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Fuori il cemento dai Colli Euganei

Con questo primo racconto prende il via una serie di approfondimenti sulle battaglie ambientaliste intraprese da cittadini, associazioni e istituzioni che hanno portato alla salvaguardia del territorio della nostra Penisola e dove spesso i parchi sono, o potrebbero essere, protagonisti.

  • Ludovica Schiaroli*
  • Aprile 2019
Mercoledì, 27 Marzo 2019
 (Foto M. Favaro) (Foto M. Favaro)

Inaugurato nel 2017 il Sentiero del Principe costituisce l'ideale anello di congiunzione dei siti letterari compresi nel "Parco letterario della Collina estense", poiché lungo i tre chilometri che dal centro di Este portano a Calaone si incontrano alcuni dei monumenti architettonici più interessanti della bassa padovana.

Sono luoghi che nei secoli hanno incantato viaggiatori e poeti: nella Villa ex Kunkler aveva casa Byron e nel 1818 si narra che Percy Bysshe Shelley scrisse le prime venti pagine del suo Prometeo Liberato, mentre la moglie Mary continuò la stesura di Frankenstein, probabilmente ispirati dall'atmosfera gotica che a volte la nebbia regala al visitatore.
Oggi, al posto della nebbia, ci sono i fumi e la diossina che sputa il cementificio che avvelena l'aria.

L'anomalia dei Colli Euganei

È una lotta che dura da oltre vent'anni quella dei cittadini della bassa padovana contro il cemento. Una lotta per difendere salute e ambiente combattuta a colpi di delibere, ricorsi al Tar, sentenze del Consiglio di Stato e poi manifestazioni, sit-in e incontri per denunciare l'anomalia di un territorio, quello del Parco regionale dei Colli Euganei che tra vigneti, macchia mediterranea e borghi medievali vedeva insistere, in un raggio di cinque chilometri, tre cementifici. Italcementi, Cementeria di Monselice e Cementi Zillo, impianti industriali presenti dagli anni Cinquanta e classificati come insalubri di prima classe, cioè con una produzione superiore a 650 tonnellate/giorno di cemento e responsabili di emissioni importanti di ossidi d'azoto, ossidi di zolfo e polveri sottili, più altri inquinanti molto pericolosi presenti nei fumi.

Anni Novanta, iniziano le prime battaglie ambientali

La prima mobilitazione scatta dopo l'annuncio che Italcementi avrebbe ottenuto le autorizzazioni per utilizzare pneumatici di rifiuto come "combustibile alternativo". È la primavera del 1996 quando i cittadini di Este, Monselice e Baone, costituiscono il Comitato Popolare "Lasciateci Respirare", che diventerà punto di riferimento per tutte le future battaglie ambientali.
"Furono mesi di mobilitazioni, assemblee, convegni e manifestazioni - racconta Francesco Miazzi, coordinatore e ancora oggi portavoce del Comitato - ci furono cortei studenteschi e scioperi. Alla fine Italcementi abbandonò il progetto, grazie alla nostre mobilitazioni ma anche a seguito dell'approvazione della Legge Ronchi sui rifiuti (1997)".

Il Piano ambientale del parco non basta

Nel 1997 la Regione Veneto approva il Piano ambientale del Parco dei Colli Euganei che definisce le cementerie come "impianti incompatibili con le finalità del parco" e ne prevede la dismissione e/o la ricollocazione. Italcementi contesta il Piano e presenta ricorso Tar. Nel frattempo il Consiglio comunale di Monselice cambia giunta e nel luglio del 1999 la nuova amministrazione non ha tra le sue priorità il contrasto al cemento.
Quello che era sembrato l'inizio di un percorso per liberare il parco dalle emissioni dei cementifici si blocca. Le mobilitazioni del Comitato, però, non si fermano: bloccano la costruzione di un elettrodotto che Enel voleva costruire nell'area protetta, principalmente al servizio delle tre cementerie, e impediscono a Italcementi di utilizzare farine animali, potenzialmente infette, come combustibile nei i forni degli impianti.

Un forno di 89 metri di cemento tra i Colli del parco

"Una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell'architettura contemporanea che attribuiscono alle strutture verticali ad elevato contenuto tecnologico la funzione di riqualificare i siti nei luoghi deteriorati". Con queste parole i giudici del Consiglio di Stato, nel 2012, ribaltano una sentenza del Tar Veneto promossa dai Comitati e decidono che si può costruire un forno verticale di 89 metri di cemento ad Arquà Petrarca, uno dei borghi medievali più belli d'Italia, in pieno Parco Colli.
La battaglia era iniziata nel 2010 quando Italcementi aveva presentato il progetto di sostituzione dei vecchi forni con un nuovo impianto (Revamping), un intervento da 160 milioni di euro, avversato dai Comitati che temevano che per fare cassa e rientrare dell'investimento venissero bruciati rifiuti nel processo produttivo. Inoltre il progetto sembrava in conflitto con il Piano ambientale del parco.
Scatta la mobilitazione, al Comitato "Lasciateci respirare" se ne affianca un altro "E Noi?", partono i ricorsi al Tar presentati dai comitati e dai comuni di Este e Baone, nel frattempo anche i Consigli pastorali si attivano. È un fronte trasversale che porta in piazza migliaia di persone a manifestare per le strade di Monselice per affermare il diritto alla salute e alla fine, i continui ricorsi e la flessione della produzione del cemento, spingono l'azienda alla riduzione dello stabilimento, fino alla chiusura nel 2014.

Nel 2017 il Tar conferma la validità del Piano dei parchi

Ci sono voluti 23 anni ma alla fine il Tar si esprime sui ricorsi presentati da Italcementi e da Cementeria Monselice nel 1994 e 1998 presentati contro il Piano ambientale dell'Ente parco, confermando come le attività delle cementerie all'interno dell'area protetta siano incompatibili "con le finalità del parco" e indica l'attuaizone di percorsi per la dismissione e/o ricollocazione degli impianti e la bonifica delle aree.
La sentenza ribadisce la validità dei principi contenuti nella legge istitutiva dell'area protetta e considera legittimo che un Piano ambientale individui le attività "incompatibili" con le finalità della stessa e che preveda l'approvazione di progetti unitari per ciascun impianto produttivo.

Galline alla diossina e cloroformio nelle falde

Tra il 2012 e il 2014 chiudono due dei tre cementifici, eppure la situazione resta critica. In quella che era la regione con il più alto consumo di cemento per abitante - il record si registra nel 2008 con 1100 kg ab/anno a fronte di una media europea di 400 kg - la terra non dimentica i veleni ingeriti. Nel 2018 si scopre la presenza di "cloroformio" nelle acque sotterranee nell'area dell'ex impianto di Italcementi, mentre nel corpo di una gallina ruspante allevata sui terreni del parco vengono trovati diossine, furani e Pcb molto superiori ai limiti di legge.
Ma a preoccupare è soprattutto l'utilizzo di rifiuti come combustibili. "Se nel forno bruciano PetCoke, questa materia ha un costo - spiega Miazzi - se utilizzano rifiuti hanno invece un ritorno economico. Anche perché le cementerie, godono di limiti di emissione decine di volte superiori a quelle degli inceneritori".

I comitati non si arrendono

A oggi dalla ciminiera dell'impianto di Monselice continuano a uscire 166.000 metri cubi di fumi ogni ora e l'Autorizzazione Integrata Ambientale che doveva scadere nel 2021 è stata prorogata al 2029. Per quanto riguarda Italcementi, la bonifica dell'area è ferma al palo, nonostante qualche tempo fa il Comune di Monselice avesse annunciato la possibile riconversione dell'ex stabilimento in uno spazio di produzione di energie rinnovabili.
"Nel 2007 il Tar si è espresso indicando la strada da percorre - afferma Miazzi. Da allora stiamo aspettando che il parco convochi un tavolo di concertazione tra cementieri, amministratori, comitati e cittadini per capire quale sarà il nostro destino". Il parco però è commissariato da tre anni e in attesa che arrivi il nuovo presidente può sbrigare solo l'ordinaria amministrazione. "Dopo vent'anni di lotte, non ci fermeremo certo adesso, non è ancora finita", chiosa l'ambientalista.

Dettagli del percorso - Il Sentiero del Principe

Il sentiero parte dall'Arco del Falconetto, nel centro storico di Este, per proseguire lunghe le mura che cingono i giardini delle ville patrizie estensi ed arrivare al Mastio del Castello dei Trovatori. Si prosegue in salita fino al Palazzo del Principe e giungere infine a Calaone. Da qui si scende per una vecchia strada, deviando poi su un tratto di sentiero, fino a incontrare i tornanti della via principale che riconduce a Este.

Partenza: Este
Arrivo: Este
Tempo di percorrenza: 2 ore
Difficoltà: T/E
Lunghezza: 6.1 km
Dislivello: 200 metri circa
Periodo consigliato: da gennaio a dicembre

Link utili: http://www.parcocollieuganei.com

Ludovica Schiaroli è giornalista pubblicista specializzata in tematiche ambientali. Ha scritto di trekking ed escursioni nei parchi italiani, ha realizzato docu-film e ha svolto attività di ufficio stampa. 

 

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