogliere tutti i prodotti agroalimentari ed agricoli del territorio provinciale, che appartengono alla tradizione storica locale. L'anno scorso ad esempio, il parco ha prodotto 450 kg di patate da seme, in parte forniti all'associazione "Patate di Montagna" della Provincia di Torino, che riunisce tutti i produttori di che coltivano le patate al di sopra dei 500 m di altezza.
Particolarmente interessante la varietà violette; utilizzate in cucina per creare piatti d'effetto per il colore viola della polpa e buccia, sembra siano risultate quelle più ricche in preziosi antiossidanti, come polifenoli e antocianidine, rispetto a tutte le altre varietà.
Ad onor del vero, quella del Gran Bosco non è l'unica patata "protetta". Nel parco delle Alpi Marittime le "bodi", nome con cui i valligiani chiamano l'ortaggio, sono ancora una delle più diffuse colture del territorio del Parco, perché si avvantaggia delle favorevoli condizioni di clima e terreno del fondovalle. A Entracque per valorizzare questo prodotto, umile ma richiestissimo, si è costituito il "Gruppo produttori della patata di Entracque" e ogni anno, dal giovedì alla prima domenica di settembre, viene organizzata una Fiera. Diverse le cultivar prodotte localmente (Monalisa, Primura, Kennebek). Altri parchi in altre Regioni hanno avviato iniziative simili come quello Nazionale del Gran Sasso, in Abruzzo, che ha recuperato una varietà locale, di colore viola: la turchesa.
Ritornando all'Ente di gestione delle Alpi Cozie, oltre alle patate, da alcuni anni produce anche il "miele del parco": un miele millefiori, da quest'anno anche in vendita, prodotto nella sede del parco Orsiera Rocciavrè da un alveare di un "Arnia da osservazione", utilizzata a scopo didattico e situata nel cortile della sede valsusina, a Foresto di Bussoleno. A disposizione delle api i prati circostanti, con i fiori e le essenze medicinali della Riserva di Foresto, nota oasi xerotermica.
Esempi virtuosi di come i parchi possano essere non solo custodi della biodiversità, ma anche promotori del territorio e della sua tipicità.

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