Stampa questa pagina

Capotreno di prima classe

  • Bruno Gambarotta
  • luglio 2010
  • Sabato, 3 Luglio 2010

Dovendo elencare i miei luoghi del cuore, senza esitare metto al primo posto un vagone di seconda classe. Su quel vagone, agganciato a treni che nel 1976 pur chiamandosi accelerati fermavano in tutte le stazioni, per tredici settimane, percorrendo per tre volte l'intera mappa ferroviaria d'Italia, sono stato a tutti gli effetti, con la mia bella divisa nuova fiammante, Capotreno di Prima Classe. Quel vagone, quando il treno correva nella notte, brillava come un albero di Natale: le lampadine erano survoltate per rendere possibili le riprese del "Viaggio in seconda classe" di Nanni Loy. In altre parole, quel vagone era la trappola per ignari viaggiatori destinati a cadere nella rete della nuova serie di "Specchio Segreto". I componenti della troupe, per mimetizzarsi, indossavano la divisa da ferroviere e io, che del programma ero produttore esecutivo, avevo preteso di avere il grado più alto, Capotreno di Prima Classe, realizzando un sogno che m'inseguiva fin da bambino. Quella divisa non me la toglievo neanche per andare a dormire. Per non violare la legge, un piccolo dettaglio distingueva le nostre divise da quelle dei veri ferrovieri: il monogramma all'occhiello della giacca anziché essere composto dalle lettere FS era FZ. Nanni Loy ci aveva avvisati: «Se qualcuno vi domanda cosa vuol dire FZ voi rispondete: Ferrovie dello Zambia». Ha sempre funzionato! Toccava a me far firmare ai passeggeri, al termine delle riprese, la cosiddetta "dichiarazione liberatoria" che autorizzava la messa in onda degli episodi. Aspettavo che fossero arrivati a destinazione e scendessero, poi li seguivo. Toccavo leggermente la spalla del passeggero il quale, voltandosi e trovandosi davanti un capotreno (di prima classe!) subito si allarmava, pensando di aver commesso chissà quale infrazione. Il fascino della divisa! Solo chi lo prova può raccontarlo! Firmavano tutti la liberatoria, senza nemmeno leggerla! Avrei potuto vendere centinaia di Treccani a rate.
Un giorno partiamo da Bologna dopo aver pernottato in un albergo di fronte alla stazione e Nanni è vestito da prete, un ruolo che gli piaceva molto; lo spunto iniziale prevedeva che Silvana Mangini, vestita e truccata da battona, alla vista del prete seduto nel suo scompartimento scoppiasse a piangere e tra le lacrime dicesse: «Padre, sono una donna perduta! Secondo lei, se mi pento e cambio vita, ci sarà ancora posto per me in cielo?». E il prete, cioè Nanni Loy, chiedeva il parere agli altri passeggeri, tirandoli in ballo. Silvana decide, per comodità, di vestirsi e truccarsi in albergo, dovendo poi solo attraversare all'alba il piazzale; per farsi coraggio si fa promettere che l'avrei accompagnata, nel mio ruolo di Capotreno. Accondiscendo alla richiesta. La mattina, mentre sto pagando il conto dell'albergo, un colpo sul braccio richiama la mia attenzione. Mi volto e mi trovo di fronte un puttanone inverecondo, Silvana, che aveva preso a modello le etere di Fellini. Legge lo sgomento sul mio viso e dice: «Avevi promesso di accompagnarmi, te lo ricordi, vero?». Non posso tirarmi indietro. Usciamo dall'albergo, Silvana mi prende sottobraccio e ci incamminiamo mentre faccio una macumba mentale per avere il piazzale deserto. Non funziona, i bolognesi sono mattinieri e mi sento addosso gli sguardi di una folla. Silvana pencola sui tacchi a spillo. A metà tragitto non reggo la tensione, la mollo al suo destino e corro verso la stazione. Lei, entrata nella parte, si vendica e si mette a inveire ad alta voce: «Brutto maiale! Questa notte non ti vergognavi di me! Scappa, scappa! Tutti uguali i ferrovieri». Ma si può? Con un Capotreno di Prima Classe?
In attesa che salissero i primi passeggeri gli attori si chiudevano nella toilette per non farsi scoprire. Il treno partiva e io scrutavo nei quattro scompartimenti finché non trovavo una situazione che prometteva bene. A questo punto mi chiudevo anch'io nella toilette e spiegavo agli attori la tipologia dei passeggeri. Poi aveva inizio la provocazione. Il giorno in cui siamo partiti da Bologna diretti a Padova, sono saliti molti passeggeri che si sono fermati sulla piattaforma. Immaginatevi la loro faccia quando hanno visto aprirsi la porta della toilette ed uscire, uno dopo l'altro, un capotreno, una puttana e un prete!