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Il giardino delle meraviglie nel sacro bosco di Bomarzo

Chiunque capiti a Bomarzo, piccolo borgo laziale a pochi chilometri da Viterbo, non perda occasione di scoprire il Bosco sacro, luogo affasxcinante per il mistero e gli enigmi che cela nei suoi anfratti. 

  • Alessandra Corrà
  • Giugno 2019
Mercoledì, 29 Maggio 2019
Scorcio del Giardino delle meraviglie (Foto A. Corrà) Scorcio del Giardino delle meraviglie (Foto A. Corrà)

"Voi che pel mondo gite errando vaghi / di veder meraviglie alte et stupende / venite qua dove son faccie horrende / elefanti leoni orsi orche et draghi"

La primavera è ormai giunta risvegliando la natura dai mesi invernali e, tra i tanti fiori, le rose stanno primeggiando, abbellendo i giardini e i viali delle città. Tutti aspiriamo alla magnificenza, anche se ci sono delle eccezioni. Tant'è che in alcuni casi lo splendore non sembra ricercare solo l'armonia delle forme che tutti abbiamo in mente. Esistono infatti luoghi che, pur discostandosi dai canoni classici di bellezza, hanno il potere di entusiasmare per il mistero e gli enigmi che celano nei loro antri. Chiunque capiti a Bomarzo potrebbe capire di cosa parlo.
Nei pressi di questo piccolo borgo laziale, il cui centro storico è un vero e proprio gioiello medioevale, a pochi chilometri da Viterbo, nel cuore della Tuscia, ex regno dell'antica e misteriosa civiltà etrusca, esiste un Bosco sacro, tanto bello quanto misteriosamente "mostruoso".

La nascita del Bosco sacro

Il Bosco sacro, conosciuto soprattutto come Parco dei Mostri o Giardino delle Meraviglie, non è un parco come gli altri, ma è davvero un unicum a livello nazionale. Chi non è mai stato in questo giardino, dovrebbe, almeno una volta nella vita, venirlo ad ammirare, gustando ogni sensazione che il posto è in grado di suscitare. 
Fu Pier Francesco Orsini, detto Vicino, principe della Tuscia, nel 1547, a scegliere Bomarzo come luogo favorito per la costruzione di un sontuoso palazzo e di un annesso giardino, che, di lì a qualche anno, sarebbe diventato l'eden più "singolare" d'Italia.
Il principe Vicino, oltre a essere un valoroso condottiero, fu un grande letterato, amante dell'arte e della filosofia, materie in voga nel periodo rinascimentale.
Il suo progetto si mostrò così accattivante che stimolò lo scultore Pirro Ligorio, illustre allievo di Michelangelo, il quale, su volere di Vicino, si mise subito al lavoro per scolpire e lavorare i tanti massi di pietra vulcanica ritrovati nella zona, trasformandoli in gigantesche statue di sirene, mostri marini, tartarughe giganti, satiri, sfingi, draghi.

Finita la realizzazione dello stravagante giardino, che durò qualche anno, Vicino, disgustato dagli affari politici e militari e dall'ipocrisia della società in cui viveva, dove vigevano valori di vita troppo diversi dalla sua sensibilità artistica, decise di stabilirsi nel suo nuovo palazzo di Bomarzo, dove visse fino alla fine dei suoi giorni a contatto con la natura e con i suoi "mostri" di pietra.
Anni dopo, i suoi discendenti abbandonarono il parco, che cadde per molti anni nell'oblio, nonostante alcune figuri illustri, come Goethe, Lorrin, Dalì, imbattendosi in questo luogo, rimasero incantati dalla "bellezza orrenda" emanata delle sculture, che balzavano fuori in mezzo alle erbacce.
La proprietà passò per lungo tempo di mano in mano, fino a quando finalmente nel XX secolo, venne messa all'asta. Il Comune di Bomarzo acquistò solo la dimora, adibendola a sede del Municipio, mentre il giardino venne comprato dalla famiglia Bettini, la quale, riconoscendone il valore artistico, trasformò il giardino in un parco privato aperto al pubblico.

Il giardino delle meraviglie

Molti studiosi si sono chiesti il significato delle figure mostruose all'interno del giardino e tutti hanno sempre concordato che il parco non è il capriccio di un nobile stravagante, quanto piuttosto un vero e proprio cammino di iniziazione sulla natura dell'uomo.
In effetti, la posizione delle statue fanno pensare davvero a un percorso iniziatico che l'uomo dovrebbe compiere per arrivare a una vita "altra". Si pensa che il principe abbia preso ispirazione da un testo in voga nel 1500, l'enigmatico Hypnerotomachia Polyphilii di Francesco Colonna, conosciuto anche come Sogno di Polifilo, narrazione in chiave allegorica di un sogno, durante il quale, il protagonista, Polifilo intraprende un viaggio iniziatico nel tentativo di sfidare la morte e ricongiungersi con l'amata moglie defunta.
Diversi storici continuano ancor oggi a porsi domande sugli arcani nascosti nelle mostruose statue, perché nessuna ipotesi pare sia stata davvero esaustiva.
Forse è proprio a causa di questo aspetto oscuro, perché si sa, a tutti noi piace l'ignoto, che il luogo invita ogni anno sempre più turisti, curiosi di entrare nel grembo del giardino pieni di aspettative e interesse.

Il parco oggi

Essendo ancora proprietà privata, per accedere al parco si deve pagare un biglietto, dopodiché, seguendo il tracciato presentato nella mappa, rilasciata all'ingresso, il visitatore può iniziare l'affascinante itinerario. Il percorso è molto semplice in realtà, prevede di spostarsi secondo una numerazione, da 1 a 38, che sono i punti chiave del giardino.
Ciò che desta subito stupore è come tutte le sculture siano elegantemente integrate nel rigoglioso paesaggio denso di viali alberati. Il parco è articolato su terrazze erbose
L'incredibile ambiente bizzarro, con le statue della Lotta tra i Giganti, Proteo e Glauco, la Ninfa dormiente e il gruppo scultore composto da una Balena sormontata da una tartaruga che a sua volta sorregge una donna alata, simbolo del passaggio di purificazione, lasciano il visitatore sulle prime disorientato.
Fra orsi giganti, sirene, ercole e caco, il cerbero, il cane infernale con tre teste, la fontana sormontata da Pegaso la Panca etrusca, non resta che dimenticarsi della vita condotta fino a qualche minuto prima e lasciarsi cullare dalle percezioni che queste sculture ispirano nel nostro animo.

La casa pendente dell'orco

Una delle chicche più interessanti e curiose si trova a metà percorso, adiacente a un piccolo teatro, ed è la famosa Casa pendente, che in origine era posta all'inizio del parco, appositamente costruita sopra un masso inclinato.
L'abitazione è spoglia all'interno, ma chiunque vi entra prova da subito uno strano senso di squilibrio fisico. Pare che la casa fosse stata fatta edificare dalla moglie di Vicino, prima che ella morisse, quando il marito era stato fatto prigioniero in terra straniera. Forse il significato della sua pendenza rappresenta metaforicamente il rischio, poi scampato, della rovina della famiglia a causa della prigionia del coniuge.
Dopo una pausa nella casa pendente, proseguendo verso la piazza dei Vasi, e oltrepassati lo Stregone, il Nettuno, il Drago l'Elefante, il Gigante, finalmente si arriva anche dove c'è l'Orco.
Questa grande scultura, un enorme volto con la bocca spalancata e lo sguardo terrorizzato, è il simbolo del Parco dei Mostri di Bomarzo e racchiude in sé molti dei significati del "Giardino incantato".
Forse, oltre al terrore, vorrebbe incutere anche meraviglia e comunque invita il forestiero a introdursi all'interno della sua bocca, simbolicamente l'ingresso dell'Inferno.
Al suo interno si trova un tavolo in pietra e alcune sedie. La scritta che compare attualmente intorno alle sue fauci è: "Ogni pensiero vola", ma sicuramente non si tratta di quella originaria, poiché un disegno di Giovanni Guerra del 1598, che riproduceva l'Orco di Bomarzo, presentava una scritta ben diversa, ovvero: "Lasciate ogni pensiero Voi ch'entrate", con evidente riferimento all'Inferno dantesco.
Stanchi dopo tanto camminare, il percorso dura circa un paio di ore, non resta che riposarsi sul bel prato nei pressi del tempio, sormontato da una cupola che Vicino Orsini dedicò alla moglie dopo che ella morì. Forse un luogo malinconico, ma che allo stesso tempo risuona da tanta luce.

Per informazioni

Il Parco dei mostri di Bomarzo è, in genere, aperto tutto l'anno con orario continuato

08.30 - 19.00 dal 01/04 - al 31/10
08.30 al tramonto dal 01/11 - al 31/03

L'ingresso è a pagamento: www.bomarzo.net/ 

 

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