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Aquila e gufo, i reali dell'Aspromonte

Sono specie considerate a rischio nelle regioni centromeridionali italiane. Per questo il Parco nazionale dell'Aspromonte si è impegnato in un progetto di ricerca al fine di conoscere il loro reale stato di conservazione e trovare gli interventi utili a preservarle

  • Antonio Siclari
  • Maggio 2017
Domenica, 23 Aprile 2017
Aquila e gufo, i reali dell'Aspromonte

In Italia, l'Aquila reale Aquila crhysaetos e il Gufo reale Bubo bubo sono diffusi prevalentemente nelle regioni alpine, mentre sull'Appennino limitano la loro presenza alle aree meglio conservate dal punto di vista ambientale. Si tratta di predatori di grandi dimensioni, considerati fra le specie più vulnerabili del nostro Continente, che richiedono di conseguenza l'applicazione di particolari misure di conservazione e di specifiche forme di tutela dei loro ambienti vitali.
Sono infatti inseriti nell'Allegato I della Direttiva 2009/147/CE, che si occupa della protezione degli uccelli selvatici in Europa, e nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti in Italia, che comprende le specie a maggior rischio di sopravvivenza nel nostro Paese.

Il loro incerto stato di conservazione è particolarmente accentuato nelle regioni centromeridionali e non è solo indice della perdita di biodiversità locale, ma anche della scomparsa o della rarefazione di alcuni habitat indispensabili alla presenza delle due specie. Di fatto, ai giorni nostri, l'estinzione di una popolazione locale di Aquila o di Gufo reale è collegata a un consistente impoverimento paesaggistico. L'espansione urbanistica diffusa nelle aree rurali e, più in generale, la realizzazione di piccole e grandi opere pubbliche, come gli elettrodotti, causa frequente di folgorazione per questi formidabili predatori, sembrano essere fra le principali cause della loro rarefazione o addirittura della totale estinzione. La scarsa considerazione degli impatti ambientali delle azioni umane sul territorio, particolarmente preoccupante, può d'altra parte essere considerata simbolicamente un segno di riduzione dei valori culturali della nostra società.

Altre criticità legate alla sopravvivenza di questi rapaci in Italia sono state ampiamente documentate: gli abbattimenti illegali, ad esempio, sia pure oggi meno diffusi di un tempo, hanno determinato molti casi di estinzione locale. Appare ormai chiaro che per attuare una politica di conservazione nei confronti di queste specie, ma anche di altre ugualmente importanti, l'eliminazione delle cause di mortalità e la messa in sicurezza delle possibili minacce dirette sono da considerare un'azione prioritaria e non più rinviabile.

A partire dal mese di ottobre 2015, grazie alla sinergia tra Federparchi, Ente parco nazionale dell'Aspromonte e Istituto Centrale del Credito Cooperativo (Iccrea-Banca), è stata condotta una ricerca preliminare per valutare la distribuzione e la riproduzione dell'Aquila reale e del Gufo reale nel Parco nazionale dell'Aspromonte e nei territori limitrofi. L'indagine, che si è conclusa nell'agosto del 2016, rappresenta il primo studio sistematico sulle due specie in provincia di Reggio Calabria.

Il lavoro ha riguardato un ambito territoriale esteso anche al di fuori dell'area protetta, in considerazione del fatto che i due predatori sono in grado di muoversi su grandi distanze e dunque un'area di studio limitata ai soli confini amministrativi non avrebbe potuto definire in maniera adeguata la loro distribuzione.

Perché una ricerca sull'aquila e sul gufo reale?

Perchè si tratta di specie particolarmente esigenti, che richiedono il mantenimento di particolari condizioni ambientali, spesso definite "specie ombrello": un gran numero di entità rare o addirittura minacciate, magari meno carismatiche (molti invertebrati, ad esempio), finiscono infatti per trarre indirettamente vantaggio dalla loro tutela. Inoltre, questi predatori sono anche "specie bandiera", particolarmente note al grande pubblico come simboli della conservazione, pertanto è possibile tentare il coinvolgimento di eventuali sponsor, interessati alla Biodiversità e attratti da un ritorno d'immagine con finalità pubblicitarie.
Considerando che in genere la quantità di risorse disponibili, per azioni dirette in favore dell'ambiente, è molto limitata, la divulgazione dei risultati di questo progetto potrebbe quindi rappresentare un valido punto di partenza per valutare e promuovere localmente azioni di tutela.

Per quanto riguarda l'Aquila reale, le informazioni pregresse sulla sua presenza in Aspromonte si basavano esclusivamente su riferimenti bibliografici risalenti al 1891 ed al 1999: a partire da quest'ultima data, fino all'inizio dello studio, erano note solo osservazioni sporadiche e occasionali. L'indagine, finalizzata all'aggiornamento dei dati, ha portato a risultati per certi versi sorprendenti, rivelando la presenza di ben quattro coppie: i territori, distribuiti per lo più sul versante jonico del massiccio aspromontano, hanno un'estensione media di poco superiore agli 80 Km2, dunque meno ampi di quanto si poteva ipotizzare in partenza. Osservando le aree occupate, tutte confinanti tra loro, si intuisce come le aquile tendano a massimizzare l'utilizzo del territorio, probabilmente grazie ad un'elevata disponibilità di prede.

Le buone notizie però, sono spesso accompagnate dalle cattive: il rovescio della medaglia infatti si presenta sotto forma di potenziali minacce presenti all'interno dell'areale di distribuzione della specie nel parco, come le linee elettriche di bassa e media tensione all'interno delle aree di caccia e la sospetta diffusione di bocconi avvelenati per contrastare la presenza di altri predatori, in particolare il lupo, che potrebbero avere ripercussioni negative sulla popolazione locale di Aquila reale, o addirittura determinarne l'estinzione in tempi brevi.

Le stesse minacce, tra l'altro, riguardano da vicino anche il gufo reale, l'altra specie oggetto delle ricerche: in questo caso, l'accertata presenza come residente e nidificante nel parco e nei dintorni è un avvenimento di estremo interesse conservazionistico, oltre a rappresentare una novità anche per gli addetti ai lavori, in quanto finora notizie recenti, al di là di quelle storiche di fine ottocento, riguardavano solo qualche esemplare rinvenuto, perché deceduto o ferito, con nessuna osservazione comprovante la nidificazione o l'effettiva entità della popolazione. Il parco e le aree contigue possono essere considerate a questo punto un'area sorgente potenziale, utile per la ricolonizzazione spontanea delle aree circostanti, attraverso l'applicazione di una strategia di tutela che favorisca il consolidamento delle popolazioni esistenti.
Ferma restando infatti la carenza di studi sulla specie, che di fatto ne rende ignota la reale consistenza lungo gli Appennini, la popolazione aspromontana di gufi reali riveste una grandissima importanza, visto anche che questo rapace notturno manca in Sicilia e in Sardegna e pertanto raggiunge qui il margine estremo del suo areale italiano.

La scoperta dei siti occupati dal Gufo reale sull'Aspromonte apre in questo caso nuovi interrogativi: come sopravvive, di cosa si nutre, come e quando si riproduce e perché ha scelto di vivere (o è rimasto a vivere) all'estremità della nostra penisola?
L'Aspromonte e le sue pendici, in conclusione, rappresentano senz'altro una zona di estremo interesse per l'Aquila reale e il Gufo reale; l'Ente parco intende nei prossimi anni approfondire i diversi aspetti che riguardano queste specie di rilevanza nazionale e internazionale, proseguendo con le attività di monitoraggio e intervenendo direttamente per garantire la conservazione delle loro popolazioni. Gli studi scientifici finalizzati alla conoscenza della biodiversità rappresentano infatti uno strumento di grande importanza, perché consentono di interpretare opportunamente i cambiamenti ambientali all'interno del parco, con l'obbiettivo di fornire gli elementi-base per gestire nel modo più corretto il territorio.

Si ringraziando gli autori della ricerca e i referenti dell'Ente parco: Giuseppe Martino (Aquila reale), Eugenio Muscianese ( Gufo reale), Sergio Tralongo (Direttore PN Aspromonte), Antonino Siclari (Coordinatore progetto di studio per PN Aspromonte) 

 

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