Per la prima volta nell'ultra-centenaria storia del Premio un lavoro dedicato all'emergenza climatica ottiene la vittoria: lo staff del Washington Post si è aggiudicato il Pulitzer 2020, nella categoria Explanatory Reporting, grazie alla serie di reportage "2°C: Beyond the Limit" (2 gradi: oltre il limite), che ha mostrato come il riscaldamento estremo sia già realtà in molti punti della Terra e non più soltanto una minaccia teorica per il futuro.
Per trasmettere la realtà della crisi climatica in corso, giornalisti e fotografi del Post hanno realizzato 12 reportage in altrettanti "hotspot" mondiali, aree in cui è già stata superata la soglia di +2 gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale, ritenuta cruciale per il surriscaldamento del pianeta.
Un aumento che, secondo quanto affermato alla COP21 di Parigi, si dovrebbe evitare di raggiungere a livello globale per non pagare le devastanti conseguenze del climate change.
Il tutto è stato affiancato da serie di dati, elaborate con metodo scientifico e poi trasformate in forma divulgativa, per rendere tangibile e facilmente comprensibile il fenomeno attraversografici, parole e foto, svolgendo così appieno il compito del giornalismo di raccontare storie esemplari, da monito anche per chi non vive (ancora) nelle aree più colpite dal riscaldamento globale.
Tra le storie raccontate da "2°C: Beyond the Limit" ci sono quelle del reporter Darryl Fears, che ha fatto conoscere la distruzione delle foreste di alghe della Tasmania a causa del riscaldamento dell'oceano, e di Steven Mufson, che ha parlato dell'aria condizionata utilizzata negli spazi esterni del Qatar, come stadi e mercati.