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Bretagna, mon amour

Doni di una costa frastagliata di promontori e punte, gioco eterno di terra e mare capace di creare cale e grotte, spiagge e golfi, rocce. Da tutelare come ecosistema.

  • Claudia Patrone
  • Gennaio 2023
Giovedì, 9 Febbraio 2023
Spiaggia bretone con la bassa marea  - Foto C. Patrone Spiaggia bretone con la bassa marea - Foto C. Patrone

Et voilà. È l'odore salmastro del mare, che invade le narici ed eccita le reti neurali. È il vento freddo di mistral, che strappa lacrime di emozione da non voler trattenere. È un'energia potente e creatrice. E si porta via i pensieri così velocemente che, quando l'oceano si è ritirato, ci si rende conto di non essersene accorti. È sempre così, sulla grande spiaggia di La Baule. È già Bretagna, infatti, e non è un errore: è dove si sente la gente del luogo – e pace se i confini amministrativi escludono la Loira Atlantica e il suo estuario. È dove comincia la giostra di promontori e punte, il gioco eterno fra terra e mare capace di creare un elenco pressoché infinito di cale e insenature, grotte e spiagge, baie e golfi, diversi fra loro eppure familiari... così bretoni. È bene evitare le scorciatoie e lasciarsi andare all'andamento altalenante, che consente di procedere verso settentrione senza perdere nessuno degli imperdibili paesaggi, cercando l'Atlantico ogni volta e ogni volta ritornando nell'entroterra, senza fretta e – forse – anche senza meta. Finendo per trovare l'equilibrio e il centro di se stessi, insieme all'essenza di un territorio che non si dimenticherà. Et voilà.

Obiettivo, la pesca a piedi: ecologica, rispettosa verso l'ecosistema e sostenibile

A La Baule, la bassa marea attira e accoglie gli artigiani della pesca a piedi. Abitanti di queste case che esibiscono l'anima bretone con i loro tetti di ardesia, abituati ad una tradizione antica come il litorale, immortalata dagli artisti dell'Impressionismo. Arrivano per andare a scavare, inseguendo l'oceano che si ritira e che lascia loro l'abbondanza dei suoi frutti, fra alghe e rocce. Chini a cercare cozze, conchiglie, vongole e ostriche, l'orizzonte disegnato dalle diagonali degli alberi maestri delle barche a vela in secca. Attrezzatura regolamentare per una pratica ecologica. Attenti a limitare la raccolta in rapporto al consumo, a rispettare le taglie minime e le quantità individuali consentite. Anche ad assicurarsi di rimettere a posto le pietre rovesciate, prima di allontanarsi. Un'attività che esprime l'amore aperto per il luogo.

Il territorio bretone inteso in tutta la sua ricchezza: invito all'interno dei parchi

Già la magia della Bretagna seduce, generosa. Gli ammiccamenti della terra e del mare, che non finiscono di toccarsi e cercarsi, generando ogni giorno il rinnovamento della vita e delle possibilità, dove il vento tutto accarezza e sconvolge. Guardare con gli occhi e con lo spirito a questo spettacolo è intuire il suggerimento di non fermarsi, di non smettere di cercare. Gli scorci grandiosi dell'intera regione regalano borghi, spiagge, fari e rocce dalla grammatica definita, eppure dinamica e mutevole. L'Armor, in lingua bretone, significa mare: ma giudicare con un semplice nome non coglie il gusto dei duemilasettecentotrenta chilometri di coste e dei millesettecento di sentieri litoranei, grondanti torbiere, lande, alture e distese di vegetazione, alternate ai pascoli dell'entroterra. Il Parco Naturale Regionale d'Armorique, che protegge il cuore al centro geografico della penisola collinare che digrada verso l'Atlantico, insieme al Parco Naturale Marino d'Iroise, che ne raccoglie coerentemente l'eredità subacquea fra gli scogli e gli spazi – non raramente sovrapposti – del Finistère, tutelano una biodiversità e habitat di grande ricchezza e fragilità, che raggruppano appena in parte la straordinaria varietà degli ecosistemi locali. Più a sud, di nuovo nelle vicinanze dell'estuario della Loira, il Parco Naturale Regionale di Brière conserva la seconda palude della Francia dopo la Camargue, godendo della flora e della fauna tipiche delle aree umide.

Subito nell'entroterra, una delle zone umide più significative e saline millenarie

La zona è l'ideale prima tappa naturalistica, lasciata La Baule, in direzione nord: la Grande Brière Mottière, che si estende lungo settemila ettari, è un labirinto di isole e praterie allagabili, canneti, canali e torbiere, popolato da migliarini di palude e basettini, ma anche garzette, avocette e aironi, luogo di sosta di molti altri migratori. Per non parlare dell'architettura locale che, con i celebri villaggi dai tetti di paglia, lega la presenza dell'uomo nell'ambiente in totale armonia. Le saline di Guérande, poco fuori l'area protetta in direzione dell'oceano, al lavoro millenario della produzione uniscono il patrimonio avifaunistico di cavalieri d'Italia e aironi cinerini, oltre al panorama suggestivo dalle forme multicolori e cangianti in base alle ore del giorno, alle condizioni meteorologiche e alle stagioni.

Inoltrarsi sulla Costa Selvaggia fra Le Pouliguen e Le Croisic è l'inizio della fine del mondo. Intendendo in tal modo il concetto di confine – finis terræ – ma anche in particolare il paesaggio immenso, intriso di iodio e insenature, grotte e scogliere in granito, intervallate da dune e brughiere, in cui dominano i potenti elementi naturali che hanno plasmato per centinaia di anni i lidi nordoccidentali di questa parte di Francia. In mezzo alle rocce, fra le punte e le baie, fra le spiagge e le cale interessate dall'incessante, ineluttabile ciclo delle maree, si sono sviluppati – indisturbati – gli importanti ecosistemi di straordinario rilievo. Il clima mite oceanico ha favorito un'identità specifica in termini floristici; identità che è anche geologica e si ritrova fino al limite settentrionale, declinata in varietà e grandezza.

Dipartimento del Morbihan: dove la costa e la terraferma non si distinguono più

Custodisce celebri coste, colme di testimonianze preistoriche, il Dipartimento di Morbihan, che si incontra con le sue cornici d'eccezione procedendo verso nord. Le punte e le spiagge di Penvins e Saint-Jacques, all'altezza di Sarzeau. Fino alla Pointe Du Grand Mont, che contorna il promontorio di Saint-Gildas-des-Rhuys e si staglia come una terrazza panoramica davanti alle isole di Houat, Hoëdic e Belle-Île-en-Mer e alla penisola di Quiberon: sull'omonima baia che, seppure vicina in linea d'aria, richiede un ampio cerchio per essere raggiunta dalla terraferma.

In attesa di arrivarci, con facili escursioni si esplora l'area interna della penisola di Rhuys, che continua in direzione di Arzon, del porto di Crouesty e del faro – del XIX secolo – di Port-Navalo: da qui si gode lo spettacolo della seconda più forte corrente di marea in Europa, che arriva fino a nove nodi. Caratteristici scenari da cartolina, con altre punte come Bilgroix, Monténo e Penbert verso l'abitato di Kerners, la Pointe Saint-Nicolas e la penisola della Pointe du Béché a Béninz, conducono lo sguardo già sul Golfo di Morbihan.

È il Mare Piccolo, come racconta il nome bretone, chiuso quasi all'oceano con un unico corridoio fra Port-Navalo e la Pointe de Kerpenhir a Lockmariaquer. Largo cinque chilometri e lungo ventuno, arricchito con altre cale e baie, distese fangose, praterie di fanerogame, con una quarantina di isole e isolotti, fra cui spiccano l'Île-aux-Moines e l'Île d'Arz, ma anche les Sept-Îles, l'Île de la Jument e l'Île Berder. Parco Naturale Regionale, conta circa centocinquantamila uccelli fra anatre tuffatrici, gabbiani, garzette e trampolieri. L'Île Tascon è un'oasi collegata da uno stretto passaggio all'antica palude salina di Saint-Armel. Da qui, proseguendo intorno al golfo, si incontra la Riserva Naturale Marais des Sénés, di considerevole interesse ornitologico. Prima di passare per la punta di Arradon e completare il cerchio in uscita a Lockmariaquer, che comunica con l'oceano attraverso la Baia di Quiberon.

Da Saint-Philibert, passando a La Trinité-sur-Mer e davanti all'isola di Stuhan, per Carnac e Saint-Colomban, si raggiunge la penisola di Quiberon. Cambio di scenario che si protende – per oltre quattordici chilometri – fino alla punta di Conguel: imponenti scogliere e coste selvagge, schiaffeggiate dal vento e dalle onde, ad ovest; spiagge di sabbia fine, con centri di talassoterapia, sul versante più protetto di oriente. Conquistando la costa ancora verso nordovest, doppiando l'Île de Groix, dal Morbihan si oltrepassa il confine con il Finistère.

Un passaggio verso la fine del mondo: Finistère, un ambiente unico ed eterno

Gli spazi selvaggi, già incontrati in altri luoghi, nemmeno riescono a restituire l'atmosfera graffiante ed estrema del lembo occidentale di questo Dipartimento, che regala grandiose escursioni e vedute solenni. Coste frastagliate per ben settecentottantacinque chilometri, litorale proprio commovente, varietà paesaggistica e naturalistica fra le alture dell'entroterra e l'ambiente marino, punte rocciose – vigilate dai fari – toccate solo dal vento sferzante e dalle onde dell'Oceano Atlantico, scogliere a picco e falesie, ma anche generose spiagge sabbiose.

Godere di un giro alla guardiola sulla sponda destra dell'estuario nella penisola di Merrien, presso Moëlan-sur-Mer, è la passeggiata ideale che dà il benvenuto a questa terra. Il sentiero conduce ad un immancabile faro, quindi sulla spiaggia di Graounec, per proseguire a Poulguen, dove gruppi di cristalli minerali di miche gli conferiscono brillantezza e colore. Rientrando attraverso un bosco di latifoglie in direzione di Plaçamen, ci si imbatte in due sequoie giganti piantate nel 1962. Si risale così alla foce dell'estuario, dove giace il relitto di una barca di sardine, che richiama le garzette a banchetto nelle fasi di bassa marea.

Spostandosi ancora verso nordovest, in un territorio caratterizzato da anse litoranee, lande umide e grandi habitat di biodiversità, la punta di Trévignon – non lontano da Trégunc – è parte integrante di una nuova area naturale. Patria dei gabbiani e di una ricchissima avifauna, che trova rifugio fra dune lunghe sei chilometri e una serie di sette stagni, contornati da spiagge selvagge e sentieri costieri con vista sull'arcipelago di Glénan: garante, fra tutti, del valore del luogo è il Loc'h Coziou, riserva ornitologica che accoglie oltre centocinquanta specie.

Puntando decisamente verso nord, non per mancanza di attrattive sul tragitto ma per la fatica di gestirne l'eccezionale grandiosità, è già tempo di guardare al Parco Naturale Marino d'Iroise: tutela un'area di tremilacinquecento chilometri quadrati, pari alla metà dello stesso Finistère. Qui, fra le isole remote di Sein, Molène, Ouessant e Keller, Riserve della Biosfera dell'Unesco, dove l'Oceano Atlantico si lega al Canale della Manica. Qui, davanti alle scogliere affilate fra le più suggestive e pericolose al mondo, spettro minaccioso per i naviganti e i pescatori di ogni epoca morti naufragati. Proprio qui, l'incontro di una potente corrente fredda con le coste rocciose e frastagliate ha creato un ambiente favorevole allo sviluppo della vita marina. La più imponente fioritura di alghe in Francia, infatti, ha origine su questi fondali e le diverse specie di pesci e crostacei che ne abitano le dure piattaforme nutrono importanti mammiferi, come foche grigie, tursiopi e grandi delfini, insieme a molteplici specie di uccelli marini vulnerabili. In altre aree del parco, baie sabbiose, campi di massi e letti di maerl completano una tale ricchezza di biodiversità.

Tornando a risalire la costa di granito davanti all'isola di Sein, gli scorci paesaggistici celebri della Bretagna giocano il loro ruolo da protagonisti. La Pointe du Raz, consigliata fra i Grandi Siti di Francia, si inoltra in mare – maestosa – per settantadue metri, con le sue alte falesie ricoperte di prati e costantemente battute dal vento: un ecosistema eccezionale, speroni rocciosi e piccole spiagge, che raggiungono la loro massima espressione nelle giornate di tempesta. La Pointe du Van, rientrando verso nordest, mantiene lo stesso carattere selvaggio. La riserva ornitologica di Cap Sizun, a seguire ancora verso oriente, è dominata dai gabbiani e dagli uccelli marini più rappresentativi.

La baia di Douarnenez, che risale in direzione di Telgruc-sur-Mer, si inoltra quindi nel Parco Naturale Regionale d'Armorique e nella straordinaria – ancora una volta, gli aggettivi scarseggiano – penisola di Crozon. L'area protetta, in realtà, si protende fino al mare, ma penetra anche a fondo nell'entroterra, coprendo una superficie di centoventicinquemila ettari ed estendendosi dalle tre isole citate – la più lontana, Ouessant – attraverso la valle dell'Aulne marittima fino ai monti d'Arrée e alle Montagne Nere. Regno di foche e di lontre, castori e salmoni, uccelli come il chiurlo maggiore, la manganina e l'albanella minore, con una biodiversità che in un unico territorio integra ambienti diversi e distanti, dalle brughiere ai crinali rocciosi, lande e siepi come boschi di querce e di faggi, dune e pinete, paludi, scogliere e torbiere, ginestre e campi di erica. Cinquecento chilometri di sentieri per escursioni: dove perdersi, girando fra gli habitat che più di ogni altro restituiscono l'essenza della Bretagna; dove ritrovarsi, pervasi gradevolmente dall'energia di nuovi equilibri e nuove armonie. Gli indirizzi suggeriti per esplorare questa geografia privilegiata sono le grotte marine e le scogliere scolpite di Morgat; il Cap de la Chèvre e gli altri sentieri sulle falesie; il belvedere della Pointe de Dinan; la Pointe de Pen-Hir con Le Tas de Pois, gruppo di tre grandi rocce allineate in mezzo al mare, che raffigura il mucchio di piselli che gli dà il nome; la spiaggia ancora autentica di Trez Rouz. Nel cuore del parco d'Armorique, i monti d'Arrée costituiscono il punto più elevato del Finistère, con la cima del Roc'h Trevezel a 384 metri sul livello del mare: sono piccole alture selvagge ricoperte da ginestre e praterie di erica, punteggiate da fiumi e laghi, emergenti creste rocciose e pianure con torbiere. La Riserva di Cragou tutela gli ampi spazi incontaminati definiti dalle rocce, circondate da brughiere; gli animali selvatici che le abitano sono gufi, falchi, ermellini, castori e albanelle minori.

Zona geologica, ornitologica e paesaggistica di valore: la Côtes-d'Armor, a nord

Eccoci dunque sul litorale settentrionale, nel Dipartimento delle Côtes-d'Armor, che esprime il suo fascino nella bellezza delle coste. Il tratto di Granito Rosa si estende sull'asse ovest-est da Trébeurden alle rocce di Ploumanac'h, a Perros-Guirec: è caratterizzato da blocchi dall'evidente colore, che emergono dalla brughiera. È un'autentica rarità geologica, creata dalla miscela di tre minerali, cioè feldspato, mica e quarzo, presente in appena tre aree al mondo: oltre a quella bretone, anche in Corsica e in Cina. Escursione imperdibile sul sentiero GR34, che corre lungo il lido, esponendo i massi al mare e proteggendo dai venti le terre fiorite rivolte verso l'entroterra. Dal faro di Ploumanac'h ci si eleva per ammirare l'arcipelago di Sept-Îles: è il secondo e più rilevante con questo nome, riserva naturale che accoglie la più importante colonia di uccelli marini della Francia continentale, dai falchi pellegrini ai gabbiani, dai cormorani alle pulcinelle di mare; inoltre, una popolazione di foche grigie.

È degna di nota, poi, la passeggiata che da Trébeurden conduce nella palude di Quellen: è un'area umida di acqua dolce, separata dalla Manica da un cordone di dune; conserva un ecosistema del tutto interessante. Effettivamente, l'intera costa settentrionale fino a Paimpol merita ben più che una menzione. È notevole l'area di Plougrescant: incontra il mare in un sito eccezionale, creato da un sistema di tre creste di ciottoli che racchiudono due lagune di acqua salmastra, disegnando paesaggi evocativi di bellezza non comune.

Più ad est, è riserva naturale regionale protetta e luogo davvero sorprendente il cosiddetto Sillon de Talbert: lembo stretto di terra, sabbia e ciottoli, che si allunga sottile – per poco meno di tre chilometri – esaurendosi a punta libera nel mare, che ne sfida la tenuta ogni giorno nell'eterno flusso delle maree. È stato plasmato dalle correnti opposte dei fiumi Trieux e Jaudy e fa parte del comune di Pleubian. È chiaramente meta di appassionati della pesca a piedi, che qui escono con la bassa marea a raccogliere gamberetti, granchi, tartufi di mare e vongole; ma anche tappa e sito di riproduzione per numerose specie di uccelli, durante il loro percorso migratorio. È inoltre ricchissimo di alghe e costituisce terreno di elezione di diverse specie vegetali protette, come il cardo azzurro, il cavolo marino e il ravanello marino.

Accanto sulla mappa, ancora verso destra, l'incantevole Île de Bréhat è – in realtà – un piccolo arcipelago nella Manica, che testimonia sulla propria pelle l'esigenza emergente di tutelare gli ecosistemi fragili, come gli ambienti costieri soggetti alle maree. Frastagliata anch'essa con massi di granito rosa, è composta da due isole, intervallate da uno strettissimo braccio di mare e unite da un ponte lungo una decina di metri: quella a nord è brulla e spazzata dai venti del canale; invece, la gemella meridionale beneficia del microclima favorevole sollecitato dalla Corrente del Golfo, ospitando addirittura giardini con palme e ortensie.

Infine, si procede per l'ultima volta verso oriente: da Erquy a Cancale, attraverso il Cap Fréhel e le eleganti Dinard e Saint-Malo. Già è stato oltrepassato il confine del Dipartimento dell'Ille-et-Vilaine. È – questa – la Costa di Smeraldo che esprime la sua anima selvaggia, regalando di frequente al mare il colore che le dà il nome, evidentemente insolito per queste latitudini. È l'ennesima eccezione di questa terra estatica: elemento estraneo che tutto lega, per restituire equilibrio ed essenza. Et voilà.

 

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