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Metti tre giorni nel Parco del Monviso

Tre giorni intensi di cammino tra Valle Varaita e Valle Po. Tra rocce, pascoli e cembri secolari, per conoscere gli angoli meno noti del nuovo parco naturale.

  • Toni Farina
  • Agosto 2015
Mercoledì, 5 Agosto 2015
Nel Vallone dei Duc Foto Toni Farina Nel Vallone dei Duc Foto Toni Farina

Una camminata ad anello alternativa al tour classico del Viso, nel settore meridionale della nuova area protetta. Il Re di Pietra è lasciato in disparte, in compenso si attraversa per intero il Bosco dell'Alevé, "variante naturalistica" al mondo di pietra ed erba che caratterizza in modo pressoché esclusivo il resto del territorio del parco.
Perno della camminata è la Cima delle Lobbie, che sostituisce egregiamente il Re di Pietra con le sue torri e i suoi canali dove si insinuano nebbie erranti, tipiche della stagione estiva.

Valle Varaita-Valle Po-Valle Varaita. Tre giorni impegnativi, per camminatori con buon allenamento e abitudine all'andar per monti. Nessuna difficoltà tecnica, ma lunghi spostamenti.
Fondamentale la buona visibilità: in particolare il terzo giorno la segnaletica (ancora) approssimativa può creare difficoltà in presenza di nebbia.
Grado di difficoltà complessivo: EE (escursionisti esperti).

Il percorso in sintesi

Meta del primo giorno è il Rifugio Bagnour, presso l'omonimo lago, nel cuore dell'Alevé. La partenza consigliata dalla borgata Alboin di Casteldelfino, in luogo della frequentata salita da Castello di Pontechianale, consente un primo contatto prolungato con il bosco: il consiglio è di prolungarlo ancora di più sfruttando l'intera giornata.
Secondo giorno con esordio di grande suggestione (e solitudine) nell'appartato Vallone dei Duc, tra rocce e cembri isolati. Prima meta è il Passo Calatà, passaggio in quota (2900 metri) verso la parte alta del Vallone delle Giargiatte, dove ci si immette per un tratto sul citato tour classico del Viso. Il Re di Pietra si impone alla vista con le sue colate di detriti e rocce rotte, e dopo il faticoso Passo Calatà si cammina con piacere sull'agevole mulattiera che valica i vicini passi di San Chiaffredo e Gallarino, per scendere in Valle Po. La meta del giorno è il Rifugio dell'Alpetto, primo del Club Alpino Italiano.
Terzo giorno di tanti passi. Meta intermedia è il Colle di Luca, agevole passaggio con la media Valle Varaita raggiungibile con due percorsi alternativi. Con il primo si ritorna al Passo Gallarino e si traversa in quota sulla storica mulattiera ex militare che si snoda sugli ampi ripiani ai piedi della Cima delle Lobbie (ambiente pittoresco ma nebbia insidiosa). Con il secondo ci si mantiene a quota inferiore, transitando all'Alpe Bulè, nell'omonimo vallone. Dal Colle di Luca, dopo breve risalita, si scende all'omonimo lago e quindi, tra ampi pascoli, al ripiano che ospita la Fons Mura, dove inizia il lungo traverso sul versante a solatio della valle. Si ritrova così il Bosco dell'Alevé, la parte meno nota. Tra valloni solitari il Nobile Cembro accompagna alla fine del viaggio.

Come arrivare

Località di partenza: Alboin, frazione di Casteldelfino ai margini del Bosco dell'Alevé.
Mezzi pubblici limitati a Casteldelfino, bus della linea ATI con partenza da Saluzzo (1 ora di cammino per Alboin). In caso di difficoltà di parcheggio si può lasciare il mezzo alla sottostante Borgata Bertines.

Si cammina

Primo giorno
Partenza: Alboin, 1500 metri.
Arrivo: Rifugio Bagnour, 2020 metri.
Dislivello: 800 m. Tempo: 5 h.
Tappe intermedie:
Grange Pralambert - Lago Secco - Lago e Rifugio Bagnour - Pian Caval - La Ciarmo - Pion Meyer - Grange Gheit - La Ciarmo

Cembri e ancora cembri. Come premesso, il consiglio è di non limitare la camminata alla salita al Bagnour ma di utilizzare la giornata per un lungo "vagabondaggio" nell'Alevé. Da Alboin in un'ora di salita tranquilla si giunge alle Grange Pralambert (1800 m), inferiore e superiore, panoramico ingresso nel bosco. Le conifere, cembri e larici, subentrano alle latifoglie e accompagnano con cammino più disteso in direzione nord. Lasciata a sinistra una via di discesa alle borgate Villaretto (di Casteldelfino) e Castello (di Pontechianale), si giunge al Lago Secco (1890 m), piccolo invaso in cembreta quasi pura, il cui toponimo è legittimato dalla condizione estiva (a seguito alla deviazione dell'acqua di una vicina sorgente, oggi anche in piena estate il lago "secco" più non è...).
Con altri 20 minuti di marcia più che agevole si esce nell'ampia radura che ospita il Lago e il Rifugio Bagnour (2020 m). Al rifugio si incontra la via principale proveniente da Castello di Pontechianale che si segue in discesa per un centinaio di metri, uscendo così nella bella radura del Pian Caval. Circondata da notevoli esemplari di cembro, la radura offre un bello scorcio sulla piramide del Pelvo d'Elva sul lato opposto della valle principale.
Lasciata a sinistra la via per Castello, si prosegue a nord nel bosco a lievi saliscendi, giungendo così a La Ciarmo (1943 m), piccola radura pascoliva dove si trova un quadrivio: seguendo per pochi metri il sentiero a sinistra si scende a un'altana-osservatorio che consente un istruttivo affaccio sul Vallone di Vallanta, limite occidentale del massiccio del Monviso.
Tornati sul sentiero principale si cambia direzione di marcia volgendo a nord-est in salita trasversale sul fianco sinistro del Vallone delle Giargiatte. In alto fa capolino la cima del Monviso, ma la meta intermedia è assai più vicina: il caratteristico Pion Meyer (2130 m), ampia radura al limite nord dell'Alevé, nel punto in cui il bosco si spinge nel Vallone delle Giargiatte. Sul Pion Meyer è usuale incontrare camminatori impegnati nel Tour del Viso, la radura è infatti attraversata dalla mulattiera (percorso GTA) che collega il Passo di San Chiaffredo al Vallone di Vallanta. Ed è il vallone la prossima meta: dopo opportuna sosta, si scende a sinistra ancora nel bosco, qui di cembri più radi e misti a larici, guadagnando in circa mezzora il fondovalle, annunciato dalla scroscio d'acque del Rio di Vallanta. Sulla riva opposta transita la mulattiera che collega Castello al Rifugio Vallanta, verso l'omonimo colle, passaggio verso il Queyras del Tour del Viso. Mulattiera alla quale si riserva solo uno sguardo: a pochi metri dalla riva sinistra del rio si incontra infatti la via di ritorno nell'Alevé.
Pochi passi in piano conducono alle Grange Gheit (1910 m), al limite di un ampio pascolo al punto di incontro fra i valloni delle Giargiatte e di Vallanta. Le peste degli animali possono creare qualche difficoltà nel seguire il giusto sentiero, ma la direzione di marcia è evidente: in salita trasversale si esce dal pascolo e si torna nel bosco per iniziare uno splendido tratto "balcone". In costante, ma accettabile ascesa, si guadagna infatti quota con lo sguardo attirato dal profondo blu del Lago di Castello (invaso artificiale), fiordo tra il verde intenso della macchia. Superato un muretto a secco (uno dei pochi ancora visibili resti di fortificazioni militari) si giunge a una caratteristica prominenza rocciosa protesa sul vallone: un invito a un ultimo sguardo a nord su Vallanta, poi si cambia orizzonte, La Ciarmo è a pochi passi. Costo La Charmo, dove si ritrova il sentiero dell'andata che si segue per ritornare, su via nota, al Rifugio Bagnour. In tempo per la cena.

Secondo giorno
Partenza: Rifugio Bagnour , 2020 metri.
Arrivo: Rifugio Alpetto, 2270 metri.
Dislivello: 1000 m. Tempo: 6 h.
Tappe intermedie:
Passo Calatà - Punta Malta - Passo Calatà - Passo San Chiaffredo - Passo Gallarino

Luce del primo mattino: ideale per salire il Vallone dei Duc. Guadagnata la riva opposta del lago, ci si dirige a sinistra su un buon sentiero, segnato con tacche bianco-rosse, ma privo di indicazioni (agosto 2015). In salita costante, ma accettabile, si guadagna quota nel bosco, via via più rado. Dopo un primo tratto sul lato sinistro del vallone si attraversa il rio per salire sul lato opposto. La marcia alterna tratti in piano a salite distese, ideali per apprezzare l'ambiente. Che è davvero notevole, fuor di retorica affascinante. Cembri isolati e contorti emergono da un dedalo di grossi massi. Sempre ben segnato il sentiero si insinua in questo vero "giardino roccioso", transitando ai piedi dell'incombente Rocca Jarea. Guadagnato il culmine di un fronte morenico il vallone si amplia e schiude la prospettiva sulla Cima delle Lobbie (3015 m). Segue un tratto più ripido a tornanti sul ripido fianco della cresta delle Ali Lunghe, sequenza di torri di varia foggia, vera sfida alla gravità. Vera sfida alla quota sono invece i cembri che si inseguono verso l'alto, abbarbicati al pendio.
Il sentiero si fa meno evidente, ma sempre facile da seguire. Rocce e detriti si fanno invece prevalenti, ed è per questo che giunge inattesa e gradita una vasta conca erbosa, dominata dall'oscuro versante ovest delle Lobbie, ancora in ombra. In lieve discesa si raggiunge il cuore della conca, pervenendo così a un bivio (2650 m): nella direzione fin qui seguita (ovest) prosegue la via per il Passo Sud dei Duc (2800 m), passaggio diretto per il Vallone Bulè e il Colle di Luca, a sinistra prosegue invece la via per La Calatà.
Le tacche segnaletiche conducono a superare senza problemi una fascia di rocce montonate, pervenendo così in una vasta conca detritica, ingombra di neve fino a stagione inoltrata. Un ambiente decisamente più aspro, tipico dell'alta quota "Monviso". Inizia il tratto più faticoso (difficoltà EE): badando a non smarrire i segnavia si rimonta a sinistra (lato orografico destro della conca) un pendio di detriti instabili e con un ultimo traverso a sinistra si guadagna l'ampia sella detta "La Calatà". A 2940 metri, il più rapido passaggio fra Pontechianale e il Pian del Re.
Di fronte sta la parete sud del Monviso, via normale di salita alla cima, con le immancabili nebbie estive che salgono dalla Valle Po. A destra, di là del Colle delle Sagnette, appare la sagoma luminosa del Monte Rosa e, in basso, si intravede la mulattiera proveniente dal vicino Passo di San Chiaffredo, animata dai camminatori del Tour del Viso. Un colpo d'occhio ragguardevole, che può migliorare ancora. A sinistra un traccia di sentiero consente infatti di guadagnare senza eccessive difficoltà la cima della Punta Malta (2995 m), per respirare l'aria dei "3000" e per spingere lo sguardo a occidente. E per osservare in basso i laghi Lungo e Bertin, frammenti di "dolcezza" nell'ambiente aspro dell'alto Vallone delle Giargiatte. In mezzo si scorge il Bivacco Bertoglio, rifugio davvero esiguo in questo angolo selvaggio.
Tornati alla sella si cala il versante opposto: sempre ben segnato il sentiero traversa a destra e con un ultimo tratto più ripido guadagna il fondovalle, dove si incrocia il sentiero principale del Tour del Viso. Che guiderà per un buon tratto i passi: a destra, in lieve ascesa, si perviene al Passo di San Chiaffredo (2760 m), storico collegamento fra le valli Po e Varaita. In basso lo sguardo divaga sui vasti ripiani Gallarino, con gli omonimi specchi d'acqua, accanto ai quali transiterà uno dei due percorsi "a scelta" del giorno a venire.
"Gallarino" è anche il nome del passo successivo che si guadagna con un traverso sul pendio sud di Punta Dante. Il Passo Gallarino (2730 m) schiude nuovi orizzonti a nord: sul Viso (intero) e sul Viso Mozzo, sull'ampia sella del Colle di Viso e sul Lago Grande, che visto di qui tanto grande non appare... Ai piedi della cresta del Mozzo appare anche la sagoma del Rifugio Quintino Sella, frequentato punto di appoggio per il tour e la salita alla cima del Sovrano delle Cozie.
Si scende, dopo tante pietre è un piacere dirigersi verso accoglienti pianori erbosi. In breve si lascia a sinistra il sentiero principale del tour (diretto al Quintino Sella e al Pian del Re) e si segue a destra la diramazione per il Rifugio dell'Alpetto. Passato un avvallamento erboso con annesso laghetto si attraversa un'ultima conca rocciosa, dove si incontra il sentiero di collegamento diretto fra Alpetto e Quintino Sella. Lo si segue a destra, guadagnando con alcune risvolte il pianoro dove scorre il Rio dell'Alpetto. Pochi passi a sinistra conducono al sito di risorgenza, dove il rio sgorga copioso alla base di una parte rocciosa. Una variante brevissima, per un angolo di indubbio fascino, ideale premessa agli ultimi passi della giornata. Ma il rio continua a stupire, a creare suggestione con i suoi meandri, poi si accomiata precipitando in una gola. Il salto d'acqua si smorza nel sottostante vasto pianoro, dove appare inatteso il Lago dell'Alpetto. Ma soprattutto, discosto a sinistra, appare l'omonimo rifugio, prima il "vecchio" e poi il "nuovo".
Un ultimo, breve traverso in discesa li raggiunge. In tempo per la cena, per due passi in riva al lago e per una visita ai locali del rifugio vecchio (il primo del Club Alpino Italiano), ora museo. Una foto ritrae Claudio Perotti, detto "Farina", guida storica del Monviso: 517 volte è salito sulla cima. Complimenti!

Terzo giorno
Partenza: Rifugio Alpetto, 2270 metri.
Arrivo: Alboin, 1500 metri.
Percorso A. Dislivello: 700 m. Tempo: 7 h.
Percorso B. Dislivello: 700 m. Tempo: 7 h.

Come premesso, giornata di tanti passi. Due le soluzioni di cammino. La prima, (Percorso A), in quota, è ideale nel cuore dell'estate. La seconda (Percorso B), a quota inferiore, è invece indicata all'esordio della stagione estiva, quando la conca fra il Passo Gallarino e la Cima delle Lobbie presenta ancora campi di neve.

Percorso A
Tappe intermedie:
Passo Gallarino - Laghi Gallarino - Colle di Luca - Lago di Luca - Fons Mura - Croce di Ciampagna - Pian del Chiot

Esordio su via nota. Su percorso inverso al giorno precedente si risale al Passo Gallarino (2730 m), 500 metri di dislivello di tutta comodità, deliziati dalla luce del mattino sul Monviso. Al Gallarino si cambia: lasciata la via del Tour del Viso diretta al vicino San Chiaffredo si rimanda il ritorno in Valle Varaita "attirati" dai riposanti pianori che si estendono di fronte, nell'ampia conca delimitata a sud dalla Cima delle Lobbie. A sud-est il Colle di Luca appare davvero lontano, protetto dalla Cima Rasciassa. Bando agli indugi si va, spalle al Monviso, con una breve discesa si cala sul sottostante ripiano, solcato dalla storica mulattiera ex militare, un tempo frequentata via di transito diretta fra l'alta Valle Po e la media Valle Varaita. La mulattiera è a tratti ancora ben delimitata da cordoni laterali di pietra, ma in altri tratti la copertura erbosa ha avuto la meglio, ragion per cui è bene porre attenzione ai segnavia, in particolare in presenza di foschie. Il cammino è però agevole, deliziato dai laghetti Gallarino, uno dei quali, più vasto, si annida inatteso in una conca sulla sinistra del sentiero.
Dopo un primo tratto in discesa lieve, la mulattiera inizia a inanellare lunghi tornanti, a tratti ancora sostenuti da muretti. Con l'occhio attirato dalla diruta cresta che si stacca dalle Lobbie si perviene sul lato opposto della conca, dove la mulattiera inizia a risalire in traverso verso il Colle di Luca. A tre ore dalla partenza si guadagna così con un ultima salita il Colle di Luca (2440 m). Sullo storico punto di transito si cambia con decisione orizzonte, colmato ora dal lungo crinale divisorio fra le valli Varaita e Maira. Il gioco è dare un nome a colli e cime: Birrone, Nebin, Col Sampeyre, Colle Bicocca, Pelvo d'Elva. E lontane a mezzogiorno le Marittime...
Tutt'altro che vicina è anche la meta finale, per cui senza troppo indugiare si rintraccia il sentiero privo di indicazioni (agosto 2015), ma segnato con tacche bianco-rosse, che risale a destra il crinale. In caso di nebbia fitta può essere opportuno optare per la via principale che scende direttamente in Valle Varaita, nel Vallone del Rio Milanese alla Madonna della Neve (1750 m). In tal caso, oltre a tralasciare il bel Lago di Luca, si allunga però il percorso.
Con qualche tornante fra erba e massi si doppia un costone (2550 m) oltre il quale ci si affaccia su un'amena conca di pascoli, resa ancor più amena dal Lago di Luca (2370 m). Il lago e il bell'edificio di pietre a pochi metri dalla sponda invitano a un'altra sosta... poi si continua a scendere. Dalla riva nord del lago il sentiero si affaccia su un'altra conca pascoliva dove si adagia il piccolo specchio d'acqua detto "Louserot" (laghetto, in occitano). Aggirata la conca si scende a un altro ripiano che ospita la storica (e fresca) sorgente detta "Fons Mura" (2170 m). A pochi metri, un masso "a tavolato" riporta frecce direzionali: Casteldelfino è la via e "ovest" è ora la direzione. Inizia l'ultima parte del viaggio.
A indicare la direzione pensano anche i cembri, giovani cembri che via via si espandono a oriente, conquistando spazio sul versante sinistro orografico (al sole) della Valle Varaita. Un fenomeno ormai in atto da alcuni anni, favorito dall'abbandono del pascolo. Ed è così che il bosco di pino cembro si riprende spazi che erano suoi millenni or sono... Passato dopo breve salita un costone si scende per morbide ondulazioni guadagnando il valloncello delimitato a ovest dall'ennesima costola: è qui che si trova, ormai in parte nascosta dai cembri, la Croce di Ciampagna (1995 m), luogo denso di storia locale, fino ad alcuni anni or sono limite orientale riconosciuto del Bosco dell'Alevé. Alla Croce di Ciampagna ci si immette sul sentiero principale, Viol dell'Alevé (viol, sentiero), proveniente dalla Madonna della Neve. Si attraversa così il Vallone di Ciampagna e in lieve discesa si giunge a un bivio: a sinistra un sentiero scende diretto alla Borgata Bertines e a Casteldelfino, ma è meglio continuare a destra in lieve salita. Il bosco ha ormai la meglio, anche in quella che fino a pochi anni fa era una delle radure più belle dell'Alevè: il Pian del Chiot (2050 m). Passata la radura, al successivo bivio si consiglia di andare a destra (a sinistra scende un altro sentiero per Bertines) seguendo l'indicazione per le Grange Pralambert e il Rifugio Bagnour. Con un lungo traverso ci si riporta così sulla via percorsa due giorni prima.
Una buona via, ideale per gli ultimi passi in discesa. Le latifoglie subentrano via via alle conifere: è il segno della fine del viaggio.
Tre giorni di cammino, nel Parco naturale del Monviso.

Percorso B
Tappe intermedie:
Colletto Bulé - Alpe Bulé - Colle di Luca - Lago di Luca - Fons Mura - Croce di Ciampagna - Pian del Chiot

Esordio di tutto riposo: in luogo della salita al Gallarino si scende infatti all'ampia conca che ospita il Lago dell'Alpetto. Contornato sulla sinistra lo specchio d'acqua si risalgono gli invitanti pendii verso il Colletto Bulè (2390 m), ampia insellatura a ovest della punta Murel (2450 m), eventualmente raggiungibile per ampliare lo scorcio a 360 gradi: sul Viso ovviamente, e sui crinali che separano la Valle Po dalla Val Varaita. Di fronte, a ovest della Punta Rasciassa, si apre l'ampia sella del Colle di Luca, che si valicherà per tornare in Valle Varaita.
Il costone che scende a settentrione dalla Punta Rasciassa verso la Valle di Oncino segna il limite orientale dell'area protetta. I pendii compresi fra la Rasciassa e il Colle di Luca offrono spunti di elevato interesse preistorico: nel 2003 si è scoperto che, 7000 anni fa, i popoli neolitici trovarono in tale zona la pietra verde con cui realizzare le più dure e belle asce ritrovate nelle tombe preistoriche di mezza Europa.
Dal Colletto Bulè si scendono gli ampi pendii prativi che digradano nell'ampia conca terminale del Vallone Bulè, tributario della Valle di Oncino all'altezza delle Meire Bigoire. Alternando chine a ripiani, con l'occhio attirato dalle guglie della cima detta appunto "delle Guglie", si plana sul pianoro che ospita l'Alpe Bulè (2060 m). Attraversato il rio omonimo (con qualche difficoltà a inizio stagione), presso il fabbricato dell'alpeggio si lascia a sinistra il sentiero che scende nel vallone (vedi anello Rifugio Alpetto-Vallone Bulè) per imboccare il sentiero che sale da Oncino al colle. Attraversati altri rii, si risale in direzione sud tra balze e ripiani il vasto pendio che in circa un'ora adduce al Colle di Luca (2440 m).

Info: Valle Varaita Trekking

 

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