Giornalismo ambientale come e perché. Qual è il ruolo del giornalista ambientale negli anni della crisi climatica? Quali sono le peculiarità di un ambito che si scontra molto spesso con gli interessi finanziari dei principali sostenitori del giornalismo mainstream? Qual è l'orizzonte etico che guida chi decide di intraprendere questo difficoltoso percorso professionale?
Queste alcune delle domande cui la Redazione di eHabitat ha cercato di dare risposta, presentando il 22 maggio scorso un proprio "dodecalogo" agli studenti della Laurea Magistrale in Economia dell'Ambiente, della Cultura e del Territorio dell'Università degli Studi di Torino, nell'ambito del Laboratorio di Comunicazione Ambientale curato dalla professoressa Silvana Dalmazzone.
Ecco allora i punti svolti:
Rendere visibile l'invisibile, utilizzare i dati, essere onesti verso i propri lettori, evidenziare i rapporti di causa-effetto, comunicare la lentezza, linkare e citare le fonti, sfruttare le potenzialità crossmediali di Internet, ottimizzare i contenuti pensando da lettore, adattarsi al contesto, creare una comunità di lettori intorno al proprio lavoro, nell' inter e post emergenza fornire un servizio al lettore.
Chi pensa che sia sufficiente essere una buona penna per fare il giornalista - dunque - si sbaglia di grosso: è la curiosità che fa la differenza. Se non ci si fanno delle domande e non si tiene vivo il piacere della scoperta, meglio scegliere un altro mestiere. Un giornalista privo di curiosità non può che fare grossi danni: a se stesso, al suo giornale e ai suoi lettori.
Per approfondire:
L'articolo integrale è disponibile sul sito di eHabitat