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La via dei vasi nel Parco dei Colli di Bergamo

Quasi 5000 ettari di terreno si estendono dalla pianura fino alle montagne della Valle Brembana, regalando scenari di notevole interesse naturalistico e paesaggistico. Non a caso, Stendhal, già qualche secolo fa, scrisse: "I Colli di Bergamo sono tra i luoghi più belli che io abbia visto"

  • Alessandra Corrà
  • Novembre 2017
Martedì, 7 Novembre 2017
La via dei vasi nel Parco dei Colli di Bergamo

Ormai è dimostrato da vari studi scientifici, gli alberi rigenerano l'aria che respiriamo, mitigano gli impatti inquinanti e aiutano le persone a ritrovare buonumore. Sembra quasi uno slogan, ma non lo è: sarebbe davvero importante se ogni città potesse riconoscere l'importanza che ha la biodiversità nei centri urbani, implementando così nuovi parchi, boschi e orti comunali.

Ciò lo intuì il comune di Bergamo quando, già nel 1977, venne istituito il Parco dei Colli di Bergamo per salvaguardare e valorizzare un equilibrio tra la natura e la presenza umana, incrementando la superficie del territorio cittadino e limitrofo per sottoporlo a protezione ambientale.
Oggi quasi 5000 ettari di terreno si estendono dalla pianura fino alle montagne della Valle Brembana, regalando scenari magnifici di notevole interesse naturalistico e paesaggistico: non a caso, Stendhal, già qualche secolo fa, scrisse: "I Colli di Bergamo sono tra i luoghi più belli che io abbia visto".

Gli itinerari del parco

Un territorio ricco di biodiversità, costituito da varie tipologie di itinerari, sia montani che collinari e urbani, tra i quali spicca anche la storica: via dei vasi, che si snoda proprio all'interno del centro storico cittadino.
Questo bellissimo sentiero, in realtà, è il più antico del parco e domina ancora parti dell'acquedotto medioevale, a ovest di Bergamo. Attraverso un percorso di 3544 metri l'acqua, già nel Medioevo, proveniente da varie sorgenti nelle valli, si incanalava all'interno delle mura venete (costruite dalla Repubblica di Venezia tra il 1561 e il 1588) portando linfa alla città.
Il percorso attraversa un bel bosco di castagni e, allungandosi per oltre tre chilometri e mezzo, collega la località Gallina in via Castagneta alla via Ramera. Qui, accanto alla "Sorgente della Noce", aveva origine l'acquedotto, in località Cavato.
Durante il cammino si possono incontrare ancora i resti dei grandi vasi e parti del vecchio condotto. Tanto che, passeggiare lungo questa via, ci invita a ripensare a ciò che fu. Nel bosco, tra le rocce, sotto le foglie si sentono dormire ancora i racconti di altre epoche. Chi avrà abitato in quel luoghi?, vien da chiedersi. Cosa avranno provato gli abitanti della zona durante i lavori di edificazione dell'acquedotto? E come avranno interpretato la costruzione delle mura veneziane che si scorgono ancora placide all'orizzonte, ma che all'epoca stravolsero nettamente il paesaggio locale?

Lavera storia di Gottardo Archi

Come non ricordare allora il pittore bergamasco, figlio peraltro di un vasaio, Gottardo Archi vissuto nella località Valverde, luogo che si incrocia percorrendo la via dei vasi, durante il periodo della costruzione delle mura veneziane nella metà del '500?
Fino a qualche mese fa non si conosceva nulla di questo pittore "incognito", uscito dalla sagace penna dello scrittore e geopoeta Davide Sapienza, attento alle connessioni della Terra. Oggi però la sua storia viene raccontata e "rivelata" nel suo ultimo libro: "La vera storia di Gottardo Archi" (Bolis Edizioni – Bergamo 2017 – collana "Genius Loci"). Il racconto, a dir poco interessante, intreccia una vicenda storica, la costruzione delle mure venete, alla psicologia di questo straordinario pittore.

L'episodio storico è la base di partenza che accompagna da subito il lettore in un cammino affascinante e di gran profondità e intuizione. Utile per far avvertire che dietro a ogni antefatto vi è sempre un soffio vitale più complesso e molteplice: spesso, infatti, è proprio dietro agli orizzonti più lontani che si eclissano, tra luci e ombre, i nodi cruciali di ogni esistenza umana.
Ciò però che rende la storia tanto conturbante è l'empatia che si prova subito nei confronti di Gottardo. Nonostante il racconto si richiami a un momento storico ben preciso e sia collocato in un luogo definito, potrebbe circoscriversi a "ogni luogo" e in "ogni tempo". Tutti noi potremmo sentirci "straniati" e non solo, come lo fu il citato pittore bergamasco, davanti a un paesaggio che cambia i suoi connotati per diventare altro, scardinando certezze.

Eppure, il libro, seppur racconti una vicenda dolorosa, una ferita non solo paesaggistica, ma anche e soprattutto umana, porta con sé un'ondata di energia positiva. Quasi come se in quel dramma sussistesse una luce potente e benefica, tale da proporci che la vita continua a fluire sempre, e sta soprattutto a noi trovare il modo per non venire sopraffatti dagli eventi, anche se drammatici.
Vestendo allora la percezione di sogni, dove le immagini si accostano maggiormente alla verità geografica che non a quella storica, la narrazione procede senza sforzo, pagina dopo pagina, avvolgendo il lettore e trasportandolo in un altrove che infonde vita alla vita.

Il racconto viaggia insieme alle emozioni ferite del giovane artista, che "fermerà la realtà in undici tele, in un processo continuo e inarrestabile, per bisogno di esprimere l'ineffabile", usando "la creatività come strumento di sopravvivenza psichica", dopodiché accompagnerà gli stessi lettori, in un breve ma intenso cammino ai confini di ciò che sembra noto e sconosciuto allo stesso tempo.
Là, in quella frontiera, dove l'immaginazione abbraccia ancora l'infinito, si può rinnovare la verità più pura: la verità poetica.

Tornando lungo il nostro sentiero, lasciato poco fa, nella via dei vasi, immersa nel Parco dei Colli, a due passi dalle antiche mura veneziane del racconto, possiamo lasciar scivolare anche i nostri sguardi lontano verso le colline, provando a ricercare ciò che fu e sempre è.
E forse è proprio lì, in un luogo senza spazio né tempo, che si può percepire la fenditura della Terra vibrare, riconoscendo in quello stesso respiro il mistero che nutre sempre l'eterna sacralità della vita.

Per saperne di più sul Parco dei Colli di Bergamo: www.parcocollibergamo.it

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