L'Associazione Italiana di Acustica (AIA) e gli enti che compongono il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (ISPRA e ARPA/APPA) hanno sottoscritto un accordo al fine di realizzare una ricerca mirata all'analisi tecnico-scientifica dei dati acustici misurati in Italia durante l'emergenza da Coronavirus, con l'obiettivo di studiare a livello nazionale quello che è stato uno scenario acustico unico e irripetibile.
La tutela dall'inquinamento acustico è inserita tra i temi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Infatti, il rumore colpisce un numero elevato di cittadini europei e viene percepito dall'opinione pubblica come uno dei maggiori problemi ambientali.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato il rumore ambientale come il secondo peggior fattore di stress ambientale in Europa, dietro al solo inquinamento atmosferico causato dal particolato fine (OMS – Linee Guida sul Rumore Ambientale per la Regione Europea (2018) ed è appurato che gli effetti del primo sono aggravati dalla presenza del secondo.
L'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha determinato una modifica radicale e probabilmente unica dello scenario acustico che ci circonda. La chiusura delle scuole, l'utilizzo diffuso del "lavoro agile", la prescrizione generale di rimanere in casa hanno indotto una diminuzione notevole della mobilità delle persone e l'azzeramento delle attività dei locali pubblici, con un conseguente crollo dei livelli di rumore, con particolare riferimento alle aree urbane.
Di fronte a questo scenario inedito la comunità scientifica internazionale si è attivata attraverso numerose iniziative di raccolta dati e la pubblicazione di articoli scientifici per uniformare le metodiche di analisi.
Sull'argomento è stato realizzato un primo e significativo studio da Arpa Piemonte, di cui abbiamo dato conto su Piemonte Parchi nell'articolo "Rumore al tempo del Covid".