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Conero, trent'anni di parco

Dopo una lunga storia fatta di lotte ambientali che hanno portato all'istituzione del Parco regionale del Conero, oggi ci si interroga sui valori e sulle opportunità ambientali legati a tutta l'area. 

  • di Ludovica Schiaroli
  • Maggio 2019
Venerdì, 17 Maggio 2019
Uno scorcio del Parco del Conero (foto arc. Ente parco/Stacchiotti) Uno scorcio del Parco del Conero (foto arc. Ente parco/Stacchiotti)

 

Maestoso e imponente, appare così a chi lo osserva il Monte Conero, il più importante promontorio italiano dell'Adriatico, con i suoi 572 metri a picco sul mare. Un palcoscenico fatto di panorami mozzafiato, falesie calcaree di pietra bianca, sentieri alpestri, boschi misti, cave dismesse e grotte naturali. Un'area di 6011 ettari ricadenti nei territori di Ancona, Camerano, Numana e Sirolo che dal 1987 è diventata Parco regionale.

La storia della nascita del Parco del Conero è esemplare in quanto ripercorre tutte le tappe che in questi anni hanno caratterizzato l'istituzione dei nostri parchi: il complesso iter legislativo, i convegni, le lotte per la tutela e la nascita del parco che è stato poi fondamentale per la costituzione delle altre aree protette marchigiane che oggi contano due parchi nazionali, quattro parchi regionali, tre riserve naturali statali e due riserve naturali regionali.

In marcia per il parco

"Tutto cominciò nel 1970 con un convegno organizzato ad Ancona da  Italia Nostra in cui per la prima volta venivano affrontati gli aspetti di salvaguardia e corretta utilizzazione di questo territorio da un punto di vista ambientale, storico e culturale". Lo racconta Gilberto Stacchiotti, ambientalista e protagonista da oltre quarant'anni di tutte le battaglie prima per istituire e poi per difendere il parco.

Ma i tempi non sono ancora maturi e solo nel 1976 viene approvata dal Consiglio provinciale di Ancona un primo testo di proposta di legge per l'istituzione del parco "che però si perde nei meandri della burocrazia", continua Stacchiotti mentre spiega come si dovrà aspettare il 1987 per vedere approvata la legge regionale n. 21 che istituisce il Parco Regionale del Monte Conero, primo parco regionale delle Marche che diventerà operativo a tutti gli effetti solo nel 1991. Fondamentale è stata anche l'approvazione della legge Galasso (1985) che ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali.
Nel mezzo un lungo cammino fatto di proposte di legge approvate, poi annullate, ricorsi al Tar, marce, sit-in, mostre fotografiche, convegni, dibattiti, raccolte firme, denunce, appelli e manifesti che contribuiranno a creare una coscienza ambientalista nel territorio.

"Sono stati anni di grande fermento e le marce rappresentavano un impegno politico concreto, sono stati eventi di grande partecipazione popolare in cui la gente esprimeva un valore comune e trasversale: voler bene al Conero", ricorda Stacchiotti andando indietro negli anni, quando con il circolo naturalistico Il Pungitopo, Legambiente, Lipu, Enpa, Italia Nostra e WWF hanno mobilitato migliaia di persone. "Era anche un modo per contarci: un giorno c'era la marcia degli ambientalisti e quello successivo dei cacciatori... Ma alla fine abbiamo dimostrato che si poteva salvaguardare un territorio e renderlo anche un volano per un turismo sostenibile e culturale, che dà lavoro e opportunità di sviluppo".
Una battaglia vinta anche con l'intelligenza e con iniziative che dimostravano l'importanza di organizzare una fruizione corretta del parco: in otto anni i volontari del Pungitopo hanno organizzato un servizio di visite guidate che prima ancora dell'istituzione del parco ha coinvolto circa 15mila studenti, creando i presupposti per la nascita delle prime cooperative di guide naturalistiche nel Parco.

Il "modello" Conero

Non capita di frequente che il vicepresidente o il presidente di un parco sia anche l'espressione delle associazioni ambientaliste. Eppure al Conero è successo, con Gilberto Stacchiotti che all'interno dell'Ente parco, è stato consigliere per due mandati (2006-2017) concludendo con la responsabilità della presidenza nell'ultimo anno e, ancora oggi, senza nessun ruolo istituzionale, continua a collaborare come "Amico del parco". "Certo è stata una bella soddisfazione vedere riconoscere da una parte il ruolo delle associazioni ambientaliste che io ho sempre rappresentato, ma anche da parte del mondo degli ambientalisti c'è stata la maturità di accettare le difficoltà che la gestione del parco comportava".

Questo avviene con la legge regionale del 2006 che istituisce l'Ente Parco regionale del Conero, superando di fatto l'assetto consortile che caratterizzava la precedente gestione dove i comuni e la provincia di Ancona esprimevano tutti i rappresentanti. La nuova legge apporta due sostanziali modifiche: nella gestione del parco entrano la Regione Marche, gli ambientalisti e il mondo agricolo e diminuiscono i rappresentanti dei comuni. Sono anni molto positivi, in cui il parco cresce e c'è grande collaborazione tra istituzioni, associazioni, appassionati ed Ente parco. Arrivano riconoscimenti nazionali e internazionali, come la Carta Europea del Turismo Sostenibile e il parco diventa sempre di più un modello di gestione sostenibile e di salvaguardia del territorio. Fino all'ottobre del 2017 quando il rinnovo del direttivo viene bloccato dal commissariamento dell'Ente Parco.

Un commissariamento lungo 18 mesi

È finito lo scorso 7 maggio il periodo di commissariamento guidato dall'architetto Maurizio Piazzini che sarebbe dovuto durare al massimo 90 giorni, "sino alla data di entrata in vigore della nuova legge regionale di disciplina dei parchi e delle aree protette", recitava la delibera della giunta regionale e, dopo diciotto lunghi mesi, il Parco del Conero ha il suo nuovo presidente, è l'architetto Emilio D'Alessio votato all'unanimità dal consiglio direttivo e confermato dalla giunta regionale.

"Ci sono voluti quasi due anni, ma alla fine in regione hanno trovato l'accordo sul nome del presidente, che comunque resterà in carica solo un anno - racconta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche - ma del piano che disciplina le aree protette non c'è nemmeno l'ombra". La preoccupazione degli ambientalisti è che mettendo mano alla legge sull'Ente Parco si voglia dare più potere ai comuni, dimenticando quelli che sono i valori e le opportunità ambientali, economiche e sociali che risiedono all'interno della gestione di un'area protetta. "Ai comuni interessa solo l'urbanistica e alla fine il rischio è che il Parco diventi un ufficio tecnico comunale", conclude Pulcini.

Il futuro del parco è nel 3D

Il Conero è un parco da sempre legato alla risorsa mare e meta di un turismo fortemente stagionalizzato ma non sempre attento al patrimonio culturale che invece connota quest'area. "La sfida oggi è portare turisti tutto l'anno, non solo in estate" - racconta Filippo Invernizzi, responsabile ufficio cultura dell'Ente Parco, mentre spiega come una strada potrebbe essere quella di valorizzare il patrimonio archeologico e geologico, di cui il territorio è particolarmente ricco e ancora poco conosciuto.

"Qui si trovano straordinarie testimonianze archeologiche della civiltà picena - continua Invernizzi - e con il progetto Archeopaesaggio al Conero vogliamo realizzare un Archeodromo a tema piceno, ovvero la ricostruzione di una capanna picena a scala reale attraverso pratiche di archeologia sperimentale con allestimenti che prevedono anche l'uso di librerie digitali in 3D e realtà aumentata. In programma c'è anche di attivare laboratori specialistici dedicati a persone con disabilità sensoriali e cognitive".

Il Parco del Conero è anche l'unico parco in Italia ad avere al suo interno il comando Carabinieri forestali con reparto a cavallo: "per noi importantissimo, in quanto è il nostro unico organo di controllo", conclude Invernizzi.

Proposte di visita

Alla scoperta delle misteriose sculture rupestri

Sono diciotto i sentieri della rete escursionistica del Parco, tra questi il 301a e il 301b che si sviluppano ad anello sono i più indicati per semplicità, bellezza paesaggistica e interesse storico culturale.

Dal parcheggio sommitale del Monte Conero si prende il sentiero 301a che porta al Belvedere Nord, fino a raggiungere Pian Grande e Pian di Raggetti. È inoltre possibile arricchire l'itinerario con la visita a importanti siti di interesse storico e archeologico: la badia di San Pietro al Conero e le incisioni rupestri (301b), che si trovano poco sopra Pian dei Raggeti e ad oggi sono considerate le più antiche incisioni scavate dall'uomo in tutto il territorio marchigiano. Le incisioni sono formate da canaletti rettilinei e circolari, piccole vasche di cui ancora non si è scoperto per cosa venivano utilizzate.
Durata: 3 ore circa, adatto a tutti.

Dall'Adriatico al Tirreno coast to coast

Il cammino ideato da Simone Frignani, già autore del Cammino di San Benedetto, parte da Portonovo ed arriva ad Orbetello attraversando un'Italia non ancora toccata dal turismo di massa, dove il cammino è anche un modo per ritrovare se stessi. La proposta dell'autore è quella di iniziare con un tuffo nella baia di Portonovo per poi festeggiare l'arrivo a Orbetello con un altro tuffo, questa volta nel mare Tirreno: nel mezzo diciotto giorni a piedi (o nove in bici) attraversando l'Italia centrale dal Conero alla laguna tirrenica, sulle tracce delle numerose popolazioni italiche come Piceni, Galli, Umbri ed Etruschi.
Cammino completo: 18 giorni a piedi o 9 in bici, si può fare anche a tappe.

Link utili

http://www.parcodelconero.org

https://www.italiacoast2coast.it

 

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