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Titanio sul Monte Beigua. Preoccupazione per i lavori di ricerca

E' stato concesso alla CET, la Compagnia Europea per il Titanio, un permesso di ricerca per tre anni con la finalità di portare all'apertura di una miniera nel comprensorio del Beigua che è anche parco naturale. La preoccupazione sul territorio è alta ed è stata lanciata una petizione di sensibilizzazione delle istituzioni che in poche ora ha già superato le 5mila firme. 

Lunedì, 1 Marzo 2021

La prima è stata Legambiente Liguria ad esprimere preoccupazione per la concessione triennale, da parte della Regione Liguria, alla CET - la Compagnia Europea per il Titanio, di un permesso di ricerca che ha la finalità di portare all'apertura di una miniera di titanio nel comprensorio del Beigua.

Una scelta sbagliata, secondo l'associazione ambientalista, anche se limitata ai 229 ettari (su 458 interessati complessivamente) che si trovano ai margini del confine del Parco del Beigua, perché tutti gli impatti negativi dell'apertura di attività minerarie ricadrebbero nell'area parco. L'associazione ambientalista ha espresso preoccupazione per una attività insostenibile per impatto ambientale e lontana dai desideri di sviluppo delle comunità locali che da anni si oppongono a qualsiasi ipotesi di apertura di attività estrattive.

Il gruppo montuoso del Beigua, diventato parco nel 1995, Geoparco europeo e mondiale nel 2005 e nel 2015 è stato riconosciuto UNESCO Global Geopark ed è l'unico parco ligure a potersi fregiare di tale riconoscimento. «In questi anni l'Ente parco ha portato avanti un lavoro su un modello di sviluppo basato su agricoltura sostenibile, manutenzione dei boschi, turismo di qualità e consorzi sempre più attenti alla filiera corta, ha detto Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria» che andrebbero in contrasto con le nuove scelte regionali. 

Da un punto di vista sanitario, ha ricordato Grammatico, diversi studi hanno inoltre evidenziato come nel minerale grezzo nella composizione delle rocce del giacimento risulta la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti in una percentuale pari a circa il 10-15% che ha tendenza a separarsi sotto forma di fibra e minutissimi aghi ed è notoriamente dannoso per la salute. E proprio a questo proposito, in una petizione lanciata in queste ore da più associazioni ambientaliste, vengono evidenziati i rischi sanitari: il minerale grezzo potenzialmente estraibile sarebbe solo il 6% della roccia e il rimanente 94% andrebbe in discariche molto estese da crearsi nelle vicinanze, con il rischio di andare a sollecitare la presenza di amianto. 

La petizione, che ha superato in poche ore le 5mila firme, è stata lanciata dalle principali associazioni ambientaliste della Liguria insieme a Arci Liguria e Agesci Liguria. 

 

 

 

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