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Peneda-Gerês, il parco che non ti aspetti

Nel lontano Portogallo ai confini con la Galizia, le granitiche Serre modellate dai ghiacciai racchiudono una pluralità di ecosistemi e custodiscono un'impensata biodiversità

  • Aldo Molino
  • Agosto 2011
Sabato, 6 Agosto 2011

 

All'ombra del pergolato sulla piazza del paese in festa, dopo un altro bicchiere del fresco e profumato viño verde della serra, il discorso scivola sul lobo. Siamo a duemila chilometri dalle montagne piemontesi, ma il problema è identico. Pedro, l'agricoltore locale che infine ci ha convinto ad acquistare qualche bottiglia del vino da lui prodotto (ottimo), ci spiega come il parco sia una gran bella cosa, ma i lupi proprio no, sono un bel guaio per gli allevatori e non solo: la paura atavica per il grande predatore che troppo assomiglia all'uomo è uguale dappertutto. E d'inverno, quando la neve imbianca le cime più elevate e i suoi ululati raggiungono il paese, ci fa capire Pedro che se fosse possibile imbraccerebbe volentieri lui stesso lo schioppo. Il Peneda-Gerês situato all'estremo nord, è l'unico parco nazionale del Portogallo continentale: l'area protetta istituita nel 1971, occupa una superficie di circa 70.000 ettari nei concelhos di Arcos de Valdevez, Melgaco, Ponte de Barca e Terras de Bouro e forma un continuo col parco naturale spagnolo di Baixa Limia-Serra do Xurés. In tutto 100.000 ettari che dal 1997 costiuiscono uno dei primi e forse il più interessante esempio di parco trasfrontaliero d'Europa in cui le attività di salvaguardia e promozione nascono dalla collaborazione e dal coordinamento delle due realtà territoriali: Gerês-Xurés. Montagne granitiche dalla morfologia aspra, dalle profonde e strette valli, che anche i ghiacciai (durante le glaciazioni erano ben presenti anche sulla montagne della penisola iberica) hanno modellato. Un ambiente dall'aspetto arcaico, dominato dalla pietra, dove però la presenza umana ha lasciato cospicue testimonianze. A partire dall'età del ferro, in cui l'insediamento di Calcedonia si vuole fondato addirittura dagli Argonauti di ritorno dalla Colchide. Fatto questo meno bislacco di quanto possa sembrare a prima vista se si considera che autori classici indicarono nel Danubio, nel Mare del Nord e nelle Colonne d'Ercole l'itinerario di ritorno di Giasone e dei suoi. Poi arrivarono i romani che vi edificarono un castro a supporto dell'importante strada militare, l'Itinerarium antonimi, costruita presumibilmente nell'ultimo terzo del primo secolo per collegare Bracavara Augusta (Braga), con Asturyca Avgita (Astorga). Uno dei tratti meglio conservati della strada si trova all'interno del parco tra Campo di Gerês e Portela do Homen. Lungo questo percorso si possono vedere vestigia archeologiche, come pietre miliari, stazioni di posta, mansio. Ma tracce ancora più antiche della presenza umana le troviamo nella zona di Britelo, dove si rinvengono monumenti funerari megalitici risalenti alla seconda metà del quinto millennio (neolitico medio-superiore). Si tratta di complessi isolati o di vere e proprie necropoli con dolmen o tumuli, talvolta con vestigia di pitture e graffiti rupestri. Millenni di agricoltura povera che sono sfociati in una massiccia emigrazione in Francia e in Spagna lasciando molti villaggi, quelli più remoti e marginali, quasi spopolati, hanno profondamento segnato il paesaggio sempre in bilico tra domesticità e selvaticità. Due tra gli aspetti più interessanti e curiosi sono rappresentati dagli "espigueiros" e dal "pelourinho". I primi sono i granai, veri e propri scrigni di pietra per custodire al riparo dagli avidi roditori, i cereali. Sono costituiti da una camera stretta con le pareti fessurate per favorire la circolazione dell'aria, tetto a capanna e piastrini di sostegno. Una croce in alto sul frontespizio protegge il raccolto. I due più importanti agglomerati si trovano a Soajo e a Lindoso. Nelle forme attuali risalgono al XVIII o XIX secolo perché in passato erano costruiti in legno e paglia secondo antichissime tipologie. Sulle grandi superfici rocciose che si trovano nei pressi, il grano veniva trebbiato con il correggiato. I pelourinho sono delle stele di pietra erette nella piazza dei paesi dove in passato era amministrata la giustizia, ed erano utilizzati sia per le fustigazioni che talvolta per i supplizi capitali. Quello di Soajo è particolarmente interessante perché associa alla stele un sogghignante volto antropomorfo e una lastra triangolare infilata nella cima. Il simbolo del parco è il capriolo, o "corco", raro in Portogallo e presente con popolazioni naturali soltanto sulle montagne a nord del Rio Douro. L'importanza della sua presenza a Penda-Gerês è che esso costituisce la preda preferita dal lupo, rappresentando quindi un anello fondamentale per la sua conservazione. Il lupo non è l'unico carnivoro presente, perché a banchettare a spese di ungulati, piccoli roditori e ittiofauna, ci sono anche la volpe, la genetta, il gatto selvatico e numerosi mustelidi. Tra essi anche la lontra che nei limpidi torrenti trova il suo habitat ideale. Si perché nonostante la posizione geografica (estati torride), e la limitata altezza delle montagne che superano di poco i 1300 m slm, Peneda-Gerês è ricco di acque cristalline e pulite che si aprono il cammino tra le dure rocce granitiche. Quest'acqua è una preziosa risorsa per il paese, trattenuta da innumerevoli laghi che rendono il paesaggio più ospitale, è utilizzata sia a scopi sia idroelettrici che potabili e a servizio dell'agricoltura. Uno degli animali più emblematici, frequentatore delle aree più impervie, è la Cabra-montesa. Si tratta dello stambecco pirenaico Capra pyrenaica parente stretto del cugino alpino di cui purtroppo non ha seguito le fortunate sorti. Gli esemplari attualmente presenti però non sono della sottospecie lusitanica estintasi nel 1890, ma di quella victoriae reintrodotta nel parco spagnolo e poi sconfinata in Portogallo, a dimostrazione che se l'ambiente è idoneo gli animali non conoscono barriere amministrative. In passato gran parte del territorio del parco era ricoperto da fitte foreste di querce, oggi invece il paesaggio è dominato dalla macchia. Secoli di uso indiscriminato del fuoco per favorire la pastorizia hanno portato alla distruzione dei boschi di alto fusto e alla sua sostituzione con la macchia cespugliosa che occupa attualmente il 74% della superficie. Il fuoco incontrollato origina spesso incendi dagli effetti devastanti sull'ambiente distruggendo la vegetazione rupicola e impedendo la rigenerazione ed evoluzione della vegetazione e sullo stesso turismo. Il fiore più esclusivo è l'Iris boissieri endemismo iberico a rischio di estinzione per le raccolte vandaliche, che cresce nei terreni sassosi e nelle fenditure delle rocce. Nei pressi di Caldas du Gerês un parco nel contesto del centro di educazione ambientale ha realizzato un giardino botanico con lo scopo non solo di far conoscere le principali specie aromatiche e officinali proprie della flora locale, ma anche sperimentare e promuoverne la coltivazione in chiave economica per le popolazioni locali. Info utili La sede del parco è a Braga (e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) Le porte del parco con punto informativo si trovano a: Paradela, Campo do Gerês, Lindoso, Lamas de Mouro, Mezio. Il parco spagnolo ha sede a Lobios. I percorsi pedestri si chiamano Trilohs. I principali itinerari sono dotati di mini-guide con cartina con descrizione bilingue portoghese-inglese che si possono acquistare negli esercizi commerciali e nelle strutture ricettive in prossimità del loro inizio.

 

Quando andare
Da evitare il periodo centrale dell'estate quando l'affollamento delle "montagne portoghesi" è eccessivo; tarda primavera e autunno sono le stagioni migliori anche se così si perdono la colorate e movimentate feste di paese. Le strutture ricettive nel parco, non sono molte concentrate soprattutto nella zona di Lindoso e di Caldas de Geres. Campeggi si trovano a Lamas de Mouro, Entre-ambos-Os-Rios, Vilar de Veiga, Travanca, Campo de Geres, Cabril, Caldas de Gerês.

 

Info utili
La sede del parco è a Braga (e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) Le porte del parco con punto informativo si trovano a: Paradela, Campo do Gerês, Lindoso, Lamas de Mouro, Mezio. Il parco spagnolo ha sede a Lobios. I percorsi pedestri si chiamano Trilohs. I principali itinerari sono dotati di mini-guide con cartina con descrizione bilingue portoghese-inglese che si possono acquistare negli esercizi commerciali e nelle strutture ricettive in prossimità del loro inizio.

 

La "Cabra-montesa"
Lo stambecco, il re incontrastato delle rupi alpine e del Gran Paradiso, la "Capra ibex", ha un cugino molto stretto che abita la penisola iberica:, la cabra montesa, "Capra pyrenaica". Il destino del parente spagnolo è stato molto meno fortunato di quello italiano. La Capra pyrenaica pyrenaica presente un tempo su entrambi i versanti della catena dei Pirenei, vittima di una caccia sconsiderata e della competizione con gli ungulati domestici, ha visto ridursi i suoi effettivi sino al centinaio di esemplari di inizio XX secolo. Nel 1980 non restavano che una trentina di esemplari nel Parco nazionale di Ordesa nella provincia di Huesca. Nonostante gli sforzi per la sua conservazione, lo stambecco pirenaico si è estinto definitivamente nell'anno 2000 quando il 6 gennaio è morto in seguito alla caduta di un albero l'ultimo esemplare conosciuto, una femmina di nome Celia. Si tratta della prima estinzione europea dopo l'entrata in vigore della direttiva Habitat, emanata come è noto a tutela della biodiversità. Più recentemente un gruppo di ricercatori ha attuato un tentativo di clonazione che ha portato alla nascita di un capretto morto pochi minuti dopo il parto. Resta misterioso il motivo per cui l'ultimo residuo nucleo nonostante l'attiva protezione si sia progressivamente ridotto fino a scomparire (il numero complessivo non ha mai superato in tutto il secolo le 40 unità). La popolazione pirenaica fortunatamente costituiva solo una delle quattro sottospecie, quella nominale, della Capra. La sottospecie lusitanica propria del Gerês si è anch'essa estinta nel 1892, mentre C. p. ispanica è presente nel sud-est spagnolo e C. p. victoriae si trova nel centro della penisola. Gli effettivi delle due sottospecie, oggetto anche di riuscite reintroduzioni tra cui quella nell'areale occupato in passato da lusitanica, è di circa 50.000 esemplari suddivisi in una cinquantina di nuclei molto frammentati e quindi a rischio (gli stambecchi delle Alpi sono in tutto 30.000). Le due specie di stambecco, alpino e pirenaico (come altre specie del genere capra) sono assai simili tra di loro tanto che qualche autore le considera sottospecie e si sono differenziate all'epoca della seconda grande glaciazione. Numerose pitture rupestri risalenti al paleolitico ne attestano la presenza in ambito franco-iberico. La maggior differenza è data dalle corna che solo in Capra pyrenaica ha un'accentuata forma di lira. Per il resto, (dimensioni, dimorfismo sessuale, comportamenti sociali, anelli di accrescimento che permettono di rilevare l'età dei soggetti), non differiscono di molto dallo stambecco alpino.

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