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Parchi dell'Est

Dalla Slovenia alla Bosnia Erzegovina, passando per Croazia e Montenegro: viaggio alla scoperta delle aree protette sospese tra malinconica bellezza, struggente dolcezza e dolorose tracce di guerra

  • Mirta Da Pra Pocchiesa
  • maggio 2010
Mercoledì, 12 Maggio 2010

Quale situazione nei Parchi dell'Est? Domanda a cui è impossibile rispondere, oggi più che mai perché mano a mano che l'Est si avvicina, per conoscenza e frequentazione, è sempre più difficile generalizzare. Anzi, non lo si può più fare. L'Est non è un unico insieme. Ha tanti colori, e nei colori tante diverse sfumature. Certo ha avuto alcuni aspetti, soprattutto di ordine politico, che l'hanno accomunato. Ma la cultura delle sue genti, la conformazione geografica, le invasioni e le migrazioni di ieri e oggi hanno profondamente mutato e plasmato ogni Paese. E la politica dei parchi e della tutela dell'ambiente naturale fa parte di tutto questo.
In punta di piedi, senza pretesa di essere esaustivi rispetto a una vastità e una ricchezza che merita di essere indagata nel tempo e nel dettaglio, tentiamo un primo "giro di parchi" nei Paesi dell'Ex Jugoslavia. Paesi che nella loro diversità hanno comunque alcuni elementi comuni, quasi un marchio "di origine e di qualità" che il visitatore, dopo averli visitati, porta con sé, una sorta di "amore per l'Est", una passione forte, melanconica, dolce e profonda, che lo farà ritornare.
Tra gli elementi comuni di qualità la presenza dell'acqua, nel terreno (molte paludi), nei fiumi, tanti e importanti; uno per tutti il Danubio, che coi suoi affluenti attraversa, nutre e abbraccia quasi tutti i Paesi dell'Est, con gli innumerevoli laghi, occhi che si aprono ovunque, grandi e piccoli. Accanto a ciò un'agricoltura diffusa, fatta di coltivazioni e allevamento del bestiame, dove lo sfalcio dei prati è sinonimo di convivenza quotidiana con le attività umane. Nei prati e nei campi girasoli e fiordalisi. Sui camini nidi grandi di cicogne che covano, volano, osservano dall'alto. E poi, di sottofondo, in tanti luoghi, dalle città ai piccoli paesi, musiche dolci e melanconiche. In molti luoghi le betulle paiono imitare, col vento leggero, le tenui melodie che riportano sensazioni struggenti, intime e discrete che solo l'Est sa dare.
Slovenia
Per chi vuole visitare un Paese facilmente raggiungibile, organizzato, con vocazione turistico-naturalistica, soprattutto per gli sport di montagna (sci, rafting, arrampicata) non si può che consigliare la Slovenia, ricca di vegetazione, fiumi, ruscelli e montagne stupende. In questo piccolo stato si trovano infatti una parte delle Alpi Giulie, le Alpi di Kamnik, la catena delle Karawanken. Anche il sottosuolo è generoso, con grotte uniche al mondo, come le grotte di Skocjanske e di Postumia, non lontane dal confine italiano. A corredo di tutto ciò 47 chilometri di costa e fiumi, grandi e piccoli, che scorrono lungo questo piccolo meraviglioso stato. Da ricordare l'Isonzo e due affluenti del Danubio: Drava e Sava.
Per quanto riguarda i parchi la situazione non è meno ricca: quasi il 10 per cento del territorio è protetto, in modo diversificato: un grande parco nazionale (altre quattro aree sono candidate all'istituzione), 40 parchi paesaggistici e 50 riserve naturali. Si tratta di aree di piccole e medie dimensioni, ma che danno un indirizzo alla zona, alla sua cura e promozione.
Nota negativa a questo quadro d'insieme, un inquinamento atmosferico e delle acque che ha raggiunto livelli preoccupanti per la mancanza di prevenzione e smaltimento – con filtri e depuratori adeguati – di scorie e rifiuti. Per porre rimedio a tutto ciò, nel 1999 è stato approvato dal Parlamento un apposito programma di Protezione ambientale.
Prima di proseguire oltre è doveroso uno zoom sul Triglavski Narodni Park (Parco del Triglav, Tricorno, 2864 m), facilmente raggiungibile dall'Italia. Nel Parco, ovunque si vada, paesaggi stupendi, strutture ricettive adeguate e, soprattutto, una popolazione locale appassionata e preparata ad accompagnare i turisti lungo i sentieri che attraversano le loro montagne, ricche di resti di guerra, di fauna e flora tra le più variegate delle Alpi. Di giorno, sul Triglav, l'incontro ravvicinato con le aquile è quasi assicurato, così come di sera l'incontro con le volpi alla ricerca di cibo.
I sentieri sono piuttosto impegnativi e alcuni tratti sono attrezzati. Meglio quindi avere nello zaino cordini di sicurezza, anche se non si va ad arrampicare.
Dal passo Vrsˇicˇ (1611 m) si può salire al belvedere del Mojvstrovka (2366 m) oppure al Prisojnik (2547 m), su sentieri spettacolari. I meno esperti possono fermarsi prima, a Prednje Prisojnikovo Okno, dove da un'apertura nelle rocce si può vedere tutta la valle sottostante.
Sulla cima del monte Triglav, da cui prende nome il parco, si può arrivare da diversi luoghi ma necessitano sempre due giorni (uno di avvicinamento). Da nord la base è Aljazˇev dom V. Vratih, mentre da ovest si arriva partendo da Trenta (sei ore di cammino, solo andata).
Nel parco, lungo la strada, si incontra, sul Socˇa (Isonzo) il monumento a Julius Kugy (1858-1944), alpinista e scrittore di montagna che fu il primo a esplorare, studiare e catalogare le Alpi Giulie. Nel parco si possono anche visitare le sorgenti dello storico fiume che scava gole stupende e molto praticate per il rafting.
Una gita possibile sono i forti di Kluzˇa dove si incontra il Sentiero della pace che percorre la zona storica del fronte isontino indicando le molteplici tracce del conflitto. Lungo il percorso cimiteri, cappelle, ossari e le forre del fiume.
Bosnia Erzegovina
Uno stato con pochi parchi nazionali (tra questi un'antichissima foresta protetta dall'Unesco), ancora poco frequentati perché la guerra ha lasciato mine e ordigni inesplosi ovunque. Per percorrere i sentieri è necessario farsi accompagnare da guide locali e prestare molta attenzione. Per ora è meglio osservare la natura e visitare a fondo le città, stupende, a cominciare da Sarajevo e Mostar.
Croazia
Quando la Fondazione Jugoslava si sciolse, otto dei suoi più bei parchi nazionali rimasero alla Croazia. Due di questi sono particolarmente noti: Plitvice, a metà strada tra Zara e Zagabria, e il Parco di Brioni, Brijni, vicino a Pola, anche se gli altri, solo a sentirli nominare, invogliano una visita, come il parco di Risniak, da Ris, lince, suo principale abitante.
Una visita "obbligata" va fatta quindi al Croazia National Park Plitvicˇka, dichiarato dall'Unesco Patrimonio dell'umanità. Un parco dove i laghi e le cascate si intrecciano in una vegetazione lussureggiante e che vale una visita di più giorni, anche se in 5 ore si può percorrere il tragitto principale alternando tratti a piedi, con la barca e in trenino. Ricostruito dopo la guerra, il Parco di Plitvice è dotato di infrastrutture ben incastonate con l'ambiente: passerelle di tronchi, segnaletica in legno e altre accortezze rispettose del luogo sono una bella dimostrazione di come si può offrire sicurezza e comodità al visitatore senza cementificare l'ambiente. Un parco che sta anche a dimostrare la voglia di superare il trauma di una guerra ancora viva nella storia di questo Paese e della sua gente, e che si trova ancora scritta – quasi un monito – sui muri delle case, segnati dai graffi delle mitragliatrici.
Per gli amanti del mare, la visita di rito è a Brioni, ex residenza estiva di Tito, isola ricca di lecci, daini e scoiattoli. Un'isola molto organizzata e che vanta molti visitatori durante l'intero arco dell'anno, tanto da richiedere il numero chiuso.
Montenegro
Un piccolo territorio, quasi un francobollo verde, il Montenegro è una terra ricca, curata, con tante potenzialità e voglia di guardare avanti. Il Parco del Durmitor, bellissimo, è un esempio in tal senso. Montagne con rocce svettanti, laghi, prati falciati, bimbi che vendono mirtilli. Tra le proposte, la salita al Monte Meded (2223 m) dal Lago Nero. Si possono vedere anche le Pale del Tara. Lungo la strada, molto interessanti, le carbonaie in funzione. Una visita, con giro in barca, merita il lago di Skadar, lago di Scutari, dichiarato parco nazionale dal Montenegro, che gli appartiene per due terzi mentre un terzo è in Albania. Il lago ha la particolarità di una cripto depressione, e questa fa sì che in alcuni punti il fondale sia sotto il livello del mare. Ci sono circa trenta di questi "punti" e vengono chiamati "oke". L'"oko" più profondo, il Rodus, raggiunge i 60 metri mentre la profondità media è di 6 metri.
Sopra le acque, e tutt'intorno, uccelli di ogni tipo hanno trovato in Montenegro un riparo per fermarsi o un luogo di sosta per poi ripartire, lungo le rotte delle eterne migrazioni.

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