Stampa questa pagina

I segni del tempo nella Valle delle Meraviglie

La storia della Valle delle Meraviglie, nel Parco nazionale del Mercantour in Francia, è antichissima. A chi oggi percorre queste valli intorno al Bego, i segni del passato paiono enigmatici. Come se le nostre origini, di uomini dediti all'agricoltura, che iniziano a modificare il paesaggio, la vegetazione e l'ambiente non avessero più alcun legame con questi segni. Eppure li lega il tempo: quello presente con i suoi miti  e quello passato con i suoi enigmi. Benvenuti nella Valle delle Meraviglie. 

 

  • Luca Giraudo *
  • Settembre 2019
Mercoledì, 21 Agosto 2019
Trekking nella Valle delle Meraviglie  (foto L. Giraudo) Trekking nella Valle delle Meraviglie (foto L. Giraudo)

Seicento milioni di anni fa. Tanto indietro nel tempo sono databili alcune rocce che formano le Alpi Marittime o Alpes Maritimes per i Francesi. Un'enormità per il nostro metro di misura, pochi per il nostro pianeta. E ancora, duecentosessanta milioni di anni sono passati da quando le peliti rosse e verdi della Valle delle Meraviglie hanno iniziato a depositarsi sotto forma di fanghi nei bacini lacustri tropicali, allora presenti in un'area geografica posta molto più a Sud.
Pangea aveva preso forma, ma alcune placche si stavano già allontanando, lentamente. E in questa antica "rift valley" eruttavano le loro lave i vulcani, si stavano formando dei laghi sulle cui rive gli antenati dei dinosauri cercavano il cibo; il clima era caldo e umido, come è oggi nel Corno d'Africa. Lentamente le argille si depositano, per centinaia di metri di spessore vengono ricoperte dalle spiagge di un mare in formazione, via via più profondo, poi dalle barriere coralline... e poi, tutto daccapo.

Una storia antichissima

Cento milioni di anni fa due placche tettoniche, quella africana e quella europea, ricominciano ad avvicinarsi, collidono, provocando enormi pressioni e movimenti che modificano le rocce, le deformano, le portano in profondità, dove parzialmente fondono. In superficie però tendono a innalzarsi sempre più in alto. Le Alpi odierne iniziano a formarsi e, lentamente, mettono a nudo rocce e sedimenti antichi.
I ghiacci, antichi costruttori dei nostri paesaggi, più che mai della Valle delle Meraviglie, per centinaia di migliaia di anni aumentano di spessore, gravano del loro peso in perenne movimento le Alpi in formazione, le incidono, le modificano, le arricchiscono di acqua e lasciano le loro tracce ovunque.

Circa diecimila anni fa, a 2100 metri di quota, non c'era vegetazione sulle Alpi Marittime. I ghiacciai ricoprivano le valli sommitali, le morene di sabbia e rocce erano punteggiate di licheni. Successivamente il clima si modifica, sale la temperatura e la vegetazione colonizza le alte quote, prima con salici nani e piante pioniere, poi con fiori, arbusti, alberi, foreste. Lo stambecco sale di quota, così come il capriolo, il lupo, il fagiano di monte.

Settemilacinquecento anni fa, più o meno, alcuni pastori, provenienti dalla costa del Mediterraneo, si installa temporaneamente in un anfratto creato da un grosso masso, fra i depositi di una frana ancora più antica. Passeranno probabilmente l'estate lì, portando al pascolo le greggi, raccogliendo erbe e piccoli frutti. Portano con sé le loro suppellettili: terrecotte decorate con l'aiuto di una conchiglia. Manufatti artistici che segnano un periodo della storia umana in questo piccolo angolo di mondo. Fanno parte della cultura "Cardiale", che prende il nome da una conchiglia, appunto: il Cardium edule.

Intorno la foresta lascia il posto agli arbusti contorti e alle praterie alpine. Camosci, lupi, cervi, stambecchi, marmotte, condividono l'habitat fra foreste e rocce. Ma questo gruppo di uomini non cerca selvaggina. No. Cerca pascoli. E forse acqua per irrigare i piccoli appezzamenti, giù, in fondo alla valle e sulla costa. Trova il prezioso liquido nei torrenti impetuosi, nei laghi cristallini, scopre da dove proviene. Qui l'uomo vive i timori e l'estasi di trovarsi così vicino al fulmine, al tuono, al temporale, al cielo. La montagna sacra parla. Va temuta e riverita, va placata con offerte e preghiere. Questi uomini, o forse quelli che li seguirono, iniziano a lasciare dei segni sulla roccia. Una roccia verde e rossastra, che si incide facilmente. Ancora oggi possiamo osservare distese di rocce colorate zeppe di incisioni realizzate con strumenti primordiali: un tempio a cielo aperto.

Secolo dopo secolo, il fluire del tempo porta gli uomini delle valli e delle pianure limitrofe verso questo luogo di culto. Il Bego dispensa acqua, ma anche tempesta. Porta ricchezza, ma anche distruzione. Pregano, incidono, compiono riti a noi sconosciuti. Ma indelebili nel tempo.
Il culto dell'acqua, del toro e della sua forza fecondatrice, la sua potenza divina che fertilizza la terra, che nutre gli armenti e le persone. Un culto che evolve nei millenni. Segni scolpiti per fermare il tempo e per misurarlo, per scandire le stagioni, forme che diventano un alfabeto delle origini, ripetute decide di migliaia di volte, da generazioni di uomini, forse sciamani, forse giovani iniziati.
Prima segni geometrici, poi rappresentazioni di esseri cornuti, scene agresti simboliche ma pregnanti, e poi armi, pugnali, simboli del fulmine ma anche del potere degli uomini.

Il tempo scorre e gli uomini incidono sempre più in alto. Forse il loro dio non li ascolta abbastanza, forse, sempre più, pensano di essere loro stessi dio.

A chi oggi percorre nell'arco di qualche giorno o di qualche ora le valli intorno al Bego, questi segni paiono enigmatici. Come se le nostre origini, di uomini dediti all'agricoltura, che iniziano a modificare il paesaggio, la vegetazione e l'ambiente per soddisfare dapprima i bisogni primari, poi sempre di più la propria sete di potere e ricchezza, non avessero più alcun legame con questi segni. Ciò che li lega a noi pare dimenticato. Perso nell'oblio del tempo. Il tempo, appunto. Il presente con i suoi miti, il passato con i suoi enigmi.

Il Bego incombe, le sue rocce e quelle delle montagne intorno suscitano riserbo, reverenza, introspezione. I temporali che si scatenano inducono alla cautela. Ancora oggi.

Quando, come e dove andare

Le incisioni rupestri sono inserite nel sito archeologico della Valle delle Maraviglie, a sua volta compreso nel territorio del Parc national du Mercantour

L'area archeologica è percorribile liberamente lungo alcuni sentieri segnalati, oppure insieme alle guide autorizzate. Queste potranno condurvi nelle aree chiuse al pubblico, raccontandovi la lunga storia di questa valle e degli uomini che vi hanno trascorso parte della loro vita, lasciando segni affascinanti e straordinari. 

Ci sono due accessi principali dal lato della Val Roya: dall'invaso delle Mesches si sale verso la Valle delle Meraviglie propriamente detta, si arriva al rifugio des Merveilles dopo 3 ore di marcia. Oppure, da Casterino si sale nel vallone di Fontanalba. dove si arriva dopo 2 ore di cammino.

Entrambi i siti hanno un fascino unico e straordinario, così come le incisioni che è possibile osservare.

Alcune informazioni utili si possono reperire sul sito del Comune di Tenda, riguardano sia i percorsi di accesso, che le modalità di visita e di prenotazione di un'eventuale visita guidata.

In particolare per chi sale a piedi sono previste visite a orari regolari a partire dai rifugi des Merveilles e di Fontanalba. 

E' possibile accedere ai due siti anche in 4x4, proseguendo poi la visita a piedi.

Da Casterino è possibile anche accedere alla Valmasque e da qui, in due o tre giorni percorrere il periplo del Monte Bego. Si dorme al rifugio Valmasque oppure al rifugio des Merveilles .
Importante: occorre prenotare con largo anticipo.

Per chi intende approfittare di una guida in italiano, ci sono alcuni professionisti disponibili ad accompagnarvi, oltre al sottoscritto, ma anche: Alessandro Barabino  Dario Castelli (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), Mino Tosello

Per iniziare la scoperta del sito o per integrare ciò che si è vissuto, è assolutamente consigliabile una visita al rinnovato Musée des Merveilles.

Dove dormire?

Oltre ai due rifugi sopracitati, c'è la possibilità di dormire anche al rifugio Fontanalba oppure i diversi hotel per tutte le tasche:

- a Casterino, a Saint Dalmas di Tenda, a Tenda

- a Briga 

a Limone Piemonte 

* Note sull'autore

Luca Giraudo, accompagnatore naturalistico, nel 1993 diventa guardiaparco presso l'allora Riserva Naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè, poi accorpata nel Parco Naturale Alpi Marittime.
Dal 2004 in poi, si occupa di molti progetti legati sia all'avifauna: Progetto Migrans, Progetto Gipeto, i monitoraggi dei Galliformi e dei Passeriformi... In questi anni segue numerosi progetti europei e coordina la Rete Osservatori Alpi Occidentali, che raccoglie le osservazioni di gipeto e altri avvoltoi. Nel 2018 lascia il parco, dedicandosi ad altre attività e oggi, con l'appoggio dell'agenzia Tortuga Viaggi di Fossano, organizza viaggi naturalistici ed escursionistici in giro per l'Italia, l'Europa e il Mondo. E' stato in questi ultimi anni, oltre che più volte in Andalusia, alle Canarie, nel Sud della Francia, in Galles e Scozia, mentre fuori dall'Europa, più volte in Senegal, e poi in Costa Rica. In Italia accompagna in Toscana, Puglia e Sicilia, nonché nelle Dolomiti di Brenta e nel delta del Po.

Prossime mete? Le isole Egadi, Tenerife, Cuba... E ne racconterà qualcuna ai lettori di Piemonte Parchi. È possibile consultare il programma dei suoi prossimi viaggi qui www.lookignaround.it

 

Potrebbe interessarti anche...

Una formazione di basalto leggendaria, scogliere a picco sul mare e colline digradanti, cascate e ...
Ha una storia imponente, intreccio di diverse storie plasmate in un'inedita unicità. Malta, la p ...
Si tratta di un Paese che si prende cura della sua grande biodiversità: il venti per cento del t ...
Vi raccontiamo 12 anni di foto-trappolaggio del lupo nelle Aree protette liguri del Parco natural ...