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Parco nazionale dell'Asinara, l'isola che c'è

Herculis Insulae, poi Azenara, Asenara, Sinnara, Sinuaria e oggi Asinara. Si chiama così l'isola che dà il nome al parco, ma non per la presenza degli asinelli, come molti credono, ma per un'errata trascrizione nelle carte o, si dice, per la sinuosità dei suoi profili che, visti dai 408 metri di Punta della Scomunica, rivelano questa perla di natura in tutto il suo splendore

  • Emanuela Celona
  • Maggio 2014
Mercoledì, 7 Maggio 2014
Logo del Parco nazionale dell'Asinara Logo del Parco nazionale dell'Asinara

Bellissime spiagge: Sant'Andrea, La Reale, Trabuccato, Cala Sabina, Cala Arena. Per questo si conosce l'Isola dell'Asinara, situata sul limite occidentale dell'omonimo Golfo. Dal territorio prevalentemente montuso, il versante occidentale è caratterizzato da rapidi pendii rocciosi mentre quello orientale è piuttosto basso e, appunto, con oltre 100 chilometri di spiaggia. È su questo ultimo versante che si trova Cala d'Oliva, un piccolo villaggio di case bianche che ospitavano gli alloggi della polizia penitenziaria quando sull'isola era ancora attivo il carcere. Oggi è diventato un ostello in grado di accogliere fino 73 persone, gestito dalla cooperativa SognAsinara che lavora con l'Ente parco nazionale omonimo e che conta 10 soci più 10 dipendenti stagionali. «Lavorare sull'isola non è semplice», racconta una dipendente. «Spesso i clienti dell'ostello si immaginano di arrivare e trovare le comodità di un albergo sulla 'terra ferma', ma non è così». Perché l'Asinara è un luogo "fuori dal mondo".
I problemi di fruzione sono tanti: l'estate scorsa, l'acqua all'ostello non era potabile (neppure per lavarsi i denti, era scritto in bella evidenza sui muri dei bagni), l'odore di fogna era persistente e fastidioso anche dentro i locali, le navette pubbliche che consentivano di gironzolare per l'isola erano poche e spesso non in orario. Tutelare un territorio e renderlo 'fruibile' non è semplice e i problemi non mancano neppure via mare: «Ci sono troppi passaggi di barche oltre le boe di limitazione e spesso scaricano liquami in mare», continua la dipendente dell'ostello. «La tutela del territorio è migliorata da quando c'è l'Ente parco ma l'isola non è ancora pronta per ospitare turisti. Noi le lamentele le raccogliamo, ma più che trasmetterle agli enti competenti, che altro possiamo fare?», conclude.

La baia di Cala Reale ospita ancora i resti di quello che fu un lazzaretto prima, e una residenza estiva dei Savoia, poi. La vegetazione che si veste l'isola è la tipica macchia mediterranea: il profumo di euforbia e di ginepro permeano l'aria estiva e soltanto in località Elighe Mannu c'è un'eccezionale e insolita foresta di lecci che da' il nome a uno dei sentieri che percorrono l'isola: "Elighe Mannu", letteralmente il leccio grande. Lungo circa 270 metri, il sentiero è recintato per salvaguardare la vegetazione dei numerosi animali selvatici che popolano l'isola: capre e cinghiali soprattutto – nel 2013 sono stati censiti oltre 700 ungulati su un'isola che ha un'estensione di 5.000 ettari – e che rappresentano un problema anche per i turisti, insieme all'Euphorbia che è una pianta altamente urticante, e va lasciata stare. Non sempre le regole imposte dal parco sono accettate da chi visita l'isola: non tutti rispettano le bellezze naturali oppure il regolamento nautico, e purtroppo spesso i turisti si trasformano in bracconieri del mare.
Altri sentieri segnalati percorrono l'Asinara: quello del faro, del granito, del castellaccio, dell'acqua, dell'asino bianco, della memoria, del leccio... I deplinat del parco costituiscono una buona guida per scoprire tutta l'isola e magari incontrare l'asino bianco, specie unica, rara e di colore bianco perché albino. Sinuaria è il nome della cooperativa delle guide ambientali ufficiali del parco. Gli operatori organizzano visite guidate sull'isola, iniziative di educazione ambientale, gestiscono i centri visita del parco a Cala Reale e a Fornelli (aperti solo in estate).

Nell'isola si riproducono oltre 80 specie selvatiche di veterbrati terrestri, di cui alcune di rilevanza scientifica mondiale e da diversi anni è in corso un programma di inanellamento per studiare la migrazione degli uccelli.
Habitat ideale di cernie, saraghi, stenelle, tursiopi, dal 2006 è attivo nell'isola un Centro di recupero per la fauna selvatica, con particolare riferimento alle tartarughe marine, ospitato dall'Osservatorio del Mare del parco. A sostegno del Centro, l'associazione CRAMA (Centro Recupero Animali Marini Asinara) è sorta nel 2009 per sensibilizzare pescatori, capitaneria di porto, corpo forestale dello stato sull'uso di sistemi di pesca a basso impatto e sulla corretta manipolazione delle tartarughe catturate. Il CRAMA a Cala Reale è l'unico centro recupero animali marini in Sardegna. La sua nascita deriva dal progetto Tartanet, un programma Life Natura dell'Unione Europea del 2006 per la conservazione della tartaruga Caretta caretta, la più comune del Mediterraneo, catturata accidentalmente ogni anno dagli attrezzi da pesca o soffocata spesso da sacchetti di plastica abbandonati in mare. I Centri di recupero sono sorti in tutta Italia, compreso il Parco dell'Asinara, coinvolto con altri tre parchi nazionali: l'Arcipelago toscano, il Cilento e il Gargano. Il Centro raccoglie le segnalazioni di tartarughe spiaggiate, le recupera, le cura nell'ambulatorio veterinario e le censisce con targhette che consetiranno il loro riconoscimento. Il CRAMA dell'Asinara oggi vive grazie ai finanziamenti del parco, alle attività dei volontari che lo aprono alle visite del pubblico e alle offerte lasciate dai visitatori.

L'isola, nel corso del tempo, ha cambiato il suo nome: Herculis Insulae, poi Azenara, Asenara, Sinnara, Sinuaria. E oggi Asinara, non per la presenza degli asinelli, come molti credono, ma probabilmente per un'errata trascrizione nelle carte o, si dice, per la sinuosità dei profili dell'isola visibili dai 408 metri di Punta della Scomunica in cui l'isola si offre in tutto il suo naturale splendore. Dalla metà del XVIII secolo qui vi si stabilirono famiglie di pescatori e pastori di origine ligure, piemontese e greca. Nel 1842 l'isola divenne parte integrante del Comune di Porto Torres e nel 1885 lo Stato italiano decise di insediare il primo lazzaretto del Regno d'Italia insieme a una colonia penale agricola, espropriando i terreni. Durante la Prima Guerra Mondiale fu insediato un campo di prigionia per migliaia di soldati dell'impero austroungarico. Negli anni Settanta, a Fornelli, venne istituito il carcere di massima sicurezza che ospitò mafiosi, brigatisti e pericolosi criminali. Ancora oggi su tutta l'isola il cisto indica il passaggio degli incendi più recenti, appicatti alla vegetazione dalle guardie carcerarie per scoraggiare eventuali fughe. Nel 1997 fu chiuso il penitenziario e nacque il parco nazionale. Nel 2002 venne istituita l'Area marina proetta che occupa un'area di 10.372 ettari suddivisi in tre livelli di protezione. L'isola è inoltre un Sito d'Interesse Comunitario (come stabilito dalla direttiva europea Habitat e dalla direttiva Uccelli) ed è parte del Santuario internazionale dei mammiferi marini.

Durante la stagione estiva, sono ospitati dall'ente parco alcuni artigiani: vendono prodotti in vetro, in terracotta e sculture in legno. L'isola non ha residenti tranne Enrico Mereu, lo scultore di arbusti che ci resta tutto l'anno diventando il suo custode in qualità di persona di fiducia del ministero, e le guardie forestali che alloggiano nel buncher che ospitò i giudici Falcone e Borsellino durante gli anni del maxiprocesso per mafia. «Chi decide di aprire un'attività sull'isola è sedotto e abbandonato dalle istituzioni», racconta Antonello, nato a Porto Torres e marito dell'artigiana del vetro.
Del resto l'Asinara è l'isola delle contraddizioni: una bellezza naturale che lascia senza parole e, al contempo, si trova in uno stato di abbadono visibile anche all'occhio più disattento. L'ente parco non è l'unico soggetto che si occupa dell'Asinara: i soggetti istituzionali coinvolti sono anche il Comune di Porto Torres, la Regione Sardegna e ovviamente il Ministero dell'Ambiente. La comunità del parco è soddifatta della gestione dell'ente: «Il fatto che sia parco significa avere regole di contrasto alla speculazione edilizia, avere possibilità di recuperare fabbricati fatiscenti e migliorare le condizioni in cui si trova oggi l'isola», hanno raccontato gli artgiani. Il progetto di recupero dell'Asinara prevede anche l'apertura di un albergo diffuso, con il restauro di quegli edifici che servivano alla popolazione carceraria: il macello, la pizzeria, la casa agricola. «Sempre meglio che sia dello Stato piuttosto che di un privato, che la compra e poi ci fa quello che vuole», ci ha confessato un dipendente dell'ostello. «Però ci va più manutenzione. Oggi ci sono troppe case che crollano». E te ne accorgi appena sbarchi. Tant'è che le giovani guide ambientali di Porto Torres che qui lavorano a stagione accompagnando i turisti in visita, vorrebbero finire gli studi e andare a lavorare all'estero perché «qui non abbiamo niente: solo l'isola». Quell'isola dove Ercole venne a riposarsi dopo le sue fatiche e che strinse così appassionatamente tra le mani da lasciare, nelle sue forme, il segno delle nocche delle dita. Ed è un vero peccato che i giovani sardi non riescano a immaginare un futuro in questa loro terra così paradisiaca.

Per saperne di più

Asinara - Parco nazionale - Area Marina protetta
a cura di Carlo Forteleoni e Vittorio Gazale di Carlo Delfino Editore

Il volume è una sorta di viaggio nei molteplici temi che rigurdano il Parco nazionale cui hanno contribuito numerosi autori e conoscitori dell'isola. Le immagini di Egidio Trainito (già collaboratore di Piemonte Parchi) impreziosiscono il valore estetico del racconto e dell'analisi naturalistica fatta su questo luogo meraviglioso. L'auspicio è che questo lavoro possa rappresentare un contributo positivo al dibattito generale sulle Aree protette in Sardegna e possa avvicinare il lettore a un ambiente misterioso e affascinante, come quello dell'Asinara.

 

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