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Animali al lavoro

In un paese come l'Italia, dove il 75 % del territorio è collinare o montano, la possibilità di reintrodurre in agricoltura gli animali da lavoro potrebbe essere un'ipotesi da non scartare. E al Parco Capanne di Marcarolo ci stanno già pensando.

  • Lorenzo Vay
Mercoledì, 3 Luglio 2019
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Animali al lavoro
Preparazione degli asini da soma
Foto J. Tosco/arc. Parco Capanne di Marcarolo

L'utilizzo degli animali da lavoro oggi non è più sinonimo di ritorno al passato, ma rappresenta una alternativa praticabile soprattutto in quelle aree "marginali" dove la meccanizzazione oltre a dimostrarsi difficoltosa è anche meno conveniente dal punto di vista economico.
Interessante è inoltre il recente fenomeno di ritorno alla terra soprattutto da parte di giovani che, in aree collinari e montane, si dedicano all'agricoltura e all'ambiente con motivazioni ecologiche, filosofiche, sociali ma necessariamente anche economiche.
In un paese come l'Italia, dove il 75 % circa del territorio è collinare o montano, la possibilità di reintrodurre in agricoltura e nelle pratiche forestali gli animali da lavoro è dunque da valutare attentamente.

In Francia, per esempio, esiste ancora un numero significativo di piccoli contadini che lavorano con animali da trazione, nelle vigne, nelle coltivazioni di ortaggi o per l'esbosco.
L'associazione francese Prommata dal 1991 promuove la trazione animale attraverso la produzione di attrezzi necessari rimodernati rispetto al passato, e la formazione per il loro utilizzo. La missione di questa associazione è sviluppare un'agricoltura sostenibile, facendo in modo che i contadini abbiano la possibilità di lavorare su piccole superfici di terreno raggiungendo l'indipendenza energetica e l'autonomia economica senza accumulare debiti, valorizzando al contempo le zone marginali, con una produzione diversificata di cibo di qualità adatto alla vendita diretta.

Il rappresentante in Italia di Prommata è Marco Spinello, agricoltore nelle Langhe che utilizza gli animali da lavoro per la conduzione del fondo dell'azienda dove opera. Da una decina di anni, aiuta i giovani interessati a queste pratiche agronomiche a capire la sostenibilità ecologica e l'importanza economica dell'utilizzo degli animali da lavoro in agricoltura di montagna grazie a giornate dimostrative e momenti di formazione-informazione. Alla base dei suoi corsi vi è la convinzione della sostenibilità ecologica e economica dell'utilizzo della trazione animale.

Tra le ragioni economiche ci sono il risparmio di combustibili, il risparmio sui costi di manutenzione e riparazione dei trattori, oltre al risparmio sull'acquisto di concime, la possibilità di guadagnare dalla vendita dei puledri e la possibilità di rendere produttive terre che normalmente non lo sarebbero usando il trattore. Questi benefici sono più facilmente realizzabili in piccole fattorie che praticano un sistema di agricoltura chiuso, o quasi chiuso, con una produzione diversificata, esattamente quello che le zone marginali d'Italia richiedono.

Molte delle ragioni ecologiche sono ovvie: un minor compattamento della terra, un sistema chiuso (mangime prodotto all'interno della fattoria), una forte riduzione delle emissioni di gas serra, una fonte di fertilità dal letame degli animali e una più ampia varietà di ecosistemi nella fattoria.
Il recupero dei tradizionali lavori agricoli svolti con l'utilizzo dei muli, asini, cavalli e buoi - realizzati oggi con attrezzature e tecniche moderne - può quindi rappresentare una possibilità reale per i nuovi insediamenti e una valida prospettiva per lo sviluppo di attività economiche legate all'agricoltura, all'artigianato e al turismo di aree svantaggiate e difficili,

Nel territorio di Capanne di Marcarolo, fino alla fine anni '60, ogni cascina aveva almeno una coppia di buoi e nello specifico buoi montagnini (razza tortonese-varzese) che con la loro forza lavoro costituivano un importante risorsa per l'economia della famiglia contadina.
Questa razza oggi è a rischio di abbandono e per questo si cerca di incentivarla e valorizzarla: innanzi tutto per promuovere un'economia alternativa in grado di competere sul mercato con l'alta qualità e la tipicità. E non è secondario, considerare che le antiche razze, a fronte di una bassa specializzazione, compensano con una maggiore rusticità e una minore esigenza fisiologica ma non si può trascurare neanche il valore storico, culturale e folcloristico che può contribuire alla valorizzazione e alla promozione del territorio dell'Appennino settentrionale.

In questi ultimi anni si è tornati a considerare l'utilizzo degli animali da lavoro una pratica possibile e parallelamente si sono sviluppate attività di ricerca anche nel settore dell'attrezzatura agricola. Associazioni come "WWOOF Italia", "Noi e il Cavallo","Cavallavor", il "Gruppo PALA" (Promozione Animali da Lavoro in Agricoltura), Istituti di ricerca universitari, da almeno un decennio hanno messo in atto ricerche e sperimentazioni di confronto tra la conduzione aziendale basata esclusivamente sulla meccanizzazione e quella con l'utilizzo della trazione animale.

Il Parco delle Capanne di Marcarolo attraverso le proprie attività istituzionali ha potuto conoscere meglio questa interessante realtà, dapprima nella Tradizionale Fiera del bestiame di Sant'Isidoro e successivamente nell'ambito del progetto PSR mis 323 "P.I.U.M.A." che ha visto l'organizzazione di una serie di tavoli partecipati sulla pianificazione agronomica dell'area protetta finalizzati a garantire l'equilibrio tra le esigenze di conservazione degli habitat e della biodiversità e le esigenze economiche locali legate alle attività agricole tradizionali. Dai tavoli è emersa l'ipotesi di una indicazione facoltativa all'utilizzo degli animali da lavoro nell'ambito delle Misure di conservazione sito specifiche delle Rete Natura 2000.

 

 

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