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Un dinosauro dormiva sul Sirente-Velino

Scoperte nel parco regionale abruzzese le orme del più grande esemplare bipede mai documentato in Italia. Cogliamo l'occasione per scoprire le bellezze di questo parco regionale

  • Redazione
  • Maggio 2017
Lunedì, 8 Maggio 2017
Un dinosauro dormiva sul Sirente-Velino

Doveva avere un piede lungo più di un metro, il misterioso dinosauro gigante che ha lasciato la sua orma da record impressa in Abruzzo, sul versante orientale del Monte Cagno, nel territorio del Parco Sirente Velino. La traccia, che rappresenta la testimonianza del più grande dinosauro bipede mai documentato in Italia, è affiancata da una quarantina di altre orme tracciate da dinosauri bipedi e probabilmente carnivori (teropodi) che durante il Cretaceo si trovavano a passeggiare lungo le spiagge tropicali simili alle Bahamas che occupavano la zona dell'Italia meridionale. La scoperta è pubblicata lo scorso marzo su Cretaceous Research dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall'Università Sapienza di Roma. «Le tracce sono osservabili su una superficie calcarea situata a oltre 1.900 metri di quota» e sono raggiungibili «solo in assenza di neve dopo un'escursione di circa due ore, partendo dal paese di Rocca di Cambio in provincia dell' Aquila», racconta Fabio Speranza dell'Ingv, che ha scoperto le tracce nel 2006 insieme al fratello Giulio, ricercatore all'Università Roma Tre. Ma data la disposizione quasi verticale della superficie, le orme sono state fotografate solo di recente con l'ausilio dei droni e sono state poi ricostruite in 3D grazie alla tecnica di fotogrammetria digitale, nata in ambiente cinematografico proprio per il film Jurassic Park.

Tra le varie tracce, è subito emersa un'orma in particolare, «lunga ben 135 centimetri, dove sono riconoscibili le impronte delle dita, la traccia allungata dei metatarsi e il segno dell'articolazione della caviglia», spiega il paleontologo e geólogo Paolo Citton della Sapienza. «È probabile che l'orma, amancata da una simile e parallela, sia stata lasciata da un terapode gigante accucciato mentre riposava».

Il Parco Sirente Velino

Il Parco naturale regionale Sirente-Velino, unico parco regionale d'Abruzzo, nasce nel 1989 con lo scopo di tutelare e preservare i valori ambientali, nonché di trasmettere alle generazioni future gli elementi culturali e i segni delle ricchezze storico-architettoniche ereditate dal passato.

Grazie agli ambienti estremamente diversificati, il parco offre una flora straordinaria e assai numerosa: un bell'esempio di biodiversità (1.926 le entità floristiche censite). Si va dalle specie più comuni (il narciso dei Poeti, che con la sua spettacolare fioritura in primavera caratterizzano il paesaggio del Parco), a quelle più rare (la betulla, il papavero alpino) ed endemiche (l'astragalo aquilano), presenti cioè esclusivamente nel territorio del parco. Quasi un centinaio le specie vegetali presenti con proprietà terapeutiche riconosciute ufficialmente, (quali la genziana maggiore, la belladonna, l'iperico) la cui presenza per alcune di esse risulta unica in Abruzzo e in Italia.

Ogni ambiente ospita un particolare tipo di fauna. Alcune specie, grazie alla loro capacità di adattamento, si possono incontrare sia sulle vette che nei prati a valle. Almeno due branchi di lupi frequentano ancora queste montagne. Volpi, donnole e faine non sono rare. Molto ricca è l'avifauna con quattro coppie di aquile reali, poiane, sparvieri, gheppi; la popolazione dei grifoni ha ormai superato i 50 esemplari. Accertata la presenza dell'istrice, raro il gatto selvatico e l'orso avvistato con una certa regolarità. Assai numerosi i branchi di cinghiale. Presenti anche cervi, caprioli e camosci.

Gli elementi paesaggistici del territorio del parco si presentano molteplici e diversificati. E' possibile distinguere tre aree, ognuna caratterizzata da particolari aspetti morfologici e ambientali. L'Altopiano delle Rocche, il sistema centrale degli altopiani di origine carsica che si estendono con brevi dislivelli e la cui morfologia e conformazione geologica testimonia anche la presenza di antichi ghiacciai . Boschi di faggio, pascoli e prati, rivestiti in primavera dalle fioriture di narciso, caratterizzano l'altopiano; pareti verticali, imponenti e dolomitiche, connotano i profondi canaloni che solcano il Monte Sirente.
La Marsica settentrionale, il versante sudovest del Sirente e del Massiccio del Velino appare nudo e brullo, caratterizzato da diffusi affioramenti rocciosi. Il territorio è solcato da profonde incisioni di origine glaciale, come leGole di Celano, la Val di Teve e la Valle Majelama, che custodiscono immutati luoghi impervi e segreti, ricchi di specie floristiche rare ed endemiche. La Valle dell'Aterno e la Valle Subequana, dove la fa da padrone il fiume Aterno, il corso d'acqua che scorre in una stretta valle fluviale caratterizzata da una straordinaria presenza di beni storici, artistici, architettonici e archeologici. Lungo l'Aterno il paesaggio fluviale si presenta a tratti sovrapposto a quello agricolo; tra Beffi e Acciano il corso d'acqua scorre tra pareti rocciose impervie; popolamenti di pioppo nero e salici, caratterizzano le sponde fluviali.

I Prodotti della terra

Funghi e tartufi sono tra le prelibatezze che la natura del Parco offre. Tra i funghi più noti e presenti nel parco, si segnala il Porcino, riconoscibile dall'inconfondibile odore penetrante. Mentre tra i tartufi, prodotti in ampie quantità nei vasti boschi di questo territorio, è presente sia quello nero che quello bianco per i palati più esigenti. Da non dimenticare lo zafferano dell'Aquila, tra i simboli della tradizionale produzione abruzzese, utilizzato fin dal 1.500 in vari impieghi, da quello culinario, a quello terapeutico, alla preparazione dei colori.

Durante il periodo della raccolta del tartufo è possibile partecipare alla cerca e alla raccolta di questo prezioso tubero, che può essere degustato presso tutti i ristoranti .Accompagnati dagli esperti cavatori e dal loro cane, l'escursione nel bosco alla ricerca del tartufo unisce l'emozione al divertimento.
Dalla metà del mese di ottobre fino a novembre, si può partecipare alla raccolta e sfioratura dello zafferano, insieme agli operatori del posto che saranno ben lieti di far apprendere le tecniche di raccolta e lavorazione, e svelare le numerose qualità e usi di questo pianta preziosa.

Da vedere

Numerose testimonianze e importanti ritrovamenti archeologici si segnalano lungo tutto il territorio del parco, in particolare nelle valli Subequana e dell'Aterno. Si segnalano l'area archeologica dell'antica colonia romana Alba Fucens, la Villa imperiale a San Potito di Ovindoli, il tempio italico di Castel di Ieri, l'area archeologica di Molina Aterno, l'antica Superequum a Castelvecchio Subequo.

Castelli, torri di avvistamento e difesa, recinti fortificati, cinte murarie con torri e ponti si possono ammirare attraversando tutto il territorio del parco, sia all'interno dei centri storici che nelle immediate vicinanze o splendidamente isolati. Da segnalare: il castello di Celano, la cui prima costruzione è datata 1262, il castello Gagliano Aterno e quello di Fagnano Alto, le torri di Roccapreturo, Beffi, di Fontecchio e Tione degli Abruzzi, il borgo fortificato di Ocre.
Numerosi i borghi racchiusi da cinte murarie.

Esternamente ai nuclei abitati, in luoghi isolati di eccellente bellezza, si snoda una fitta rete di chiese rurali spesso annessi a conventi con chiostri, loggiati e pozzi), che con la loro semplicità stilistica unita ad una forte valenza simbolica, imprime una specifica caratterizzazione al paesaggio, soprattutto quello della parte orientale del Parco. Da visitare, il Convento e la Chiesa di San Francesco a Fontecchio, il complesso di San Giorgio a Goriano Valli, la chiesa di Santa Lucia a Rocca di Cambio e la collegiata a S. Maria del Ponte

Eccezionale esempio di architettura spontanea, testimonianza preziosa del legame dell'uomo con il proprio territorio, le Pagliare sono antiche
costruzioni raggruppate in villaggi rurali posti sugli altipiani a mille metri d'altitudine, semplici ed essenziali, costruiti in pietra e legno, utilizzate un tempo come abitazioni estive, per le coltivazioni e il pascolo. Abbandonate durante gli anni Cinquanta, oggi sono in via di recupero e valorizzazione.

Lungo il fiume dell'Aterno, è possibile ammirare gli antichi mulini che oltre alla tradizionale molitura di cereali, venivano utilizzati anche per la produzione di olio di mandorle, di noci o di frutti di faggio. I Ponti, perfetta opera di ingegneria muraria, sono rinvenibili lungo lo stesso percorso. Si tratta di antiche tracce,
anche di epoca romana che seppur non assumano fattezze ardite né forti ambizioni estetiche, caratterizzano il paesaggio.

Per saperne di più: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.parcosirentevelino.it

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