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Monti Sibillini, la "guerra" che nessuno vincerà

A Castelluccio di Norcia comitati di cittadini raccolgono 2mila firme per uscire dal parco nazionale. "Troppi vincoli ostacolano la ricostruzione post terremoto". L'Ente: "Un alibi per operazioni spregiudicate e irrispettose dell'ambiente"

  • Mauro Pianta
  • Febbraio 2018
Martedì, 6 Febbraio 2018
Monte Vettore nel parco Monte Sibillini Pixabay.com Monte Vettore nel parco Monte Sibillini Pixabay.com

 

C'è una "guerra" pericolosa che si trascina da tempo in un territorio come quello di Norcia – già tremendamente ferito dal sisma dell'ottobre del 2016 – e che rischia di concludersi con una sconfitta di tutti gli attori coinvolti. Da un lato della barricata c'è il Parco nazionale dei Monti Sibillini, dall'altro la comunità di Castelluccio di Norcia, un piccolo borgo sull'appennino umbro-marchigiano celebre in tutto il mondo per lo spettacolo della fioritura successivo alla semina della lenticchia.

La raccolta firme
I castelluciani (e non solo) hanno raccolto oltre duemila firme per uscire dall'Ente parco. Una raccolta avviata da associazioni ed enti del borgo, in particolare dalla Comunanza agraria (in rappresentanza anche dei territori di Campi, Ancarano, San Pellegrino, Valcaldara, Nottoria e Frascaro), dalla Onlus Castelluccio, dalla Pro loco e dal neonato Comitato civico. L'accusa nei confronti del parco è pesante: i comitati parlano di «barriere costanti», «vincoli continui», posti dall'ente allo sviluppo e alla ricostruzione del paese. Il Parco, dal canto suo, non ci sta a fare da capro espiatorio e insinua il sospetto di «azioni strumentali, legate alle imminenti elezioni politiche». In pratica, secondo l'Ente dei Monti Sibillini, alcuni portatori di interessi locali ne approfitterebbero e utilizzerebbero l'alibi del terremoto per proporre progetti e opere all'interno del Parco che prima del sisma sarebbero stati impensabili per il loro elevato impatto ambientale.

Parcheggio sì, parcheggio no
La polemica dei cittadini nasce dal parere contrario espresso dell'Ente parco alla realizzazione di un parcheggio per auto e camper a servizio del "Deltaplano", la grande struttura alla base del paese di Castelluccio dove saranno delocalizzate (al momento non c'è ancora nulla, è un progetto) tutte le attività commerciali (e i ristoranti) del borgo danneggiato dal terremoto.
Il progetto del centro commerciale è stato autorizzato dall'Ente parco con alcune prescrizioni per la riduzione delle volumetrie e l'eliminazione del parcheggio annesso per auto e camper, che avrebbe richiesto sbancamenti ad alto impatto ambientale.
«La bocciatura del parcheggio - osserva Roberto Pasqua, presidente della Comunanza di Castelluccio - è la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Peraltro il colle di Castelluccio, sul quale è previsto il progetto di area-sosta, è urbanizzato da sempre. Vi passano – dice Pasqua – strade, acquedotti, fili elettrici, non stiamo parlando di un progetto che prevede un parcheggio sulla meravigliosa Piana di Castelluccio, dove ovviamente era chiaro il possibile impatto ambientale, ma parliamo del colle, un'area tutta urbanizzata. L' intervento previsto nel progetto area-sosta non andrebbe a modificare la paesaggistica attuale del luogo».

«Sospendete il piano del Parco»
Pasqua aggiusta il tiro. E nel mirino finisce direttamente il piano del parco. «Quel piano va revocato immediatamente perché non è più attuale. Fu solamente adottato, ormai più di vent'anni fa, ma non venne mai approvato dalla Regione. Nel frattempo il mondo è cambiato: c'è stato un terremoto e non è stato ricostruito niente, sono sparite delle strade: non si può aggiornare, va rifatto da capo. Questa volta coinvolgendo davvero i cittadini. La sospensione delle norme del parco non è per consentire operazioni illecite, ma per ricostruire un dialogo interrotto tra cittadini e il parco stesso. Noi teniamo molto alla nostra terra e non possiamo rimanere inermi mentre muore...».

La difesa del Parco
Ma il Parco non ci sta. Oliviero Olivieri, presidente dell'Ente: «Siamo favorevoli al confronto, ma chiediamo rispetto per il nostro ruolo. Non vogliamo e non possiamo essere considerati il terminale di tutti i mali: non siamo un ostacolo alla ripartenza del territorio. Né possiamo dimenticare che le misure di salvaguardia in vigore sono dettate essenzialmente da Direttive europee».

Entrando nel merito dei singoli aspetti, Olivieri osserva: «Sulla vicenda del parcheggio a servizio del "Deltaplano", non sono valsi a nulla i nostri reiterati tentativi di trovare soluzioni condivise, e la disponibilità a ragionare insieme su altre opzioni, anche migliorative rispetto a quelle inizialmente proposte: ad esempio, rispetto alla settantina di posti auto inizialmente previsti per il "Deltaplano", l'alternativa formulata dal Parco è arrivata a contemplarne circa 250 attraverso l'ampliamento di una strada secondaria. Si è preferito – prosegue Olivieri - alzare il livello dello scontro attaccando il Parco come fosse l'unico responsabile della mancata autorizzazione piuttosto che chiamare in causa anche gli altri soggetti istituzionali che, nel settembre scorso, hanno espresso il diniego: Ministero dell'Ambiente, Soprintendenza Archeologia delle Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria, Ispra».

La questione delle strade
Quanto al problema delle strade per arrivare a Castelluccio, Olivieri precisa: «E' responsabilità del Parco il protrarsi dei lavori, tenendo conto che le autorizzazioni di nostra competenza sono state concesse già lo scorso febbraio? Invocare poi la temporanea sospensione delle norme del Piano come se ciò potesse consentire chissà quali operazioni in barba alle normative nazionali e comunitarie di tutela dell'ambiente e del paesaggio denota una scarsa conoscenza dei meccanismi giuridici che regolano le aree protette...».

«Siamo interlocutori e non oppositori»
«Capiamo il disagio dei cittadini che hanno vissuto il terremoto e che ancora vivono le ferite di questa tragedia sulla loro pelle. Molti di noi hanno subito la stessa sorte: case inagibili, sistemazioni temporanee, difficoltà nel lavoro. Il Parco stesso è ancora senza una vera casa, visto che la sua sede originaria, a Visso, è inagibile. E proprio per questo, perché questa è la "nostra" terra, la terra dei Sibillini, come lo è per i castellucciani e gli abitanti delle altre frazioni nursine, pretendiamo di essere considerati interlocutori e non oppositori».

Conclude Olivieri: «Come ha osservato saggiamente qualcuno se la gente viene a Castelluccio è perché viene conservato così. Il sisma non può rappresentare un alibi per fare di tutto. L'ambiente è una risorsa che appartiene a tutti e dobbiamo conservarla per i nostri figli. Il punto è proprio questo: l'ambiente protetto è una risorsa, mai un ostacolo».

Tutto vero. A questo punto, vista l'empasse, e considerato che la protezione della natura va sempre coniugata con il benessere delle persone e delle comunità, occorrerebbe un'equilibrata mediazione della politica, che per gli antichi era appunto l'"arte del possibile". Quell'arte necessaria a scongiurare le guerre. Magari evitando la demagogia da campagna elettorale.

 

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