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Luci e ombre

La Bulgaria si sta imponendo come meta naturalistica sempre più ricercata per la grande varietà ambientale: dai Balcani alle campagne coltivate ancora in modo non intensivo, fino alle zone umide, alle coste del Mar Nero e ad alcune tra le ultime zone di steppa europea

  • team di Skua Nature
  • maggio 2010
Mercoledì, 12 Maggio 2010

In Bulgaria esistono popolazioni numerose di tutti i grandi predatori europei, Orso bruno, Lupo, Lince, Gatto selvatico, Sciacallo, Lontra, e molte specie ornitologiche rare e minacciate hanno qui le loro roccaforti europee. Insetti come libellule e farfalle sono presenti con un gran numero di specie a distribuzione spesso limitata. Insomma un patrimonio naturalistico di grande valore a livello continentale.
All'incirca venti anni fa la Bulgaria si aggiudicò il secondo posto in Europa, seconda solo alla Finlandia, per la percentuale di aree protette, parchi nazionali e riserve naturali presenti sul territorio. Tuttavia, nelle ultime due decadi, la situazione è cambiata: siamo ancora ben lontani, ad esempio, dalla costituzione della rete di aree protette prevista da Natura2000, e solo alcuni dei siti predisposti presentano piani di gestione.
Le minacce per le aree protette bulgare possono essere ripartite in due principali categorie: il disturbo e il deterioramento apportato direttamente dalle persone e i danni dalle infrastrutture per la crescita economica.
Questo nonostante il fatto che, in generale, le leggi bulgare realtive alla protezione della natura siano alquanto buone e in linea con la legislazione europea, da quando il paese è entrato a far parte degli stati membri nel 2007. Il vero problema risiede nella scarsa applicazione della legge, nella difficoltà di fare rispettare le norme e, dove necessario, di condannare i reati e perseguirne gli autori.

Un caso emblematico è rappresentato dai laghi Shabla e Durankulak nella parte nord-est della Bulgaria, sulle coste del Mar Nero: entrambi i laghi hanno un'importanza legata non solo agli uccelli ma anche a pesci, insetti, mammiferi e alla flora presente. Queste zone sono le più strategiche al mondo per lo svernamento della bellissima e minacciata Oca collorosso (Branta ruficollis), la cui intera popolazione mondiale sverna in queste aree, con concentrazioni invernali che raggiungono i 20.000 individui; inoltre qui si trovano molte decine di migliaia di Oche lombardelle e alcune decine di Oche lombardelle minori in inverno e molte altre specie acquatiche come il Pellicano riccio (Pelecanus crispus). Entrambi i laghi sono protetti, sono zone IBAs (Important Bird Areas) e siti Natura2000. Ciononostante, la loro formale protezione non è stata di grande aiuto finora e l'azione distruttiva umana continua sotto forma di bracconaggio, pesca illegale, imbarcazioni che solcano corsi d'acqua non accessibili, inquinamento da metalli pesanti, incendi di canneti, e altro ancora. I reati ambientali non vengono purtroppo contrastati in modo efficace.
Tuttavia il maggiore pericolo per le aree protette della Bulgaria durante l'ultima decade e per il prossimo futuro è lo sviluppo del Paese: infrastrutture, impianti sciistici di risalita, resorts turistici, progetti di energia rinnovabile, etc. Lo sviluppo turistico di massa lungo la costa bulgara del Mar Nero, ad esempio, ha avuto un effetto negativo per molte aree protette. La costruzione eccessiva e non controllata di hotel e appartamenti per vacanze ha distrutto molti piccoli siti IBA lungo la costa.

Il turismo in Bulgaria è oggi il maggiore settore economico del Paese, contribuendo al 12% del PIL, e la vera sfida è dunque garantire un'offerta turistica sostenibile senza compromettere allo stesso tempo la sua risorsa principale, ossia una natura ben conservata: il turismo naturalistico in particolare rappresenta qui come altrove un modello da seguire e incentivare, essendo in grado di garantire entrate economiche e rispetto delle risorse naturali.
Un altro fattore che costituisce minaccia per le aree protette è la messa in opera di progetti di creazione di energia rinnovabile. La ferita più consistente finora è stata arrecata alla steppa di Kaliakra, nell'angolo nord-est della Bulgaria. Kaliakra rappresenta l'ultima zona di vera steppa del Paese ed è habitat di molte specie rare e minacciate di flora e fauna. Inoltre è situata nella seconda più importante rotta migratoria d'Europa: La Via Pontica. Due volte all'anno, in primavera e autunno, più di 250.000 Cicogne bianche e nere, 30.000 Pellicani bianchi e ricci e più di 90.000 rapaci di varie specie, così come milioni di piccoli passeriformi, usano questo corridoio per raggiungere i loro siti di riproduzione e svernamento. Sfortunatamente risulta essere anche il posto più ventoso del Paese e l'unico adatto a erigere turbine eoliche. L'intero sito è ormai altamente compromesso. Tuttavia, negli ultimi due anni ci sono stati casi in cui progetti per lo sfruttamento di energia eolica sono stati fermati sia dalla corte bulgara che da autorità europee.
A Novembre la commissione europea ha aperto in via ufficiale una causa contro la Bulgaria per la mancata protezione del sito Natura2000 di Kaliakra e uno dei principali argomenti è stato proprio l'esistenza di turbine eoliche nel parco.
L'abbattimento incontrollato di alberi ha anch'esso danneggiato molte aree protette e perfino riserve naturali e parchi nazionali dove è tuttora vietato il taglio. E' stato stimato che durante gli ultimi 20 anni la Bulgaria abbia perso il 15% della sua copertura forestale. In molte aree più del 70% delle foreste ripariali sono scomparse. La povertà e la disoccupazione hanno portato a sfruttare in modo diretto le risorse naturali per sopravvivere e il legname è la prima e più semplice risorsa disponibile. Nonostante i problemi sociali ed economici che la popolazione bulgara sta affrontando in questo periodo di transizione dal comunismo alla democrazia e all'economia di mercato, si nota un maggiore interesse della società per le questioni ambientali e la protezione della natura. Negli ultimi anni ci sono stati diversi casi in cui proteste in strada e altre forme di pressione sulle autorità sono riuscite a fermare progetti o a cambiare le disposizioni del governo a favore della conservazione della natura. Il settore delle Organizzazioni non governative (ONG) sta diventando sempre più potente e influente, e le azioni più incisive si riscontrano proprio nella conservazione della natura. La speranza è che la commissione europea diventi ancora più decisiva contro i reati ambientali.
L'articolo è stato redatto dal team di Skua Nature - Dobromir Domuschiev e Sara Genovese, un'Azienda agricola operante nella conservazione della natura con progetti di ricerca e di educazione ambientale, divulgazione e turismo naturalistico. Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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