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Quando il teleobiettivo è di troppo

I 2400 ettari dell'area nel Goriziano sono un vero e proprio paradiso per gli appassionati del bird watching. Tra le rarità c'è Nerina, una garzetta gulare proveniente dall'Africa: è lei la vera star dell'Isola

  • Annalisa Losacco
  • gennaio 2010
Giovedì, 28 Gennaio 2010

L'Italia, si sa, è terra di bellezze architettoniche e naturali straordinarie. Non è facile però trovare nelle nostre aree protette grande abbondanza di fauna, che il nostro immaginario attribuisce piuttosto a parchi di altri continenti.
Ci sono però alcune incredibili eccezioni.
Una di queste è la Riserva Naturale Regionale Foce dell'Isonzo - Isola della Cona.
Istituita ufficialmente da una legge regionale nel 1996, ha alle spalle una lunga storia che ha visto in prima linea, alla fine degli anni '70, il naturalista e attuale direttore tecnico-scientifico Fabio Perco, strappare l'area della Cona a insediamenti turistico-nautici e a bonifiche per coltivazioni intensive. A partire dal 1989 iniziano le prime opere di rinaturalizzazione: il Ripristino, un riallagamento di 30 ettari di campi coltivati, che ha generato una palude temporanea di acqua dolce e le prime strutture di accoglienza.
La scommessa è stata grande, ma il risultato è superiore a ogni aspettativa: nei circa 2400 ettari di Riserva, che si snodano intorno agli ultimi 15 chilometri del fiume Isonzo, si alternano ambienti umidi d'acqua dolce, salmastra e salata, creando habitat ideali per centinaia di specie di uccelli, per mammiferi e anfibi. L'area interessa i comuni di Staranzano, San Canzian d'Isonzo, Grado e Fiumicello.
L'abbondanza dell'avifauna e la facilità nell'avvistamento fanno ricordare altri luoghi molto lontani da questi.
Oche selvatiche, Cavalieri d'Italia, mignattini, storni, cannareccioni e ancora, aironi, cigni, picchi sono una minima parte di quanto gli appassionati bird-watcher possono osservare.
318 specie di uccelli delle cinquecento totali italiane è il dato aggiornato a settembre 2009. Ottanta sono quelle nidificanti. Il tutto efficacemente documentato nel sito www.sbic.it.
Non c'è una stagione preferibile: la primavera è ideale per le nidificazioni di decine di coppie di Cavalieri d'Italia, di folaghe che sfruttano anche gli isolotti artificiali per deporre le uova, di cigni che sistemano il nido fra le canne. Ma si può anche avere la fortuna di studiare i movimenti di un'oca selvatica, che ha deciso di nidificare proprio di fronte al finestrone del Bar-Ristorante della Riserva, "Al Pettirosso". La particolare inclinazione del vetro, infatti, permette agli animali di non vedere ciò che succede al di là della finestra, mantenendo così un comportamento naturale, anche quando vocianti scolaresche affollano il locale.
Niente di meglio che assaporare un gustoso primo piatto o solo un caffé osservando anatre, sgarze ciuffetto, nitticore e decine di altre specie negli stagni antistanti il bar.
Non meno interessante è l'autunno, quando fino a tremila oche lombardelle si danno appuntamento per trascorrere l'inverno. In novembre, si può arrivare a contare fino a cinquantamila uccelli non passeriformi.
I sentieri dell'area del Ripristino sono schermati talmente bene, che gli animali arrivano a pochi metri dalle feritoie di osservazione - perfette per binocoli e obiettivi fotografici - senza mai spaventarsi per la presenza dei turisti. Le occasioni fotografiche sono eccezionali: a volte le lunghe focali risultano addirittura eccessive per fotografare un airone cenerino mentre pesca, o una nitticora o Cavalieri d'Italia in accoppiamento o i cigni che, con molle eleganza, tuffano in acqua il collo alla ricerca di cibo per sé e per i morbidi pulcini grigi.
Tutto questo accompagnato dal profumo inebriante del biancospino in fiore a primavera e dal costante sapore salmastro dell'aria.
Oltre alle feritoie lungo il sentiero, ci sono tre principali punti di osservazione, costruiti in armonia con la tradizione lagunare e con un occhio particolare a non arrecare alcun disturbo alla fauna.
L'Osservatorio La Marinetta è un "grande e solido capanno" a tre piani, costruito secondo lo stile dei casoni lagunari classici. Nel seminterrato, si ha una visione semi-subacquea degli stagni, realizzata attraverso grandi vetrate, parzialmente sommerse. Con un po' di pazienza, può capitare di vedere i tuffetti immergersi ripetutamente.
Dall'ultimo piano, sistemi di finestroni mobili e potenti binocoli fissi permettono di scrutare gli stagni. Da qui l'occhio può spaziare su tutta l'area del Ripristino e, più in là, fino al golfo di Trieste, all'Istria e, nelle giornate più limpide, al Carso e alle Alpi.
Può capitare che, improvvisamente nella tranquillità del luogo, il cannareccione faccia capolino fra le canne proprio di fronte alle finestre, lanciando il suo verso scoppiettante.
E ancora: il cuculo che dalla cima di un albero domina con il suo canto inconfondibile; centinaia di anatre che si ammassano e si disperdono sulla superficie dell'acqua, involandosi improvvisamente tutte insieme; i cavalli Camargue che brucano indisturbati e poi, d'un tratto, si esibiscono in una lotta giocosa su due zampe. Introdotti per "tenere sotto controllo" la vegetazione palustre, parte di questi cavalli vivono allo stato brado e altri vengono addestrati e utilizzati per varie attività nella Riserva.
L'Osservatorio Museo dell'Anatra, poco distante dal Centro Visite, ospita al secondo piano un interessante museo dedicato a tutte le specie di anatidi presenti nell'area. I locali, accessibili attraverso rampe anche ai disabili, offrono un altro punto di vista del Ripristino e un binocolo professionale a disposizione dei visitatori permette di riconoscere facilmente le differenti specie di uccelli.
Un ultimo Osservatorio è quello del Cjos, che si raggiunge dopo una passeggiata di un'oretta. Sebbene sia più piccolo, anche questo osservatorio è stato costruito seguendo lo stesso stile degli altri. Da qui si possono osservare la grande quantità di uccelli che popolano le barene, in habitat completamente diversi da quelli che circondano gli altri due osservatori.
Per una totale full immersion nella natura, è addirittura possibile pernottare all'interno della Riserva. Il Rifugio, vicino al Centro Visite, è dotato di venti posti letto ed è previsto l'uso della cucina. È importante tenere a portata di mano un binocolo anche quando si cucina: dalla finestra si possono osservare storni e picchi verdi arrivare con le imbeccate per i pulcini!
Un'escursione in barca lungo la foce dell'Isonzo e in laguna permette di osservare stormi di decine di cigni reali, di mignattini, ma soprattutto una specie eccezionale alle nostre latitudini, l'edredone, anatra nordica nidificante proprio da queste parti.
Non è l'unica specie particolare in questa Riserva: "Nerina" è una garzetta gulare, dal piumaggio scuro, proveniente dall'Africa occidentale e rara o addirittura unica in Italia. Nerina è diventata una specie di star ricercatissima dai birdwatcher accaniti. Non è difficile avvistarla nelle zone di pseudo-laguna di Punta Barene.
La Riserva non è solo l'ambiente ideale per gli uccelli: negli stagni artificiali, realizzati lungo i sentieri, ci si può imbattere in una scena di caccia - dai suoni inquietanti - fra una rana e una natrice, la biscia d'acqua.
E nei boschi lungo la strada in direzione di Punta Barene, il tramonto tinge i mantelli dei caprioli - non troppo elusivi - di un magnifico colore fulvo.
Lungo i bordi dell'argine, al limite dei campi coltivati, spesso si riescono a scorgere fra l'erba le grandi orecchie e gli occhioni delle lepri.
La Riserva Naturale Foce dell'Isonzo-Isola della Cona è un esempio concreto di come l'uomo possa permettere alla Natura di recuperare gli habitat a lungo depauperati dalle attività umane, agli animali di tornare a ripopolarli e a sé stesso di ritrovare la sintonia con tutto questo.Per informazioni: www.isoladellacona.it

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