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Guide subacquee, alla scoperta dei fondali del Parco dell'Arcipelago Toscano

Il Parco nazionale Arcipelago toscano ha lanciato un bando per la qualificazione professionale di ben 50 guide subacquee. Un'iniziativa che si colloca nell'ambito dello sviluppo e della valorizzazione delle attività economiche e dell'occupazione locale promossi dall'Ente parco.

  • Luigi Lupo
  • Gennaio 2018
Venerdì, 19 Gennaio 2018
 Adriano Penco Adriano Penco

Quando si parla di fondali marini ricchi di fascino, la mente vola subito ai paesi tropicali o ai mari australiani. Anche l'Italia, però, può vantare un'offerta di esplorazioni subacquee molto stimolante e ammaliante. E' il caso delle aree marine gestite dal Parco nazionale Arcipelago toscano, ente che, proprio nelle scorse settimane, ha deciso di lanciare un bando per la qualificazione professionale di ben 50 guide subacquee. Un'iniziativa che si colloca nell'ambito dello sviluppo e della valorizzazione delle attività economiche e dell'occupazione locale promossi dall'Ente parco.

I requisiti

Ai partecipanti sono naturalmente richieste delle credenziali relative all'attività che sono chiamati a svolgere: è necessario – secondo il bando – un brevetto di istruttore subacqueo con l'utilizzo di respiratore di I grado FIPSAS o superiore, ovvero brevetto equiparato e rilasciato da altre organizzazioni didattiche e soggetti pubblici/privati abilitati; in alternativa al primo requisito, è accettato anche il possesso di un attestato di partecipazione a corsi attinenti la materia del turismo e dell'ambiente che abbiano previsto nel percorso curricolare moduli di specializzazione per la conduzione di gruppi in ambiente marino subacqueo con modalità AR. Prerogativa fondamentale è l'aver svolto nel periodo dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 almeno 5 attività dimostrabili e circostanziate di guida in ambiente marino subacqueo con modalità AR.

Fondali ricchi di fascino

"Abbiamo scelto - ci ha raccontato il presidente dell'Ente parco Arcipelago toscano, Giampiero Sammuri - di ampliare l'attività che da tempo ci vede impegnati nella formazione di guide per i percorsi sott'acqua. Estendiamo quindi l'esperimento partito dall'Isola di Pianosa (isola nel Mar Tirreno, facente pare del comune di Campo nell'Elba, ndr) dove sono disponibili cinque boe di attracco per consentire l'immersione e la fruibilità di percorsi subacquei".
L'accesso è naturalmente consentito a diving - chi pratica l'immersione sportiva - accreditati, chiamati a rispettare i criteri di sostenibilità: "La risposta - prosegue Sammuri - è stata positiva. Da un monitoraggio biologico, abbiamo riscontrato che i diving sono anche degli ottimi alleati nella lotta per la difesa della biodiversità e degli ambienti marini. Spesso, infatti, si occupano di rimuovere reti rimaste incagliate negli scogli sott'acqua che rappresentano un'autentica trappola per i pesci".
Nuotare nei fondali dei territori marini del parco è un'esperienza che permette di osservare da vicino una grande varietà di esemplari: "Nell'Isola di Pianosa - chiosa il presidente Sammuri - si possono vedere molto da vicino delle enormi cernie così come la maggior parte delle specie appartenenti alla fauna del mar Mediterraneo. La particolarità offerta da queste esplorazioni è quella di presentare un'ampia offerta in termini di quantità e densità, ci sono centinaia di branchi. Sembra di essere nei Tropici e invece...".

Lotta all'abbandono di plastica

Le guide subacquee, così come quelle terresti, svolgono anche l'importante funzione di sensibilizzare il pubblico a una corretta gestione dei rifiuti, in particolare di quelli in plastica. Il Mar Mediterraneo è colpito da un'intensa emergenza: circa il 96 per cento dei rifiuti galleggianti è composto da plastica, materiale rintracciato, non solo in superficie, ma anche in profondità a più di tre mila metri. Le ricerche condotte nel Tirreno, nell'Adriatico e nello Ionio da Greenpeace - nell'ambito del progetto "Meno plastica, più Mediterraneo" - hanno portato alla luce un fenomeno su cui è necessario intervenire.
Agli enti parco, che di certo non possono operare concretamente per combattere questo tipo di inquinamento, spetta però l'importante compito di sensibilizzare: "Le nostre guide - conclude Sammuri - sono il front office tra l'ente e il pubblico e sono coloro che devono inculcare nei visitatori la cultura del rispetto dell'ambiente e del patrimonio naturale". Un patrimonio, quello offerto dall'Arcipelago Toscano, da amare e esplorare in profondità.

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