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I Grandi Parchi dello Utah

Alla scoperta dei deserti e dei canyons meno conosciuti dell'ovest degli Stati Uniti

  • Marina Maffei e Andrea Ferrarotti
  • aprile 2012
Lunedì, 16 Aprile 2012

A nord dei deserti dell'Arizona e dalle frequentate mete turistiche rappresentate dal Grand Canyon e dalla Monument Valley, lo Stato dello Utah è tutt'ora dominato da una natura selvaggia e incontaminata nella quale rivive lo spirito pionieristico del vecchio West. Visitarne la regione meridionale significa addentrarsi in un territorio dove il connubio tra montagne ed altipiani desertici esercita un fascino potente e drammatico. La roccia arenaria è l'immensa tela sulle quali le piogge, il vento e le acque dei fiumi hanno disegnato nel corso di milioni di anni forme e colori unici. A salvaguardia di questo paesaggio straordinario, contraddistinto da canyons, guglie e archi, sono stati istituiti i parchi nazionali di Arches, Canyonlands, Bryce Canyon, Capitol Reef e Zion. Numerose altre aree sono invece state individuate come monumenti nazionali o aree protette di interesse federale, tanto che in passato è stata avanzata la proposta di unificare tutto il sud dello Utah in un unico parco. A quattro ore d'auto dalla capitale Salt Lake City e a 57 chilometri a nord-ovest della cittadina di Moab, si trova uno dei due ingressi a Canyonlands National Park, un'immensa distesa di canyons, fessure e mesas (tavolati sopraelevati dalla cima piatta e dalle pareti lisce e verticali), rimasta pressoché inviolata: solo qualche cercatore d'uranio, negli anni '50, ha tentato di penetrarne i segreti. Il cuore del parco è costituito dalla confluenza, a forma di "y", tra il Green River ed il Colorado, uniche tracce d'acqua di questo spettacolare deserto. Il parco è suddiviso in tre aree principali: per visitare il selvaggio Maze, un labirinto di canyons, e la zona dei Needles, cime rocciose di colore arancione intercalate da linee bianche, occorrono diversi giorni. Maggiormente accessibile Island in the sky. Dalla strada principale, brevi tragitti a piedi consentono di raggiungere i bordi della mesa: in alcuni tratti, senza protezione, si cammina sul bordo di precipizi profondi oltre trecento metri dai quali è possibile ammirare il più basso altopiano del White Rim. L'isola nel cielo, come evoca suggestivamente il nome, domina la confluenza dei due fiumi, regalando vedute uniche su Canyonlands e sulle Montagne LaSal. A pochi chilometri dall'ingresso nord-ovest di Canyonlands, una piccola deviazione riserva una grande sorpresa: il minuscolo parco statale di Dead Horse Point protegge il belvedere utilizzato in passato dai pionieri come corral, recinto naturale per catturare i cavalli selvatici che popolavano il Colorado Plateau. Gli esiti non erano sempre felici, come si intuisce dal nome del luogo: i cavalli, terrorizzati, spesso scivolavano nel burrone, dalla cima del quale lo sguardo si estende oggi sui bacini artificiali per l'estrazione del potassio e su uno spettacolare meandro "a collo d'oca" del fiume Colorado. Moab è il punto di partenza anche della visita ad Arches National Park, a soli 8 chilometri di distanza. Il parco comprende un territorio ricco di migliaia di formazioni rocciose, scolpite in modo intricato dagli agenti erosivi, a formare una successione ineguagliabile di archi delle più svariate dimensioni. Le stime ufficiali conteggiano circa 2000 archi: in ogni caso, la caccia al tesoro per scorgere un frammento di cielo che fa capolino da un arco vale il trekking in questo paesaggio compatto di arenaria rossa. E tra le mete non può mancare il solitario Delicate Arch, simbolo dello Utah, ancora più poetico se contemplato al tramonto. Nella zona centro-meridionale dello Stato sono invece concentrati Bryce Canyon National Park e Capitol Reef National Park, idealmente collegati dalla Scenic Byway 12, strada panoramica molto suggestiva che lungo il percorso tocca anche il Grand Staircase - Escalante National Monument, un'area incontaminata lungo la quale scorre il fiume Escalante. A pochi chilometri da Tropic, il Bryce Canyon National Park non è un vero canyon, bensì una successione insolita di anfiteatri, disegnati da un'erosione rapidissima: il ghiaccio si forma nel corso della notte per poi sciogliersi al mattino circa duecento volte all'anno. Questo paesaggio mutevole – così chiamato in onore del colono mormone Ebenezer Bryce, che cercò di stabilirvisi a fine 1800 salvo poi abbandonarlo dicendo che si trattava di "un posto infernale in cui era meglio non perdere una vacca" - è reso ancora più particolare dalla colorazione delle rocce, che variano dal bianco, all'arancio, al blu, al giallo. Dal belvedere di Sunset Point si può agevolmente godere della vista sull'attrazione principale del parco, ovvero l'Amphiteather. Si tratta di una quinta impressionante di pinnacoli di limestones, nella quale ci si può addentrare lungo i sentieri segnalati: l'effetto è quello di precipitare in un'altra dimensione, dove le rocce assumono forme fantasiose scatenando l'immaginazione dei visitatori. Particolarmente suggestivi sono gli hoodoo, massi poderosi e scarsamente friabili che appaiono precariamente appollaiati sugli alti e stretti pilastri erosi dal gelo. Fratelli maggiori dei piemontesi Ciciu del Villar, il più fotografato hoodoo di Bryce è il Thor's Hammer, vicino a Sunset Point. A causa dell'altitudine, di 2.400 metri circa, nel Bryce convivono microcosmi desertici e foreste di pini, dove scorrazzano numerosi animali selvatici. Ma lungo la Scenic Byway 12 ci sono altre sorprese in serbo: la più preziosa, perché quasi sconosciuta, è forse il Kodachrome Basin State Park, nei pressi del villaggio di Cannonville. Un luogo unico che deve il suo nome ad un fotografo del National Geographic che nel 1948 volle rendere omaggio ai colori eccezionali del parco citando l'allora recente pellicola Kodak. La caratteristica principale di Kodachrome sono le sue 67 sand pipes, colonne di arenaria che nacquero come geyser sotterranei creati da un terremoto. I geyser vennero imprigionati da sedimenti di calcite e quando la roccia esterna, più morbida, si sfaldò interamente, i "tubi" rimasero ben ritti in mezzo alla distesa pianeggiante. La corsa verso nord prosegue fino a Capitol Reef National Park, che confina con vaste zone della Foresta Nazionale di Dixie. Nel parco, canyons, valli verdeggianti e aree rocciose rivaleggiano per bellezza ed immensità. Lo spettacolo geologico più conosciuto di Capitol Reef è la Waterpocket Fold, una piega monoclinale che si estende in lunghezza per 160 chilometri, modellata dalle erosioni che hanno dato origine a canyons di diversa profondità e curvatura, ed imponenti cupole di rocce e guglie di sabbia. Curiosa è la storia di Freemont Valley, valle abitata prima da civiltà preistoriche e in seguito, tra il 700 ed il 1300, dagli Anasazi, antichi pueblo che lasciarono traccia in alcune pitture rupestri. Nel 1800 vi si stabilirono i pionieri mormoni, che vivevano miseramente nel villaggio di Fruita, così chiamato per la presenza di moltissimi frutteti. Le piante, curate dal parco nazionale, producono frutti ancor oggi. A sud-ovest, a due ore d'auto da Bryce Canyon National Park, quasi al confine con il Nevada e con lo scintillio delle luci di Las Vegas, sorge infine Zion National Park, canyon lungo il corso del Virgin River circondato da altissime pareti rocciose di arenaria. I sentieri conducono a laghetti naturali e cascatelle, ma il trekking più avventuroso – adatto solo a chi è in grado di praticare sport estremi - è quello di Narrows, che prevede di percorrere il tratto più impervio del canyon, immersi nell'acqua fredda e veloce del fiume per 16 dei 25 chilometri previsti. Altrettanto impegnativo, il West Rim Trail, nel corso del quale si deve affrontare una cresta montuosa lungo un sentiero che corre su spaventosi burroni e dove gli unici appigli sono alcune catene fissate alla roccia.

GEOLOGIA
L'attuale conformazione del sud dello Utah è il risultato di un'evoluzione geologica iniziata 2,5 miliardi di anni fa, suddivisa in 8 fasi principali, e tutt'ora in atto. È proprio nell'ultima fase, iniziata circa 20 milioni di anni fa, che si è originata l'attuale conformazione orografica e morfologica che caratterizza il territorio dello Utah. Durante questo periodo, in seguito ad un'imponente attività sismica e vulcanica lungo le principali faglie (fratture della roccia che mostrano evidenze di movimento tra due masse rocciose) si registra un generale sollevamento del continente nordamericano occidentale che, unitamente ad una serie di cambiamenti climatici, ha portato ad un incremento dell'azione erosiva ad opera di vento, acqua e ghiaccio, in grado di scolpire rapidamente le potenti sequenze di rocce sedimentarie. Tali azioni erosive sono quindi responsabili dello spettacolare rimodellamento del territorio che ha dato vita alle numerose formazioni rocciose scolpite principalmente nell'arenaria, quali canyons, mesas, calanchi, guglie, archi, pinnacoli e butte, che hanno portato a definire lo Utah, uno dei principali musei geologici a cielo aperto dell'intero pianeta.
INFO La regione meridionale dello Utah è caratterizzata da altitudine elevata e, nel periodo estivo, da alte temperature. Anche per questo i trekking lungo gli itinerari segnalati richiedono preparazione, spirito di adattamento, abbigliamento e calzature adeguate (e in estate, tassativamente, grandi quantitativi di acqua e l'occorrente per proteggersi dal sole). Il momento migliore per visitare questa zona è durante la primavera e l'autunno, tuttavia anche l'inverno, spesso molto innevato, esercita un fascino intenso. Le possibilità di soggiorno sono numerose (dai classici motel ai bed&breakfast, dai resort ai campeggi) e generalmente concentrate nelle cittadine più prossime ai parchi. Il sito web turistico dello Utah, con informazioni utili per pianificare un viaggio, è www.utah.com. Sul posto, è indispensabile recarsi ai visitor center dei parchi.

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