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Tra antichi vulcani e cascate, ecco la Riserva naturale di Monterano

Il luccicare dei boschi collinari, le forre vulcaniche con felci rarissime e la lunare solfatara, trasformano la visita alla Riserva Naturale di Monterano in un viaggio immenso, nel tempo dell'uomo, ma anche nei luoghi della natura che ha modellato questo paesaggio straordinario.

  • Alessandra Corrà
  • Luglio 2019
Mercoledì, 17 Luglio 2019
All'interno della Riserva naturale di Monterano  (foto A. Corrà) All'interno della Riserva naturale di Monterano (foto A. Corrà)

 

"E' assolutamente necessario che gli uomini si convincano che devono conservare qualcosa di più oltre gli arnesi e alle macchine, che lascino un margine, una zona di riserva, in cui sia possibile rifugiarsi di tanto in tanto, solo allora si potrà parlare di civiltà"

"Le radici del cielo" Roman Gary

 

Ho sempre pensato che un bel paesaggio dovrebbe essere considerato come un monumento, e in quanto tale, prima dovrebbe essere osservato da una giusta distanza, per poi essere visitato in tutta la sua peculiarità.

E' quello che si percepisce istintivamente, all'interno della Riserva Naturale di Monterano, area protetta, istituita nel 1988, davanti alle bellissime rovine della Chiesa e Convento di San Bonaventura, fulcro di quello che fu l'antico Borgo di Monterano, città abbandonata nel '700.
Perché visitare il borgo fantasma di Monterano, con la sua riserva naturale, significa immergersi in un viaggio immenso, nel tempo dell'uomo, con le sue vicende antiche di oltre 3.000 anni, ma anche nei luoghi della natura, che ha modellato questo paesaggio straordinario.

Il borgo fantasma di Monterano

Il meraviglioso borgo di Monterano, oggi è attraversato da un romantico senso di disfacimento, ma allo stesso tempo rimane un luogo appartato, immerso in una natura incontaminata, dove i profumi e i colori del passato sono rimasti quasi intatti.
Situato a ovest del Lago di Bracciano, nel Lazio, l'abitato sorge sullo spartiacque dei Monti della Tolfa e i Monti Sabatini, nel cuore della Riserva Naturale di Monterano.
La sua nascita viene attribuita agli Etruschi, anche se le uniche testimonianze sono date dalla presenza di tombe etrusche disseminate lungo le propaggini della collina e da un solco artificiale scavato nel tufo, il Cavone, che permetteva una comoda discesa a valle.
Nel corso degli anni, il borgo fu assoggettato prima ai romani, che ne ampliarono la rete viaria e costruirono diverse opere tra cui l'acquedotto, e poi molti altri conquistatori, che si succedettero al potere.
Dopo varie vicissitudini storiche, il feudo venne acquistato da una nobile famiglia locale, che aveva come membro Emilio Bonaventura Altieri, divenuto papa con il nome di Clemente X nel 1670. Grazie alla nuova proprietà, la città fu arricchita da notevoli costruzioni, la cui progettazione fu affidata a Gian Lorenzo Bernini. Vennero così alla luce la Chiesa e il Convento di San Bonaventura, la prospiciente fontana ottagonale e venne ristrutturata la facciata del Palazzo Baronale.
Questo periodo florido durò fino al 1770, quando, oltre alla malaria, che decimò gran parte della popolazione, soprattutto quella contadina, l'abitato venne poi completamente distrutto e incendiato, dall'esercito francese.

L'area protetta di Monterano

La Riserva Naturale di Monterano, oggi meta di migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia e dall'Europa, copre quasi 1.000 ettari di terreno, uno spazio che custodisce una grande ricchezza paesaggistica, caratterizzata da una svariata biodiversità.
Il luogo è talmente magico che sembra uscito da un set cinematografico. Non a caso, molte scene di film avventurosi sono state girate proprio qui.
Il luccicare dei boschi collinari, le forre vulcaniche con la vegetazione tipica e le sue felci rarissime, la lunare solfatara, che crea un paesaggio surreale, dove l'odore di zolfo e le polle sulfuree ti fanno tornare indietro nel tempo, e poi i pascoli, i grandi prati, con la loro tipica flora e fauna locale.
Il territorio è attraversato da un corso d'acqua, il Fiume Mignone, uno dei principali affluenti che attraversa un vasto territorio che da est a ovest e si estende nel Lazio tra le provincie di Viterbo e Roma. Per gli antichi Etruschi il fiume era chiamato Caeritis e per i Romani Minio flumen.
Nel parco c'è la possibilità di intraprendere vari percorsi di trekking, di facile o media difficoltà.
Per la molteplicità di ambienti, si consiglia però di visitare l'area con la dovuta calma, gustandosi sia gli spettacolari paesaggi sia i piccoli particolari: il volo di una libellula sull'acqua, il gorgogliare di una polla di acqua sulfurea nascosta nella vegetazione, il passaggio furtivo di un picchio o il volo dei grandi rapaci in cielo.
La riserva oggi interviene, attraverso specifici progetti, per la tutela e la valorizzazione di questo vasto patrimonio ambientale e culturale, non bisogna dimenticare che proprio grazie alla presenza dell'area protetta si sono rese disponibili ingenti risorse economiche provenienti da Unione Europea, Stato, Regione e Provincia, come, ad esempio, quelle del progetto Life+ Monti della Tolfa.

Un percorso (tra i tanti) nel parco 

All'interno della Riserva Naturale Monterano si trova un importante geosito dove è possibile ammirare la cascata della Diosilla, piccolo gioiellino incastonato nella natura.
Nota per il suggestivo colore dell'acqua, che varia dal giallo ruggine, al blu, al bianco, per via della presenza dello zolfo in sospensione, la cascata offre emozioni indimenticabili.
Lasciando la macchina al parcheggio Diosilla, si segue un sentiero, che si sviluppa all'interno della Forra del Fosso del Lupo, caratterizzato da un suolo formato dalle eruzioni vulcaniche del centro eruttivo Sabatino, che eruttando pomici, lapilli, ceneri, con il tempo, solidificandosi, hanno formato il tufo e il peperino.
La cascata si trova, dopo esser scesi per un ripido sentiero, dopo una decina di minuti dall'inizio del cammino, presso il limite sudorientale della riserva stessa.
Una volta ammirata la cascata, si può scegliere se proseguire il percorso, costeggiando la riva del Torrente Bicione, oppure risalire sul sentiero principale, in mezzo a un bosco che, snodandosi attraverso suggestivi passaggi di pareti di tufo e archi di roccia naturali, conduce alla Solfatara.
Raggiunta una cavità di tufo, anticamente utilizzata come cava di zolfo, e oltrepassato un ponticello in legno, si arriva, infine, a una grotta solfatara, su cui ribollono ancora alcune risorgive di acqua solforosa.

Il territorio Montenarese è ricco di fenomeni di vulcanismo secondario, legati alla presenza di antiche serbatoi di gas e magma in profondità, ma non del tutto raffreddati. Numerose infatti sono le sorgenti di acque mineralizzate della zona.
Dopo aver visitato la solfatara, si può continuare a seguire il sentiero fino all'antico Borgo di Monterano. Questo secondo tratto del sentiero è esposto a sud, e presenta una vegetazione molto diversa rispetto alla precedente.
Infatti, sul cammino verso Monterano, si incontra una bosco tipico di un clima sub-mediterraneo, dove il leccio, l'erica e i bagolari, detti spaccasassi, la fanno da padroni.
Lungo in percorso si incontrano alcune grotte etrusche, del VII e il IV sec. a. C.
Proseguendo il sentiero si arriva finalmente all'antico abitato di Monterano, dove le imponenti arcate dell'acquedotto seicentesco impressionano quanto quelle del palazzo ducale. La facciata principale, con la fontana del leone e il vicino complesso del Convento di San Bonaventura, sono opera del Bernini.

Superato il convento, si arriva al punto più panoramico del percorso, denominato "testa di vipera", chiamato così per la sua topografia triangolare, da cui si gode di uno splendido panorama, e che chiude il sentiero stesso. Qui la visuale spazia dalle colline circostanti ai ruderi del palazzo, che in mezzo alla natura sembrano miraggi di altre epoche.
Per ritornare al parcheggio, da dove si era partiti, bisogna ripercorrere il tratto fatto all'andata.

 

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