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I Nebrodi le ultime faggete di Sicilia

Estese foreste, ma anche bastionate calcaree, pascoli e acque fanno di questa zona della Sicilia una delle aree più importanti per la naturalità dell'isola.
CONSIGLI PER LA VISITA I Nebrodi sono facilmente raggiungibili dalla costa tirrenica, dove si trova la maggioranza delle strutture ricettive. E' consigliabile ,però, considerata la tortuosità delle strade, di accesso soggiornare nei paesi più prossimi all'area protetta come Longi, Alcara Li Fusi, Galati Mamertino Floresta, Cesarò. Le stagioni migliori sono la primavera e l'autunno. La sede del parco è a Caronia. Per informazioni, Prontoparco tel. 095 697818. Un depliant distribuito in zona evidenzia i principali percorsi consigliati e i punti di maggiore interesse.

  • Mino Lodola
  • novembre 2012
Sabato, 3 Novembre 2012

Col cannocchiale, gentilmente prestatoci da Donatella, una dei ricercatori che studiano e monitorano costantemente i grandi rapaci, scrutiamo l'alta parete di rocce calcaree che sovrastano il corso del Rosmarino. Seguendo le indicazioni della naturalista, ecco che riusciamo ad individuare i nidi dove ben riparati i giovani pulli di avvoltoio attendono il momento di involarsi. Più in alto le sagome inconfondibili degli adulti, i grifoni (Gyps fulvus), i grandi spazzini del cielo disegnano i loro ampi cerchi facendosi trasportare dalle calde correnti ascensionali. Il progetto di reintroduzione del grifone in Sicilia ha dato per ora i frutti sperati, la colonia che stiamo osservando ha raggiunto la sessantina di individui con 10-15 involi ogni anno e un altro piccolo gruppo è presente più a ovest nelle Madonie. La presenza di questo nucleo siciliano è importante per la conservazione della specie in ambito mediterraneo perchè l'isola, cerniera tra l'est e l'ovest del mare nostrum, rappresenta quindi un collegamento tra i vari areali, interscambi indispensabili per garantire la variabilità genetica fondamentale per la conservazione delle specie e prevenire pericolose derive. Le Rocche del Crasto (delle capre in siciliano), l'assolata e strapiombante parete calcarea che sovrasta Alcara li Fusi paese dell'entroterra noto soprattutto per la festa tradizionale dei Muzzuni che richiama antichi riti in onore di Cerere, la dea dei raccolti, ha ospitato l'ultima colonia autoctona di Grifone vitale sino a metà degli anni '60 del secolo scorso. Una coesistenza tra la gente del posto e i grandi rapaci difficile ma non impossibile bruscamente interrottasi per l'utilizzo sconsiderato di bocconi avvelenati per far fuori cani e volpi che insidiavano il bestiame domestico. La carcasse intossicate dalla stricnina risultarono letali per i poveri grifoni. Le reintroduzione in questo sito è avvenuta mediante soggetti provenienti dalla Spagna. Per alcuni mesi gli uccelli vengono tenuti in una grande voliera, alimentati artificialmente e quindi liberati. La presenza di carnai artificiali agevola la persistenza sul posto una volta liberati anche se questi grandi veleggiatori possono spostarsi anche per centinaia di chilometri come testimonia la recente visita di un grifone proveniente dai Causses nel Midì francese. E' ancora Donatella ad accompagnarci in uno degli stagni che costellano queste montagne ricche d'acqua dove è in corso un progetto di ricerca sulla testuggine. Presenza discreta quella delle tartarughe tanto che, soltanto nel 2005, uno studio inter-univeristatio tedesco-italiano è giunto alla conclusione (la discussione come sempre in questi casi è ancora aperta) che si tratta di una nuova specie Emys trinacris ben distinta dalle cugine del continente. Un vero scrigno di biodiversità i Nebrodi, la catena montuosa logica prosecuzione degli Appennini oltre lo stretto, che con i Peloritani e le Madonie rappresenta un po' la spina dorsale della Sicilia. Due versanti molto contrastanti, accidentato e spesso dirupato verso il Tirreno, più sfumato a sud dove l'ingombrante mole dell'Etna diventa la protagonista. Eric un giovane imprenditore agricolo, ci conduce invece alla scoperta della Valle del Milè, dalle molte sorprese. Il mare non è poi così lontano e le Eolie si stagliano nitide all'orizzonte. Ma qui è montagna vera. Il torrente che scorre incassato un tempo alimentava numerosi mulini idraulici ora scomparsi, e più in alto si esibisce nella spettacolare cascata del Catafurco, alta più di 30 metri. Dalla vetta del Pizzo del Muelhi raggiungibile in mezz'oretta a piedi dalla Portella Gazzana, lo sguardo spazia sugli ampi pendii che degradano verso il Tirreno: antiche masserie, villaggi ormai abbandonati, resti di castelli. In alto i coltivi lasciano il posto al pascolo dove spesso scorrazzano i cavalli in libertà e più in su ancora al bosco. Alle spalle, il Monte Soro 1847 m, la vetta più elevata, chiude un orizzonte di boschi: Mangalaviti la faggeta più estesa della Sicilia con i suoi alberi secolari che ci ricordano come prima degli uomini, la Trinacria fosse un'isola verde ricoperta di foreste. Camminando lungo il percorso naturalistico di Mangalaviti ed esplorando i piccoli ruscelli perenni troviamo infine la Petagnaea gussonei, rara pianticella che cresce negli anfratti ombrosi e umidi, dai piccoli fiori bianchi. Si tratta di un paleoendemismo ristretto di questa area dei Nebrodi che cresce solamente qui con un areale frammentato non superiore ai 14 Km². La petagnia, mi spiega Eric, è pianta antica relitto della flora terziaria una superstite del suo genere sopravvissuta va a sapere perché, alle glaciazioni in quest'isola rifugio. La stazione classica è il vallone di Calagna sopra Tortorici, dove per molto tempo si pensava fosse esclusiva. Più approfondite ricerche hanno permesso però di trovarla anche in altre siti come nell'alta valle del Milè. I boschi sono anche riparo e fonte di cibo dei famosi maiali neri una razza autoctona giunta sull'orlo dell'estinzione. Il suino nero (dal colore del mantello) dei Nebrodi è il prodotto di selezioni e adattamenti secolari ed è un animale rustico, instancabile camminatore e ottimo pascolatore. Spesso la riproduzione avviene allo stato libero ed i suinetti dopo lo svezzamento, si alimentano nel bosco con erbe, radici, ghiande, frutti spontanei, ecc. Le sue carni, in conseguenza del tipo di allevamento e della particolare alimentazione, presentano spiccate caratteristiche organolettiche e di sapore. Questa razza autoctona di suino è uno dei presidi di slow food. Come presidio è la provola dei Nebrodi, formaggio di latte vaccino cagliato a freddo ma poi impastato e filato. Ogni zona , celebri quelli di Floresta, anzi ogni produttore ha la propria particolarità, piccoli segreti tramandati da generazione in generazione. Dagli stessi allevatori, pastori, casari si può partecipare se si è fortunati al rito antico della ricotta di pecora. Il siero viene posto nelle caldere di rame addizionato di caglio (spesso latte di fico) e riscaldato fino a che non si addensa. Si scola e si mangia ancora caldo con buon pane casereccio di semola. Montagne, i Nebrodi, ma anche luogo di rifugio e intrico di culture. Normanni, arabi ma anche piemontesi. Non quelli di Garibaldi bensì quelli voluti al suo seguito di Adelasia di Monferrato principessa della dinastia Aleramica andata sposa al Gran Conte Ruggero I e madre dell'altro Ruggero. Uno di questi luoghi di insediamento di coloni padani è San Fratello lungo la strada che dalla costa porta al Monte Soro e a Cesarò. A mille anni di distanza questa comunità conserva ancora la sua parlata, incomprensibile per gli abitanti dei paesi vicini, ma che se ascoltata attentamente rivela le sue origini con misto di provenzale, piemontese arcaico e lombardo. San Fratello, che periodicamente rischia di essere travolto da una frana, è noto per la festa dei Giudei che si effettua nei giorni di Pasqua ed è quasi un contrapporsi tra aspetti laico-pagani a quelli cristiani. Negli ultimi anni lo spirito è forse un po' cambiato essendo gli eccessi più contenuti ma val pur sempre la pena di assistervi. Parte del territorio dei Nebrodi è inserita e tutelata dal parco regionale istituito nel 1993, gestito da un apposito ente che ha sede a Caronia. L'area protetta ha un'estensione di 858 km². con un escursione altimetrica di quasi 2.000 metri. Il parco è suddiviso in 4 zone nelle quali, a seconda dell'interesse naturalistico, operano particolari divieti o limitazioni. La zona a è quella di maggiore pregio ambientale e comprende le uniche stazioni siciliane di Tasso e oltre i 1200 metri di quota le faggete quasi in purezza (circa 10.000 ettari) che rappresentano l'estremo limite di diffusione dell'areale di questa specie. Al di sotto predomina nelle zone più fresche il cerro e altrove altre querce come la roverella, il rovere e il leccio. A quote inferiori particolarmente importanti le sughere della zona di Caronia. Le estese foreste condizionano profondamente il clima, generalmente più fresco che nel resto dell'isola, con elevata piovosità inverni rigidi e nevosi. Benché siano la parte di Sicilia più ricca di fauna questa risulta rispetto a un tempo molto impoverita. Scomparsi i grandi ungulati, estinto il lupo negli anni '20 del secolo scorso, tra i mammiferi più interessanti troviamo oggi la martora, il gatto selvatico e l'istrice. 150 le specie di uccelli segnalati tra cui alcuni endemismi come la Cincia bigia di Sicilia e il Codibugnolo siciliano. Recenti ricerche circa gli invertebrati hanno confermato la ricchezza di biodiversità dei Nebrodi. Su 600 specie censite 22 sono risultate essere nuove e 25 segnalate per la prima volta per l'Italia.

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